di Gabriele Ottaviani
Annuso le foglie più verdi e con le dita affondo la terra. Mi assicuro che sia sempre un poco umida, facendo attenzione a non annacquarla quando le do da bere. Premurosa come una madre, mi sembra che non sia abbastanza, e invece a lei basta così poco per continuare a vivere. Nessun essere vivente mi ha mai somigliato tanto. “Poco ma spesso” è il nostro comune denominatore. Poca luce, poca acqua, poco di tutto. La tengo sul davanzale della finestra in cucina, quella che dà sul retro della palazzina e svela i segreti di tutti. Le viscere del condomino in Via dei Durantini. La mia casa, la nostra terra. Da quella finestra io guardo le vite degli altri, anche quelle di chi non vuole raccontarsi e si nasconde, convinto di rimanere nell’ombra. Mi sembrava che quello fosse il posto migliore dove vivere, per una pianta senza troppe…
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