Come disse Margaret Lee Runbeck, ‘Imparare è sempre ribellione. Ogni brandello di nuove verità scoperte è rivoluzionario rispetto a ciò che si era creduto prima.’
Ed oggi, in occasione della giornata nazionale dello Strudel promossa da Aifb- e patrocinata da Leyla Farella, posso dire di aver scoperto molte cose relative a questo pezzo di tradizione Altoatesina.
Lo Strudel infatti, pur essendo di diritto un simbolo della pasticceria del Trentino-Alto Adige, sembra affondare le sue origini nell’antico impero Ottomano, e derivare dal Baclava, dolce che fu diffuso dal 1500 circa, attraverso il Sultano Solimano il Magnifico che l’avrebbe portato nei vari territori conquistati fino ad arrivare all’impero Austro-Ungarico, dove fini pasticceri Austriaci perfezionarono la ricetta dello Strudel per finire quindi ai nostri giorni.
Lo Strudel, di cui esistono molteplici versioni, è di sicuro il più noto ed apprezzato fra i dolci tradizionali della cucina di montagna.
Possiamo trovarlo al Rabarbaro, ai Frutti di bosco, alle Pere, tra tutti però la mela rimane la regina indiscussa di questo dolce, coltivata nelle valli, di cui forse fra tutti la più famosa è La Val di Non, non smette di stupire, deliziosa nello strudel, da il meglio di sè profumata con un pò di cannella.
Un vecchio detto Austriaco riguardo alla sottigliezza della sfoglia, narra che è pronta solo quando è talmente trasparente che ponendovi sotto una lettera d’amore, se ne devono leggere le parole.
Ogni famiglia in Alto Adige ha la sua ricetta, e quella che voglio proporre ha il profumo speciale di casa, questo dolce infatti viene preparato con amore da Pamela, mia sorella, per ogni famiglia ospite nella sua casa, che si trova nella frazione di Casatta, in Val Floriana, da cui appunto il suo nome – Strudel di Casatta.
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