Le rivotiche non sono crêpes. E non sono neanche crespelle, o scrippelle, che dir si voglia.
Le rivotiche sono delle frittelline abruzzesi, semplici e ignoranti, fatte di sola acqua e farina. Sale se le si vuole salate, poco zucchero se le si preferisce dolci.
Sono buone da mangiare così, senza niente. Infatti mi ricordo alcune merende di quand’ero bambina, e si chiedeva di poter mangiare qualcosa che non fosse la solita fetta di pane e olio. Una delle opzioni che ci venivano offerte erano le rivotiche, perché improvvisare una pastella era un attimo, così come cuocerle in padella. E noi, bambini ingordi, ce le sbranavamo man mano che venivano spadellate, senza aspettare neanche che si freddassero.
Ma, al di là di questo consumo last minute, le rivotiche danno il loro massimo quando vengono farcite, sia con un ripieno salato che con uno dolce. I ripieni possono essere molteplici e fantasiose. La semplicità degli ingredienti che compongono le rivotiche, infatti, consente di non mettere limiti alla provvidenza.
Io me le sono immaginate in una versione molto basic, con un ripieno di sola ricotta di pecora, fresca e cremosa, e un condimento profumato di pomodoro e basilico, concedendomi, come unica nota un filino più gourmet, una finitura di ricotta di capra affumicata grattugiata in superficie, per esaltare la gratinatura.
Una soluzione di gusto che soddisfa anche i palati più esigenti, e tuttavia leggera alla digestione. E veloce da preparare, il che non guasta di sicuro