Pochi alimenti raccontano il territorio di appartenenza con la stessa forza e la stessa chiarezza dell’olio extravergine di oliva: chiamarlo ‘prodotto’ è sbagliato, perché nell’olio non c’è nulla di manipolato, di costruito. Si tratta semplicemente di una spremuta di olive. E il processo di produzione, dall’oliva all’olio extravergine, dura quanto un battito di ciglia, è una sorta di freccia che viaggia in linea retta dall’albero alla bottiglia. Quest’anno, per la prima volta, ho partecipato alla raccolta delle olive e alla produzione dell’olio. Ho avuto la fortuna di fare questa bellissima esperienza nella mia Sicilia, e proprio dell’olio siciliano voglio parlarvi, non per affermare che sia l’olio migliore d’Italia (terra di oli di straordinaria importanza), ma solo per trasmettervi le emozioni che ho provato e per farvi capire quanto sia importante usare olio extravergine di qualità, ricordando che il prezzo di un buon olio sullo scaffale di un supermercato non potrà mai essere inferiore agli 8 euro. Il mio viaggio nel mondo dell’olio parte da Menfi, in provincia di Agrigento: una zona della mia isola che ha nell’olio, nel vino e nell’ortofrutta tre elementi fondamentali della propria economia. Una terra di imprenditori agricoli che oggi rappresenta davvero un modello per tutta la Sicilia, che è riuscita a risollevarsi dopo il tremendo terremoto del Belìce e che oggi è saldamente un punto di riferimento per l’agricoltura moderna e di qualità. L’occasione è stata la manifestazione Novolio, organizzata dalla cooperativa degli olivicoltori La Goccia d’Oro, proprietaria del marchio Feudotto.
Due giorni (12-13 novembre) ricchi di eventi e iniziative, che sono stati anche lo spunto per presentare il nuovo marchio Igp Sicilia, un marchio di qualità al quale l’Unione Europea ha dato il via libera il 12 settembre 2016. Sotto questo unico simbolo distintivo, come già accade per l’Olio Igp Toscana, saranno riuniti gli oli prodotti in tutta la Sicilia: un segno di qualità perché dalla raccolta all’imbottigliamento si legano indissolubilmente il prodotto e il territorio. Il disciplinare del marchio Igp Sicilia prevede dei vincoli: sarà valido per gli oli ottenuti da 28 diverse varietà regionali, per un minimo del 90%. La raccolta dovrà essere effettuata nel periodo compreso tra l’1 settembre e il 30 gennaio e le operazioni di oleificazione effettuate entro 48 ore dalla raccolta. La resa massima delle olive non dovrà superare il 24% e ogni fase della produzione dovrà svolgersi all’interno del territorio amministrativo della Regione Siciliana. Di fondamentale importanza la tracciabilità del prodotto, che va garantita attraverso l’iscrizione in appositi elenchi dei vari appezzamenti di terreno dove crescono gli ulivi.
Il distretto di Menfi, di cui fanno parte i contadini del marchio Feudotto (tutti gli olivicoltori della cooperativa La Goccia d’Oro applicano già il protocollo dell’Igp Sicilia), è un esempio di buone pratiche, in questo settore. Sono oltre mille gli ettari di uliveti coltivati dalla cooperativa appartenenti all’area della pregiata Dop Val di Mazara, costituita da tre varietà molto note come Biancolilla, Nocellara del Belìce e Cerasuola. Ogni anno, duemila persone partecipano alla raccolta delle olive. Attraverso il sito Feudotto, la cooperativa consente ai clienti di ricostruire l’intero processo produttivo della bottiglia acquistata: il consumatore, inserendo un codice presente in etichetta, otterrà tutte le informazioni sul numero del lotto, il formato, la data di produzione, i serbatoi usati, la zona di coltivazione, l’acidità dell’olio fino alla mappa satellitare della zona di produzione, che mostra persino il terreno sul quale sono ottenute le olive.
Le otto cultivar (varietà) più diffuse in Sicilia sono Biancolilla, Cerasuola, Nocellara del Belìce nella sicilia occidentale; Moresca, Tonda Iblea e Nocellara Etnea nella Sicilia Orientale; nella fascia settentrionale, Santagatese e Ogliarola messinese. Al momento la Sicilia produce sei oli Dop: Monti Iblei, Val di Mazara, Valli Trapanesi, Monte Etna, Valle del Belìce, Valdemone. Inoltre, con la Nocellara del Belìce, la Sicilia detiene anche il primato italiano per le olive da mensa. Inutile dire che l’olio extravergine entra quotidianamente nella cucina siciliana e italiana in genere: se vi troverete nella zona del trapanese dovete assaggiare il pane ‘cunzatu’, ovvero condito con olio extravergine d’oliva, sale, pomodoro, cipolla. Ci sono innumerevoli varianti: con tuma, pepato, tonno, pomodori secchi, ma l’olio extravergine di eccellenza è il comune denominatore di questo piatto. Sempre in tema di prodotti tipici, non perdete le conserve, le confetture, i salumi locali, il carciofo spinoso di Menfi che è presidio Slow Food, la tuma fresca, il pepato, la Vastedda del Belice, la pasta reale (frutta di Martorana), il pesce fresco, a partire dai famosi gamberoni rossi di Mazara del Vallo.
Se amate i dolci, a Menfi dovete assolutamente fare un passaggio alla pasticceria EuroCaffè di Giuseppe Bono: sfinci con ricotta, cannoli siciliani, cassate, sospiri, piccola pasticceria e pasticceria moderna, ma anche aperitivi salati a base di arancini, schiacciate, panzerotti. Da segnalare: la lavorazione del cioccolato, fatta in modo completamente artigianale e, nel periodo natalizio, i grandi lievitati preparati nella deliziosa variante all’olio extravergine di oliva: il panettone all’olio accompagnato da una ganache, con un delicato olio extravergine di oliva e cioccolato bianco è straordinario, come anche i cioccolatini ripieni all’olio extravergine. E ancora, in stagione, provate i fichi d’India locali: grandi, polposi, dolcissimi, serviti con cannella e un po’ di miele.
Visitare Menfi, parlare di olio, di buon cibo e di territorio porta inevitabilmente a raccontare anche il meraviglioso patrimonio archeologico e culturale di questa parte della Sicilia. Un sito su tutti, quello di Selinunte (il nome deriva da Selinon, il prezzemolo selvatico), fondata dai Greci attorno al 629 a.C.: potrei dilungarmi sulla bellezza di questa acropoli, con i suoi templi, gli altari, le necropoli, i santuari, le abitazioni, le cui tracce sono evidenti ancora oggi, ma voglio lasciarvi la sorpresa di toccare le colonne del tempio di Era, l’unico che è stato interamente ricostruito usando i materiali originali, guardare il tramonto tra le colonne e il mare che cambia colore minuto dopo minuto. Ricordate solo che Selinunte si trova all’interno di un parco archeologico di 40 ettari, il più ampio d’Europa e che, quindi, ci vuole tempo per visitarlo e poterne respirare l’atmosfera. Ovviamente, se la vostra visita in zona sarà d’estate, non perdete la spiaggia di Porto Palo, Bandiera Blu dal 1992 e le sue dune sabbiose che si estendono per circa 7 chilometri.
Infine, vi do un suggerimento su dove dormire in zona: vi consiglio il Relais Casa Mirabile, una casa del XVII secolo ristrutturata con grande rispetto (sia nei materiali sia nei colori) e arredata con mobili e ceramiche siciliane, con una attenzione particolare all’arte moderna e contemporanea. La struttura offre anche ristorazione tradizionale con piatti tipici nel segno della stagionalità degli ingredienti e una colazione artigianale con torte fatte in casa, pasticceria siciliana, gelatine di frutta di stagione. Un giardino rigoglioso e una piscina completano l’offerta, ma quello che non si dimentica è il mare che si vede luccicare dalle finestre delle camere da letto.