Linee dorate che si perdono nel nero.
Una ribellione di corpi e forme geometriche.
Colori intrecciati a mani dalle dita lunghe.
Abbraccio di madre a una figlia fragile.
L’amore donato da un abbraccio, l’attesa finita.
Un bacio e il mondo fuori che perde contorni.
Volti di donne.
La forza delle bellezza.
La bellezza della forza di una donna che stringe tra le mani il capo del suo tiranno
Quando Mai, la vincitrice della sfida mtc di settembre, ha proposto le tapas come tema sono rimasta un po’ spiazzata. Non ho mai capito cosa fossero in realtà e più mi ostinavo a cercare ricette e spiegazioni, più ne uscivo totalmente confusa. Per fortuna nel post della sfida è ben spiegato cosa siano e come siano composte. Quando si parla di tapas, infatti, si parla anche di pinchos e montaditos.
Le tapas sono mono(mini)porzioni di un piatto intero, da mangiare seduti, con piattino.
I montaditos sono bruschettine o un paninetti su cui adagiare ciò che si vuole.
I pinchos sono piccoli finger food da infilzare con uno stuzzicadenti o uno spiedino.
Questo mese bisognava presentare le tre ricette, legate da un unico tema che facesse da filo conduttore.
E in questo periodo non potevo non pensare al mio artista preferito e all’opera che adoro di lui, la Giuditta I di Gustav Klimt.
KLIMT IN UN BOCCONE: TAPAS, PINCHOS E MONTADITOS PER #MTC60
Per la sfida proposta da Mai, ho voluto quindi riportare in un boccone alcune delle più famose opere di Gustav Klimt, quelle di fronte alle quali l’emozione è arrivata agli occhi ed è scesa giù in forma di lacrime. Ho rielaborato ricette della tradizione austriaca e boema, paese di origine dell’artista, giocando sul colore dorato, preponderante nelle sue opere del periodo del movimento secessionista.
IL BACIO
Forse la prima che ho conosciuto di Gustav Klimt, sicuramente la prima che viene in mente quando si parla di lui, il suo famoso Bacio, ha ispirato i pinchos che vi propongo. Volevo ricreare l’idea di protezione e dolcezza che c’è in quel bacio e nelle mani dell’uomo intorno al viso della donna. Un gesto intimo che li porta un po’ fuori dal mondo, che sul retro resta uno spazio dorato e indefinito. Sono partita quindi dai canederli allo speck, che in Austria sono consumati in brodo o come accompagnamento a maiale e crauti. Al centro, la dolcezza l’ho ricreata con una composta di mele e chiodi di garofano. Ho quindi panato per ottenere una crosta croccante e dorata, come protezione alla morbidezza e alla dolcezza del canederlo.
PINCHOS DI CANEDERLI FRITTI (IL BACIO)
INGREDIENTI per i canederli allo speck (con queste dosi otterrete molti canaderli. Potete tenerne da parte e cuocerli in un buon brodo)
250 g pane raffermo
1/4 cipolla
100 g speck in un’unica fetta
25 g parmigiano reggiano
erba cipollina
1 uovo
1 tuorlo
3 cucchiai di farina*
75 ml latte intero
sale
pepe
brodo di manzo q.b.**
In una ciotola, mettere in ammollo il pane con il latte e coprire con acqua. Affettare sottile la cipolla. Tagliare lo speck a cubetti. In una padella, rosolare la cipolla a fiamma bassa con un filo di olio extravergine d’oliva. Quando sarà imbiondita, unire lo speck, alzare leggermente la fiamma e far rosolare per circa dieci minuti. Intanto, strizzare il pane e metterlo in una ciotola con le uova, il sale, il parmigiano, la farina e l’erba cipollina tritata. Unire la cipolla e lo speck e amalgamare fino ad ottenere un composto abbastanza compatto.
*Regolate la quantità di farina. Nel mio caso sono bastati 3 cucchiai, ma potrebbero esserne necessari di più. Per capire se la dose di farina è giusta, formate un canederlo e cuocetelo in brodo bollente. Se non si disfa, il canederlo è pronto.
Per la composta di mele
1 mela
3 cucchiai di zucchero di canna
5 chiodi di garofano
Sbucciare la mela e tagliarla a cubetti. Metterla in un pentolino con lo zucchero e i chiodi di garofano. Lasciar cuocere finché sarà disfatta. Spegnere, eliminare i chiodi di garofano e lasciar raffreddare.
Comporre i canederli. Prelevare parte dell’impasto grande quanto una noce, dargli forma tondeggiante e formare un foro nel centro. Unire un cucchiaino di composta di mele e richiudere formando una pallina. Proseguire fino a terminare l’impasto. Cuocere i canederli in brodo, scolarli e tenere da parte.
Per la frittura
pangrattato
1 uovo
olio di semi di arachidi
Passare i canederli nell’uovo sbattuto, poi nel pangrattato e nuovamente nell’uovo e nel pangrattato. Friggere in olio caldo, finché non saranno dorati (ci vorrano 5 minuti). Scolare su carta assorbente, salare e servire infilzati con uno stuzzicadenti o uno spiedino.
ALBERO DELLA VITA
La seconda proposta, la tapa vera e propria, è ispirata a L’albero della vita, opera centrale del fregio che decora Palazzo Stoclet. Di questa opera fanno parte anche L’attesa e L’abbraccio e sono i precursori del famoso Bacio. La preponderanza del colore dorato, le radici dell’albero e quell’estendersi verso l’alto ho voluto ricrearlo partendo dal colore dorato dello zafferano, prezioso come preziosi sono i decori di questo fregio e di prestigio come lo era la famiglia che lo aveva commissionato. Il goulash qui proposto è preparato con l’aggiunta, agli ingredienti tipici, di zafferano, quindi, e di funghi porcini secchi, per ricreare l’idea dell’autunno e di quella morte della vegetazione e della sua rinascita, temi cari a Klimt e richiamati in varie altre opere.
TAPAS DI GOULASH DI MANZO CON ZAFFERANO E FUNGHI PORCINI (L’ALBERO DELLA VITA)
INGREDIENTI
200 g spalla di manzo
1/2 cipolla
10 g funchi porcini
1 patata
1 carota
1 cucchiaino di paprika forte
1 bustina di zafferano
olio extravergine d’oliva
brodo di manzo q.b.
sale
pepe
Tagliare a cubetti la carne. Affettare sottilmente la cipolla. Tagliare a cubetti la carota e la patata. In una pentola a bordo alto, rosolare la cipolla in un filo di olio extravergine con la paprika forte. Appena sarà morbida e bionda,unire i cubetti di carota e, quando sarà ammorbidita anche quest’ultima, la carne e lasciar rosolare, girandola su tutti i lati. Unire la patata. Coprire con brodo di manzo in quantità sufficiente a coprire leggermente la carne. Regolare di sale e far cuocere per circa 40 minuti, finché il liquido di cottura sarà addensato. Dividere in piccole ciotoline e servire come tapas.
GIUDITTA I
Infine l’opera che sento a me più vicina, la Giuditta I, l’eroina biblica che libera il suo popolo dalla tirannia di Oloferne sfruttando la bellezza e l’astuzia. Ho voluto ricreare questa opera in un montadito, partendo da un pane di segale dorato con un filo di olio a cui “affidare” una tartare di manzo e cioccolato fondente “ubriacata” con salsa al vino rosso, cannella e bacche di ginepro. Le due figure ho voluto si confondessero nei sapori (il pane/cioccolato/vino rosso Giuditta; la tartare di manzo/vino rosso Oloferne) e nei colori richiamassero il dorato e la sensualità che viene fuori da questa opera. E lo ammetto, è quella su cui mi sono impegnata di più