Canto della Pianura di Kent Haruf,
è stata davvero una piacevole e incredibile sorpresa.
Avevo letto di questo autore, scomparso solo qualche anno fa, nei gruppi
di lettura in cui sono su facebook e ho deciso di cominciare proprio
da Il Canto della Pianura, libro che fa parte di una trilogia che può però
essere letta in ordine casuale (gli altri due sono Benedizione e Crepuscolo).
La scrittura è d’impatto ma delicata, semplice ma coinvolgente e la storia
dei personaggi di Holt ti entra sottopelle pian piano ed è all’improvviso che
ti accorgi di non poterne più fare a meno.
Apparentemente soli e slegati, i personaggi di questo racconto si ritrovano
infine su binari che intersecano i loro destini e concedono momenti
di tenerissima umanità sullo sfondo di una realtà cruda e monotona.
Bellissimo libro
TRAMA
Con “Canto della pianura” si torna a Holt, dove Tom Guthrie insegna storia al liceo e da solo si occupa dei due figli piccoli, mentre la moglie passa le sue giornate al buio, chiusa in una stanza. Intanto Victoria Roubideaux a sedici anni scopre di essere incinta. Quando la madre la caccia di casa, la ragazza chiede aiuto a un’insegnante della scuola, Maggie Jones, e la sua storia si lega a quella dei vecchi fratelli McPheron, che da sempre vivono in solitudine dedicandosi all’allevamento di mucche e giumente. Come in “Benedizione”, le vite dei personaggi di Holt si intrecciano le une alle altre in un racconto corale di dignità, di rimpianti e d’amore. In particolare, in questo libro Kent Haruf rivolge la sua parola attenta e misurata al cominciare della vita. E ce la consegna come una gemma, pietra dura sfaccettata e preziosa, ma anche delicato germoglio.