L’intenzione è delle migliori, per carità. Apprezzo lo sforzo per l’ambiente curato nei minimi particolari, per la cuoca messa in vetrina a realizzare a mano pasta fresca e, soprattutto (ottima scelta di marketing) di dare il nome di una pescheria ad un ristorante. Ci sono cascato anche io. Mi aspettavo davvero di mangiar bene e spero solo di essere incappati in una giornata storta. Lo spero, ma penso di no, a giudicare dalla materia prima. Ordinati due primi, una birra weiss e una bottiglia di acqua naturale (2,50 euro per un’anonima caraffa d’acqua). Tagliolini alle vongole: sarebbe stato più onesto scrivere ai “lupini” (le vongole sono un’ altra cosa). Salati, secchi e senza sapore di mare (il pesce fresco è altro). Strozzapreti allo scoglio. Vero, la pasta è fatta in casa, ma male. Idem come i tagliolini. Quando ordino un piatto di mare mi aspetto di sentire dapprima il profumo, poi il sapore, di essere coinvolto in un’esperienza culinaria di un certo tipo. I due gamberi presenti nel piatto (scoglio?) erano secchi. Capisco che preparino i sughi in precedenza (e non si dovrebbe) ma almeno un tentativo di risottare la pasta andrebbe fatto. Il personale è gentile ma le porzioni sono davvero misere, nel senso anche della quantità (sfido chiunque a dirmi il contrario). Per non parlare del coperto: tre euro di coperto senza neanche avere il pane in tavola. Per me la passione e l’amore per la cucina è altro. Questo è marketing freddo e senza cuore, uno specchietto per le allodole. Semplicemente non ci tornerò.