Fileja, filareddri, filateddri, firrazzul, maccarruni, strangugghi sono i vari nomi con cui si identifica nella varie zone in Calabria questo tipico formato di pasta, a base di semola di grano duro e acqua; tagliata a bastoncini di circa 10 centimetri e arrotolata, su un bastoncino di legno, in origine lo sparto, una pianta selvatica che cresce nella zona del mediterraneo.
L’ho condita, ovviamente, con un sugo di cipolle di Tropea e ’nduja.
Ingredienti:
Per le fileja
300 g di semola rimacinata di grano duro
150 g circa di acqua
sale
Per il sugo
400 g passata di pomodoro
2 cipollotti di Tropea o 1 cipolla
3 cucchiai di ‘nduja
olio extra vergine di oliva
sale
Preparazione:
In una ciotola si mette la farina, si aggiunge il sale, piano piano si versa l’acqua e si lavora, poi si trasferisce su una spianatoia si continua a lavorare fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Si copre e si lascia riposare per 30 minuti.
Passato il tempo, si stacca un pezzo di impasto, si lavora su un piano di lavoro leggermente infarinato formando dei cordoncini di circa 8-10 cm di lunghezza.
Si passa il bastoncino in legno su ciascun cordoncino, si fa una leggere pressione con il palmo delle mani e si fa ruotare sulla spianatoia e si sfila. Via via si lavora con il resto dell’impasto.
I fileja ottenuti si adagiano su un canovaccio di cotone e si lasciano asciugare.
Nel frattempo in una larga padella si fa soffriggere i cipollotti tagliati a fettine in olio extravergine di oliva. Si aggiunge la passata di pomodoro, si sala e si lascia cuocere per 10-15 minuti. Si aggiunge la ‘nduja e si fa sciogliere.
Si porta ad ebollizione l’acqua per la pasta, si versano i fileja, appena vengono a galla si fanno cuocere per 5-6 minuti.
Si scolano e si fanno saltare nel sugo.