È la Festa delle Donne, ci vuole il pane


LA SCOPERTA dei grani antichi per me è stata come i fidanzamenti dell’800: siamo partiti dal venire presentati un paio di anni fa in occasione di un convegno sull’agroalimentare poi ogni tanto ci siamo rivisti in occasioni più o meno ‘mondane’ – cioè interviste a produttori, assaggi nei buffet bio oppure vegan, articoli sulle riviste, i quotidiani e via elencando – finché questa conoscenza superficiale è diventato interesse autentico e ci siamo, io e i grani antichi, scambiati una promessa: frequentazione scopo matrimonio.

Non so se aver fatto il pane con i grani antichi equivalga a un fidanzamento ufficiale, ma l’esperienza è stata di quelle che lasciano il segno o meglio un ricordo destinato a segnare un confine fra il prima e il dopo. Anche perché, a fare il pane insieme a me, avevo un’assistente in tutti i sensi straordinaria, mia figlia di 4 anni.
Partiamo dalla fine: i suoi panini mignon sono venuti perfetti, i miei, un po’ meno. Per dirla tutta, sono diventati delle schiacciate tonde non molto grandi, ma assai gustose. Il mio errore più grave, credo, è stato usare la ricetta per il pane fatto col grano tradizionale invece di una con le quantità di acqua, farina e lievito madre che servono per un pane fatto con farina di grani antichi. Ci saranno altre volte e aggiusterò le quantità sperando che, oltre al pane buono, si riproduca la magia di questa prima volta insieme alla mia creatura. Io mi specchiavo nei suoi piccoli gesti che riflettevano i miei. Lei mi guardava e sorrideva. Io la guardavo e sorridevo. Dentro e fuori di me. Mi sentivo come se quella pasta di acqua e farina ci legasse in profondità e ci unisse ai milioni, forse miliardi di donne, a cominciare da mia nonna, che nel tempo hanno fatto e fanno il pane ogni giorno per nutrire il mondo.
È stato magico.
TORNANDO in cucina e all’errore di partenza, una volta aggiunta l’acqua, visto che era poca, ne ho aggiunta ancora e poi ancora e poi ancora e poi era troppa e ho aggiunto farina e poi ancora e poi ancora. Alla fine avevo la mia perfetta pagnotta da mettere a lievitare in un posto caldo coperta col canovaccio umido e così ho fatto. E la pagnotta ha lievitato e lievitato e lievitato e quando sono andata a dividerla per fare i panini da mettere di nuovo a lievitare prima del forno, ho dovuto aggiungere altra farina perché la mia pagnotta iniziale mi restava appiccicata sulle mani. Solo le mie, però. Perché un velo di farina sulle manine di mia figlia è bastato per lasciarle impastare e modellare delle perfette palline che hanno lievitato per trasformarsi, poi, in meravigliosi, perfetti, minuscoli panini. Sarà perché lei fa pratica tutti i giorni con la pasta Didò che trovo appiccicata anche dentro le scarpe ?
Dopo la seconda lievitazione in forno, ho cotto tutto a 200 gradi per 40-45 minuti (i suoi panini li ho tolti prima!).
Una volta freddato e condito con qualsiasi cosa, il mio pane di grani antichi era buonissimo.


Vista la giornata odierna, W LE DONNE.

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