Dolce di yogurt da ammalato

Chi mi segue su Facebook sa che negli ultimi mesi sono stato poco bene di stomaco, per cui recentemente ho dovuto seguire una dieta noiosa che ha lasciato poco spazio alle sperimentazioni. Ritorno con una brevissima ricetta completamente idiota per un dolce non eccezionale, ma che si prepara in cinque minuti netti senza sporcare praticamente niente. Per la fatica che si fa, vale la pena averlo in repertorio. È senza glutine, molto sostanzioso e proteico, e si può facilmente fare anche senza zucchero.

  • Yogurt greco bianco non zuccherato: 500 grammi, più è grasso, migliore viene il dolce.
  • Uova medie: quattro.
  • Amido di mais: 40 grammi. Se non l’avete, potete usare altri tipi di amido o anche farina 00.
  • Zucchero: 90–120 grammi, a seconda di quanto dolce lo volete, sostituibile tutto o in parte con miele o, per i disperati, dolcificante.
  • Estratto di vaniglia: un cucchiaino, oppure la scorza grattugiata di mezzo limone o altro aroma a piacere.

Accendete il forno a 170°C.

In una terrina, mescolate benissimo tutti gli ingredienti con una frusta, senza incorporare aria. Stropicciate un foglio di carta da forno con le mani, distendetelo e usatelo per foderare meglio che potete un pentolino del diametro di circa 16 cm. Versate il contenuto della terrina nel pentolino e cuocete per 40–50 minuti, fino a che la parte superiore non è un po’ scura (di solito meno che nella foto: quello è fatto col miele, che si colora più intensamente). Lasciate raffreddare e togliete il dolce dalla carta.

Nonostante l’aspetto, la consistenza è più quella di un dolce di ricotta che di un cheesecake. Col tempo migliora: il secondo giorno è molto più buono che appena fatto. Sul terzo giorno non so dire, è un dolcino piccolo piccolo (sono forse sei porzioni) e non è mai durato tanto! Non è male servito con frutta sciroppata, oppure miele o sciroppo. Certamente si potrebbe migliorare arricchendolo in molti modi, ma trovo che la sua carta forte sia la semplicità imbattibile.

Variante: è possibile separare le uova e, a parte rispetto agli altri ingredienti, montare a neve ferma gli albumi, per poi incorporarli delicatamente al resto subito prima di infornare. Siccome il volume è molto di più, occorre uno stampo un po’ più grande, di circa 20 cm. Si gonfia molto in cottura, ma una volta freddo non è molto più voluminoso che la versione non montata. Ha una consistenza più soffice e delicata, certamente un po’ migliore, ma rimane una desert che si mangia volentieri senza però essere adatto alle grandi occasioni. Di solito non vale la pena fare lo sforzo.

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