Cercando l’ispirazione

Borsch o zuppa di rape rosse vegetariana

La vita è dura per la donna di cultura, che è uno tra gli assiomi preferiti dall’amica Alida, descrive bene la situazione della cuoca che, in quanto tale, deve cambiare ogni anno  professione nonché, va da sé luogo di lavoro.

Così quest’anno una consistente parte di tempo la trascorrerà nei pressi di corso Racconigi, evento che, nella fattispecie, le consente di frequentare l’amatissimo mercato che vi si svolge. 
E’ infatti in corso Racconigi che, per grandezza e popolarità può rivaleggiare con il mercato di Porta Palazzo che si trovano le migliori occasioni e i cibi più esotici di Torino; per farla breve, attirata da un’offerta – rape rosse ancora da cuocere – e da una conversazione con l’amica Elisa – che a Natale progettava di preparare il borsch – la cuoca si munisce di rape.

Alla ricerca di una visione – come direbbe Banderas aspirante Zorro – la cuoca, aspirante slava, cerca una ricetta e un’ispirazione; non che in rete  manchino le fonti, anche perché la mitica minestra pare essere diffusa in tutta l’Europa centro orientale e oltre. 

Suggestionata dall’amica Elisa, che la vuole piatto unico con carne si reca allora al mercato coperto, dove sono ospitati i negozi di macelleria; e, unendo l’utile al dilettevole, con la timidezza che la contraddistingue, passa a interrogare il macellaio, che, come quasi tutti quelli presenti nei mercati di Torino proviene dalla Romania. Lui nega di sapere la ricetta – il borsch glie lo prepara la madre, che cucina bene anche se troppo abbondantemente per la sua (del macellaio) silhouette – consiglia però di provare la versione vegetariana, a suo dire migliore. 

Uscita dalla macelleria con un inutile mezzo chilo di spezzatino, avendo lasciato al macellaio un’insopprimibile desiderio di borsch e il suggerimento di invitare la signorina che lavora con lui ad assaggiarlo (il borsch, non il macellaio) la cuoca si avvia vero casa senza una chiara indicazione, le idee sempre più confuse, sempre più sfocata la visione.

Un ulteriore colpo di grazia le viene inferto dalla moglie del portinaio – come ha fatto a non ricordarsi che è romena? – che le descrive il borsch di casa sua, che però viene preparato con le radici di prezzemolo. Ovviamente lo prepara raramente, il marito non apprezza.

Così rielaborando varie ricette . tanto si è capito che il borsch ognuno lo prepara come gli pare – la cuoca cucina il borsch a modo suo. E male non è.

Per commensali in cerca di ispirazione
(dosi per 6/ 8 persone, a seconda di quanto lo si apprezzi)

2 cucchiai di trito di cipolla e carota
2 cucchiai di olio evo
2 rape rosse crude
1 spicchio d’aglio
4 foglie di cavolo cappuccio (quello chiaro, per intenderci)
1 patata piccola
1 dado vegetale (o ai funghi, che in molte ricette vengono usati)
1 foglia di alloro
2 chiodi di garofano
il succo di 1 limone (o mezzo, da valutare)
sale qb
panna acida (facoltativa)

In una capiente pentola a pressione mettere a soffriggere il trito di carota e cipolla; aggiungere il cavolo tagliato finemente e cuocere fino a farlo appassire. 
A parte in una padella antiaderente fare cuocere le rape tagliate a fette con l’altro cucchiaio di olio, l’aglio e i chiodi di garofano, fino a renderle morbide; togliere quindi l’aglio e i chiodi di garofano e aggiungere le rape al cavolo insieme alla patata pelata e tagliata a pezzi, all’acqua necessaria a coprire il tutto e un po’ di più, al sale all’alloro e al dado. 
Cuocere a pressione per circa 10 minuti e lasciare raffreddare in pentola prima di aprire e frullare, Aggiungere il succo di limone valutando l’acidità e servire ben caldo aggiungendo – volendo, ma è buono anche senza, se non di più – nei piatti un poco di panna acida (o yogurt greco, o mascarpone ben mescolato con qualche goccia di limone).

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