Con la quarantena forzata, riparte, in un certo qual modo anche la gara Mtchallenge e questa volta ci si sfida volendo dare anche un senso a tutto questo cucinare che stiamo facendo, utilizzando gli scarti in cucina. Si, proprio quelle parti di cibo che solitamente si buttano, ma che davanti alla prospettiva di una crisi globale particolarmente pesante possono invece diventare un elemento di spicco per ricette sfiziose.
Devo dire che, in un primo momento, ho avuto un attimo di sconforto. Chi mi conosce sa che abito sul cuccuzzolo della montagna e la spesa, ora come ora, mi devo arrangiarla a fare nei negozietti di paese… ma avete in mente cosa sono effettivamente questi negozietti? Si, si, proprio quelli dove si va a comprare pane e prosciutto quando si è in vacanza… ecco, appunto, solo quello però. Non posso neppure passare la dogana! Certo sull’autocertificazione potrei mettere: per fondamentale reperimento di ingredienti atti alla produzione di cibo che si possa chiamare tale! Di solito vado a fare la spesa mediamente a 20/50/100 km da casa, non sto esagerando, solo le distanze esatte dei supermercati minimamente più decenti o dei negozi di fiducia dove compro frutta e verdura. Non potendoli raggiungere però, la situazione non è delle migliori. Quando ho visto la parola ‘scarto’ mi è venuta in mente la frase del dott. Berrino quando parla del riso e dice che di quello integrale biologico si può mangiare il riso e utilizzarne anche l’acqua di cottura, di quello brillato invece, possiamo buttare l’acqua e già che ci siamo anche il riso