…tra due generazioni, la cucina popolare italiana scomparirà dalla faccia della terra: le nuove generazioni troveranno tracce solo nei libri di storia e ogni azione di autoprodursi il cibo sarà vietata. Già oggi molte autoproduzioni di cibo sono vietate, e questo processo graduale sta portando ad ottimi risultati per le lobby del settore. Le restrizioni in materia sanitaria e la globalizzazione stermineranno quel poco che ci è rimasto, regole che sono restrittive per l’Italia e meno per il resto d’Europa. Basti pensare che grazie a politiche di interscambio e aiuti alle multinazionali, con relativa concorrenza sleale, in Italia negli ultimi 20 anni sono state chiuse 140 stalle, grazie anche all’imposizione ad arte della famosa quota latte. Oggi siamo invasi di latte e derivati provenienti da Slovenia, Polonia e Ungheria, le cagliate sono un esempio di come anche i prodotti finiti non contengono latte dei nostri territori.
Stiamo sotto attacco,vogliono distruggere l’agricoltura italiana da sempre la migliore al mondo. Oggi la storia del latte si ripete con la protesta dei pastori sardi, pensate ricevono 50 centesimo al litro e questi soldi non bastano per le spese. Gli industriali del formaggio comprano il latte in quei paesi dove il tenore di vita e tre volte più basso del nostro e pretendono di pagare il latte italiano allo stesso prezzo di quello rumeno. Un ricatto che avrebbe funzionato bene in altre regioni d’Italia, portando all’estinzione di pecore e pastori… in Sardegna no. Un popolo intero si e’ ribellato con una protesta incisiva per la prima volta contro questa sporca e bastarda globalizzazione, hanno versato per strada fiumi di latte di pecora provenienti sia dai loro allevamenti che da cisterne proveniente dai paesi a basso costo. Risultato? Hanno mandato in tilt la produzione industriale di formaggio e suoi derivati. LODEVOLE….
Il problema è serio, quasi nessun operatore del settore enogastronomico mette naso, chef, critici, giornalisti pensano solo a pompare prodotti e culture dove possono arricchire loro e le lobby. La politica e’ meglio non nominarla, vivono in un altro pianeta, per loro il problema si risolve con sussidi e ignorano che il problema è sistemico.
Grazie a questo sistema, la cucina popolare italiana, amata e imitata in tutto il mondo sta morendo. Ma in tanti provano a salvarla. Uno dei tanti è Daniele De Michele alias Don Pasta che grazie al film i Villani è riuscito a raccontare quello che le lobby cercano di oscurare. Il suo è un lungo viaggio nei luoghi dimenticati dai media e dove la storia e la leggenda si respirano nell’aria. Dico sempre ad una mia amica, dobbiamo ringraziare un salentino per la visibilità data alle nostre tradizioni, un personaggio Don Pasta innamorato della Campania…
Il film di Don Pasta racconta l’incontro con otto personaggi con l’autore, uomini e donne di ogni età, che nel loro fare quotidiano rappresentano la sintesi delle infinite resistenze e reticenze ad adottare un modello gastronomico e culturale uguale in tutto il mondo. Quattro generazioni a confronto, per poter verificare se la cucina italiana sia ancora un patrimonio vivo, se il passaggio di informazioni tra generazioni esiste ancora, se la tradizione così come l’abbiamo ereditata si salverà o scomparirà”. Questo è l’obiettivo dichiarato e conseguito da Daniele De Michele con il suo primo lungometraggio.
Non possiamo fermare il tempo a tantomeno portarlo indietro, però l’ottica dell’ottimizzazione industriale sui nostri territori deve fallire!