Mr. 45

— FedericoCampolattano (@federcampo) 8 novembre 2016

Lo ammetto, ieri sera sono andato a dormire pieno di quella convinzione che un po’ tutti al mondo avevamo:

l’indomani avremmo fatto colazione con Hillary Clinton presidente degli Stati Uniti d’America.

I sondaggi la davano per favorita – anche se con pochissimi punti di scarto – e la presenza di Obama sul palco accanto a lei il giorno della chiusura della campagna elettorale era stato il colpo di sciabola finale, un forte messaggio di continuità tra la presidenza uscente e quella – possibile – futura.
E invece…ci siamo svegliati tutti increduli della notizia, con la voglia di latte e cereali passata del tutto.

Personalmente, quando stamani è suonata la sveglia sul mio cellulare, ho acceso subito la televisione, perchè ero convinto (lo ero per davvero) che la Clinton sarebbe stato il 45° Presidente americano e la prima presidente donna – forse un cambiamento troppo progressista per gli americani, eh? – del nuovo mondo.
Quando sulla CNN ho letto – non è per fare il figo, ma ero in un albergo in Francia, di cui racconterò in futuro – “Trump is the 45° President of U.S.A.” non riuscivo a crederci. Ci ho messo qualche secondo per mettere a fuoco la notizia, convinto di avere ancora in circolo quella bottiglia di Pinot Nero bevuta la sera prima.
.@VanJones68: “It’s hard to be a parent tonight. … You tell your kids don’t be a bully” and then have this outcome https://t.co/wVIP9gCvCu

— CNN (@CNN) 9 novembre 2016

Ho messo ben a fuoco, strizzato gli occhi, sciacquato due volte la faccia per essere certo di essermi svegliato e sono stato sopraffatto dalla notizia una seconda volta – la prima volta, appena acceso il televisore, ho pensato “No, non è possibile, ho tradotto male” – come una pioggia fredda.
Ho seguto in diretta il discorso di Trump dal palco dei repubblicani. L’ho seguito per una decina di minuti, cercando di trovare un senso a tutta questa storia, al perchè gli americani, tra i due mali, avessero preferito il male peggiore. Sinceramente non l’ho trovato.
A questo punto io avrei votato per lui:

Sarebbe stato meglio lui dopo tutto… #darthtrump #DarthVader #ElectionNight pic.twitter.com/yJxDHL8gE5

— FedericoCampolattano (@federcampo) 9 novembre 2016

Oggi si è scritta un po’ di storia, dobbiamo essere sinceri.
Sì, quella in cui il cattivo di turno riesce a far partire il missile che distrugge la terra e James Bond non arriva in tempo per fermarlo.
Satira a parte, un ultimo pensiero voglio spenderlo per Barron, il figlio di – del Presidente – Trump, che accanto a papà Donald, sul palco dei repubblicani, proprio non riusciva a stare con gli occhi aperti. Non sono riuscito ad avere la freddezza di fare il video, ma ero certo che qualcuno su Youtube lo avrebbe postato.

Non sono esperto di politica – in verità l’ho sempre allontanata, o meglio, la sua intrinseca complicazione ha sempre fatto sì che i politicanti riuscissero nell’intento di farmi venire il mal di testa – ma ci sono due aspetti che valuto prima di esprimere un voto: ISTINTO e RIFLESSIONE
L’istinto è ciò che mi sovviene a primo impatto, senza approfondimenti, una sorta di “sesto senso” che mi dice di prendere una strada anziché un’altra. 
La riflessione è l’approfondimento delle tematiche portate avanti. Cerco di capire, approfondire, studiare, capire. Alla fine provo ad incastrare il tutto con i valori in cui credo, scegliendo una delle due strade proposte.
Un po’ come sto facendo, con molta difficoltà, da qualche tempo a questa parte con il prossimo referendum costituzionale a cui saremo chiamati a votare il prossimo 4 dicembre.

Perchè con molta difficoltà?
Perchè, sinceramente, non ne vedo l’utilità.

If you today ask “Who has voted for Trump?” #ElectionNight #Election2016 pic.twitter.com/qrE6KVAOF6

— FedericoCampolattano (@federcampo) 9 novembre 2016

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