Le origini di questa preparazione, tipica della cucina piemontese, si perdono nella notte dei tempi, è un derivato di un antico vino speziato preparato nell’antica Roma la cui ricetta è stata tramandata nei secoli e poi modificata dai frati, grandi conoscitori di erbe, che ne affermarono le sue proprietà riscaldanti, disinfettanti e corroboranti.
E’ largamente diffuso nelle regioni settentrionali più fredde dove si prepara in capienti pentoloni e si serve nelle piazze la notte della Vigilia di Natale all’uscita dalle chiese dopo la messa di mezzanotte. Si tratta di una bevanda calda a base di vino rosso corposo (brulè significa vino bruciato), spezie, scorzette di agrumi e frutta, il tutto addolcito da zucchero e cannella, si serve caldissimo in tazze, filtrato o no. E’ anche un ottimo rimedio contro il raffreddore. E’ ottimo con le caldarroste.
Ingredienti per 1 litro di vino
Pelate la scorza del limone dell’arancia senza la parte bianca.
In una pentola (meglio se di acciaio e mai antiaderente) versate lo zucchero, tutte le spezie e per ultimo il vino.
Mescolate, mettete la pentola sul fuoco e portate lentamente a bollore. Fate bollire a fuoco basso per 5′ mescolando fino al completo scioglimento dello zucchero.
Avvicinate con cautela una fiamma alla superficie del vino, l’alcool contenuto nel vino prenderà fuoco, lasciatelo fiammeggiare fino al completo spegnimento.
Quando il fuoco si sarà spento filtrate il vin brulè con un colino a maglie strette e servitelo fumante in bicchieri di ceramica o di vetro temperato per evitare che si incrinino o si rompano per l’eccessivo calore.
Potete conservare il vin brulè in frigorifero per al massimo 2-3 giorni e scaldarlo in un pentolino prima di servirlo.