I taralli sono una di quelle ricette che mi fanno viaggiare nel tempo. Da piccola mio padre li comprava ogni sabato da un forno vicino casa, mi ricordo ancora il sapore. Io e mia sorella finivamo tutta la busta e ci rubavamo le mandorle a vicenda.
In questi giorni, mi sto appassionando molto alla ricette della tradizione, leggo tantissimi libri che mi raccontano della nostra cucina. Sicuramente la ricetta dei taralli 'nzogna e pepe è una di quelle che fa parte della nostra storia.
Girando su internet, ho scoperto che la leggenda narra che i taralli nascevano come prodotto di recupero degli avanzi di pasta di pane: i fornai mischiavano questi pezzi di impasto lievitato con il “grasso dei poveri” ossia la sugna che è simile allo strutto e tanto pepe, e li cuocevano insieme al pane. I taralli così cotti poi venivano prelevati dai “tarallari” che chiudendoli in una cesta di vimini portata sulle spalle, facevano il giro della città e dei quartieri più poveri per poter saziare, a poco prezzo, la fame di chi non aveva niente. Solo nell'800 venne aggiunta la mandorla.
Friabili e saporiti i taralli fanno gola un pò a tutti, soprattutto accompagnati da una bella birra ghiacciata o per chi come me ama il vino, un buon calice preferibilmente rosso.
Adesso li andiamo a preparare insieme, ma se non avete la sugna, desistete, parola di Ornella.