Nuova puntata per la raccolta di ricette intitolata Book&filmfood.
Questa volta vi presento la Spremuta d’arancia e paprika da Accusè #Serialfood.
Una ricetta facilissima in effetti, perchè trattasi di una semplice spremuta di arancia, chi non sa farla?
Ma impreziosita da un ingrediente particolare, la paprika, che la rende inusuale.
Come inusuale è la serie Tv di cui voglio parlarvi oggi Accusè, serie francese ispirata all’omonima Accused – serie tv britannica., andata in onda sulla BBC.
Vabbè avete capito che mi piace la roba francese, e le serie tv non sono da meno.
Questa in particolare è di difficile catalogazione, a cavallo tra due generi.
La crime story, dove si ha appunto un crimine e vi sono indagini che portano alla scoperta del colpevole.
E la storia giudiziaria dove un processo si svolge e si ha la condanna o il proscioglimento dell’imputato.
E’ entrambe e nessuna delle due cose.
Infatti ogni singolo episodio si apre con un accusato – l’Accusè – seduto al bancone degli imputati, di cui non sappiamo praticamente niente.
Nè per cosa sia stato chiamato a rispondere, nè la sua storia, nè se sia colpevole o innocente.
E’ solo una faccia, a noi sconosciuta.
Il copione è sempre lo stesso, in ogni episodio.
E ogni episodio vive di vita propria: ha protagonisti e storie diverse, è totalmente scollegato dagli altri, unica cosa in comune la struttura della puntata.
Mano mano cominciano ad entrare i testimoni, la giuria, il giudice e si accomodano nell’aula.
Tutti osservano l’imputato con sguardo enigmatico, che non lascia trasparire nessun sentimento.
Rabbia?
Compassione?
Vendetta?
Perdono?
Ci troviamo a chiedere cosa avrà combinato il nostro protagonista, e quali siano i sentimenti che animano i presenti.
Perchè è questa la trovata geniale di Accusè, la struttura di ogni singolo episodio che non inizia dall’esordio, e neppure in medias res, bensì dalla fine, quando tutto è già accaduto e concluso, resta solo da scoprire il verdetto: innocente o colpevole.
Solo con lo srotolarsi della puntata, capiremo gli eventi che hanno portato il protagonista sul banco degli imputati.
Eventi spesso casuali, spesso al di là della volontà del povero malcapitato.
Il nostro povero accusato è infatti vittima delle circostanze, una brava persona trovatasi invischiata in situazioni che lo hanno portato dove si trova in questo momento, seduto nell’aula di un tribunale.
E piano piano incontreremo e riconosceremo le facce che abbiamo visto ad inizio della puntata, amici, parenti, colleghi, vittimi e carnefici.
Tutti riuniti all’interno dell’aula, che è una specie di cornice alla storia.
Di fatto vi torneremo poche volte nei 50 minuti del telefilm, quasi l’interezza di ogni puntata si svolge al di fuori del tribunale, ricostruendo i fatti che hanno portato all’arresto.
Per questo una serie a cavallo di 2 generi, una crimestory-non-crimestory, infatti sappiamo già chi è il colpevole (mentre di solito si scopre per ultimo), e una legalstory-non-legalstory, dato che solo un 10% della puntata si svolge all’interno del tribunale.
Ho visto entrambi le serie e devo ammettere che alcuni episodi erano più interessanti di altri, sia per la costruzione della puntata, sia per la trama stessa.
Uno degli episodi che mi ha colpito di più è stato quello che ha ispirato la ricetta di oggi, la Spremuta di arancia e paprika.
Quarto episodio della seconda serie, si intotola: Jean.
E’ la storia di un uomo che diventa chauffeur di una anziana signora benestante di nome Colette.
Da poco vedova, ha perso la gioia di vivere ed è soffocata dai figli iperprotettivi e che la trattano come se non fosse più in grado di badare a se stessa.
Piano piano tra i due nasce un’intesa sempre più forte, dapprima un’amicizia che poi si trasforma in una storia d’amore, nonostante Jean sia già sposato e nonostante Colette sia più vecchia di oltre 20 anni.
Colette torna a vivere, scopre che Jean ama dipingere e dona lui il suo vecchio atelier, fino a quando scopre di essere malata terminale.
Ed è così che l’idillio si rompe.
Colette chiede all’amato di aiutarla ad andarsene, perché non vuole spengersi lentamente.
Vuole che lui la ricordi così, nel pieno della sua vitalità.
Ed è con una spremuta di arancia che l’episodio si chiude – la stessa spremuta di arancia e paprika che Jean aveva offerto a Colette il primo giorno che si erano conosciuti.
Colette: “Che cosa ha messo nel mio succo di frutta?” mentre le offre la spremuta.
Jean: “Della paprika.”
Colette: “Ah si? E per quale ragione? Per contrariare una vecchietta piuttosto esigente e rigida o per condividere con me un sapore che lei apprezza?”
Jean: “Entrambe le cose.”
Colette: “Metterà anche nel prossimo succo della paprika?”
Jean: “Se vuole…”
E’ con una spremuta d’arancia e paprika avvelenata che se ne va tra le braccia del suo grande amore, distesa su un letto, come in un dipinto.
Lo stesso dipinto in cui Jean l’aveva ritratta qualche tempo prima
Jean infine viene processato, e prosciolto dall’accusa di circonvezione di incapace, ma il testamento di Colette non viene rispettato, né l’atelier né il dipinto di Degas che Colette gli aveva donato nella lettera di addio andranno a lui.
Jean non solo perde il suo amore, ma tutto ciò che è ricordo di lei e che hanno condiviso assieme.
L’amore per la pittura, un luogo caro.
E questo amore, non solo è perduto, ma è cagione di un processo penale.
Un amore puro macchiato dall’idea che Jean abbia voluto approfittare di Colette.
Una puntata che ti lascia con l’amaro in bocca e un profondo senso di tristezza che ti pervade.
Ingredienti per 2 bicchieri di Spremuta d’arancia e paprika da Accused #Serialfood:
- 4-6 arance rosse grandi e succose
- paprika dolce q.b.
- zucchero se gradito
Procedimento:
Tagliare le arance a metà e spremerle con lo spremiagrumi.
Assaggiare il succo e se è troppo aspro aggiungere dello zucchero se lo gradite, altrimenti lasciare al naturale.
Se volete potete anche riporla in frigo per una mezzora.
Prima di consumare aggiungere un pizzico abbondante di paprika dolce (anche fino a mezzo cucchiaino per bicchiere), assaggiare e dosare la paprika secondo il gusto personale.
Servire in un bicchiere a calice.