Si parla tanto di cucina del riciclo…alcuni ne hanno fatto il loro punto di forza trasformando in oro un piatto composto da ingredienti semplici ed economici. Non mi fraintendete, anche io non butto nulla, mi hanno insegnato che il cibo si rispetta e non si getta. Ancora oggi se poggio la pagnotta di pane al contrario sul tavolo mia madre prontamente la raddrizza. Se mangio svogliatamente, cosa che in verità mi capita raramente, lasciando nel piatto qualcosa parte la ramanzina dei miei genitori o di mia suocera.
Sono cresciuta in una famiglia agiata, grazie ai miei genitori che hanno lavorato tanto per arrivare dove sono adesso e per permetterci di avere tutto. Ma allo stesso tempo non hanno mai fatto mistero con me e mio fratello delle loro origini e di come, quando erano piccoli, le difficoltà c'erano e i miei nonni hanno avuto momenti difficili in cui "si tirava a campare".
La tradizione napoletana, complice le difficoltà di molti e le famiglie molto numerose di quell'epoca, è composta da una cucina piena di pietanze con ingredienti poveri, talmente buona che“po' ghì annanz'o Rre” (può essere presentato al re). Dalle difficoltà e dall'"Arte di arrangiarsi" possono nascere ricette saporite e semplici che sono composte da ingredienti di riciclo (come il pane raffermo), da scarti di frigorifero (penso alla scorsa del parmigiano che viene puntualmente utilizzata nella classica pasta e patate donandogli quel quid in più) oppure da ingredienti poveri e non pregiati (com il sugo alla Genovese).
Quando ero piccola ogni tanto sentivo parlare della "Genovese alla carne fujuta", degli "Spaghetti alle vongole fujute" (ricetta del grande De Filippo) e di tanti altri piatti con qualcosa di "fujuto". Ho capito con il tempo che con questo termine si intendevano tutti quei piatti preparati "senza un ingrediente", sempre quello più costoso, e preparate in modo tale che ,anche se l'occhio non vede quell'ingrediente, il palato lo sente. Ho letto tanti libri sulla storia della cucina napoletana e sull'ingegno di chi, per necessità, ha creato ricette di cui adesso tanti blogger come me parlano, affascinati da tanto ingegno. Mi piace riprodurre molte di queste ricette perchè rappresentano la storia e la cultura della mia città e perchè penso che in cucina non ci vogliano dei grandi ingredienti per fare un ottimo piatto.
Oggi voglio proporvi queste polpette di pane. La ricetta è di un'amica di mia suocera che cucina divinamente tanto che, quando ci invita a pranzo, iniziamo a fantasticare subito. Queste polpette sono di una semplicità disarmante e, in questo caso, è "fujuta" la carne. Pochi ingredienti: pane raffermo, uova, formaggio grattugiato, sale e pepe. Tutti ingredienti che ognuno di noi ha in casa quasi sempre. Le adorate al primo morso. A casa mia avanza sempre poco pane perchè se lo compro lo mangiamo sempre fino all'ultima briciola e, quando decido di mettere me e Luca a regime, non lo compro proprio sostituendolo con pan carrè integrale. Suona molto triste, lo so, ma se conosceste il pane di Napoli capireste che non ho molte alternative