Il vantaggio di non essere un “blogger” seriale è che non sono obbligato a dover postare qualcosa quando non ne avverto la necessità. Stessa cosa per youtube o altri social che utilizzo.
È passato Natale. È arrivato l’anno nuovo, sono sceso in Italia per il mio compleanno, ho rivisto la famiglia, gli amici, Eris, il mondo che ho lasciato dietro di me insomma. Il sud. Il mio sud.
Per quanto ci spingiamo lontano facciamo sempre ritorno.
È il ritorno che ci completa e dà un profondo significato al partire.— FedericoCampolattano (@federcampo) 8 marzo 2017
Qui piove. Sto ascoltando Joshua Redman. Il brano si chiama Twilight…and beyond.
Ho un calice di vino pieno per metà.
Un Riesling. Acido, fresco, vivo. Se non ricordo male la presi in una delle mie soste in Alsazia.
Mi sento riempito, ma allo stesso tempo svuotato di tutto il superficiale ed inutile, qualcosa di cui non si può sentire la mancanza, perchè appesantisce ed appiattisce. Vorrei poter descrivere il mio ghigno mentre scrivo questo. Perchè? Beh, perchè il nuovo è linfa per la creatività. Non ho ancora messo un quadro vicino alle pareti bianche di casa, perchè sapevo che le vecchie foto le avrei sostituite con gli scatti fatti in questi quattordici giorni e mi sarei ritrovato a dover stuccare le pareti dai buchi pigri di poca volontà fatti con chiodo e martello
Un post condiviso da Federico Campolattano (@federico_campo) in data: 24 Feb 2017 alle ore 02:39 PST
Sono rientrato ieri da questo lungo viaggio di quasi 11.000 km. Ho visto così tanto che sono ingrassato di conoscenza.
Impariamo sempre da un viaggio. Impariamo qualcosa che capiamo lentamente. Abbiamo bisogno di metabolizzare, sviluppare, scomporre, focalizzare e, infine, finalmente, assorbire in noi stessi tutto ciò che abbiamo vissuto, in modo ordinato, non solo come un grande WOW per qualcosa di nuovo che abbiamo visto e condiviso su facebook.
In quattordici giorni ho dormito circa 56 ore, preso cinque aerei e visto quattro Paesi diversi, ho provato 15 nuovi ingredienti, mangiato 32 pietanze diverse, visto tre aurore boreali, camminato sotto la pioggia, nell’acqua, nella neve, sulle rocce a dirupo sull’oceano atlantico, così alte che se qualcosa vi cadesse impiegherebbe circa 5 secondi prima di toccare l’acqua, guardato cinque albe, visto quattro foche nuotare libere, camminato a piedi per 72 km e visto il mare ghiacciare, ascoltato storie di fornai, pescatori e gente di cui non sapevo assolutamente nulla, ma con cui ho semplicemente scambiato quattro chiacchiere, che sono diventati inconsapevolmente tasselli di questo immenso puzzle di esperienza che ho raccolto nel mio taccuino di cuoio e che non vedo l’ora di rileggere come un libro appena comprato.
Vi racconterò tutto, promesso!
Ora inforno la pizza.
Ho fame e il vino nel bicchiere è finito.