La ricetta che abbiamo pensato di proporre questa volta ha per protagonista un legume antico tipico della Primavera: la fava. Proveniente dall’Asia Minore e diffusa in Europa già nell’Età del Bronzo, la fava (vicia fava) era ampiamente conosciuta sia dai Greci che dai Romani, i quali ci hanno lasciato testimonianze che sono un insieme di riti religiosi e “miti popolari”.
Il commediografo greco Aristofane ci rivela che la zuppa di fave era il cibo preferito da Ercole. Omero per primo cita le fave nell’Iliade, mentre Pitagora – probabilmente affetto da favismo – ne proibì il consumo ai suoi seguaci poiché le considerava “impure”. Pare che i Pitagorici aborrissero le fave anche a causa del loro lungo stelo privo di nodi che, secondo alcune superstizioni, era considerato una sorta di “Porta dell’Ade”. Nella Grecia arcaica si era soliti utilizzare le fave per interrogare gli dèi attraverso il sorteggio: una pratica che verrà poi utilizzata soprattutto per le votazioni politiche. La consuetudine di usare le fave per le elezioni politiche proseguì anche nel Medioevo, per arrivare fino alla Toscana dell’ottocento: da qui probabilmente il detto popolare “astenersi dalle fave”, ovvero astenersi dal voto.
Le credenze popolari riguardanti le fave si trasmisero anche ai Romani, i quali le utilizzavano però anche per le celebrazioni in onore della dea Flora: durante queste festività il legume era gettato tra la folla come simbolo di prosperità, buon augurio e fecondità. Il gastronomo Romano Apicio ci lascia diverse ricette che riguardano questo semplice legume che in seguito, nel Medioevo, era abitualmente consumato dalle classi più disagiate tanto da meritare il nome di “carne dei poveri”. Durante il Rinascimento le presunte proprietà afrodisiache delle fave furono vantate persino da Macchiavelli nella sua commedia Clizia: le troviamo incluse in un particolare menù dalle virtù rinvigorenti ed energizzanti. Il declino delle fave iniziò con la scoperta dell’America e la successiva coltivazione dei fagioli.
Dopo questo breve viaggio nella “storia della fava” vediamo infine la semplicissima ricetta…
Ingredienti per 2 persone:
180-200 gr di tortiglioni o altra pasta corta
250 gr circa di fave sgranate
1 scalogno
80 gr di pancetta a dadini
Olio Extra Vergine di Oliva q.b.
Sale e pepe nero q.b.
Pecorino Romano grattugiato q.b.
Sbollentare le fave in abbondate acqua salata per 4 minuti circa, successivamente scolarle con una schiumarola conservando l’acqua di cottura.
Lasciar intiepidire leggermente le fave e rimuovere la pellicina esterna (che si sarà ammorbidita con la bollitura).
Lessare la pasta nell’acqua di cottura delle fave in modo da dare più sapore al piatto. Nel frattempo triturare finemente lo scalogno e farlo dorare con poco Olio Evo in una padella antiaderente.
Quando lo scalogno è ben rosolato unire la pancetta e lasciar cuocere fino a farla diventare brunita e croccante.
Scolare la pasta al dente, rovesciarla nella padella con la pancetta, aggiungere le fave pulite, una manciata di Pecorino Romano ed un’abbondante spolverata di pepe nero.
Buon Appetito a Tutti!