Mugello. Macello.

Mugello, macello.

Effettivamente le aspettative erano molto alte. Il Mugello, la gara di casa…in ogni senso. File di auto, file di persone con casse di birra, fila per entrare, fila per uscire. E tutto a 30 minuti di auto da casa.

Le colline intorno sono uno spettacolo, si vedono riempire di persone e tende dal giovedì fino al sabato per passare una tre/quattro giorni all’insegna del rombo dei motori. Ma non quelli che girano in pista, macché. Quelli sulle colline stesse, quelli che portano le persone per dare gas tutta la notte. Ebbene sì, finché non fondono o scoppiano!!! Inconcepibile per chi non è dell’ambiente vero?
Eppure al Mugello ci sta…ma ci sta proprio bene!
La passione per i motori trasuda in ogni momento e sopratutto quando iniziano a girare i piloti.

Ma il più bello e ormai diventato un mito tra di noi è “l’uomo motosega” tre notti dal giovedì al sabato a far girare la sua motosega come un orologio simulando il rumore del motore…fuori di testaaa!!! Un grande.

Il primo GP del Mugello che ho fatto (insieme al tutto il nostro team) è stato a dir poco positivo: la vittoria di due italiani sulla Moto2 e Moto3 avrebbe portato chiunque a sperare in una vittoria tricolore anche nella classe regina. E incredibile ma vero è arrivata e da uno dei nostri piloti. Beh ho esultato e tifato come non avrei mai pensato di fare. È il senso di appartenenza. E in me è forte.

In cucina è andato tutto bene. I tempi rispettati, i piatti interessanti e ben fatti. Lo chef Casadio è stato grande e io ho fatto il meglio che potessi. Un’altra volta parlerò del nostro team, secondo me siamo forti (stai a vedere dalla prossima mi cacciano…hahaha…speriamo ovviamente di no. Sarebbe stata comunque una bellissima esperienza).

Ho cercato di portare un po di Toscana nel Paddock della MotoGP: testaroli, gnudi di  ricotta e spinaci, pappa al pomodoro…cose semplici ma genuine. La nostra cucina ha radici povere lo sappiamo, ma proprio per questo molto dignitose. Ed è motivo di orgoglio.


Ecco la ricetta:
– 300 grammi di farina (anticamente si dice fosse di farro, ma va benissimo una “00”
– 400 di acqua (state abbondanti, deve venire una pastella molto fluida)
– Un paio di cucchiai di olio extra vergine

PROCEDIMENTO:
Semplicissimo. Tutta la poesia della cottura nei “testi”, contenitori tipici di terracotta per la cottura in forno, chiaramente andrà persa se non li avete ma una padella antiaderente vi farà raggiungere comunque il risultato.
Nella padella caldissima versate una quantità sufficiente di impasto in modo da fare delle specie di crêpes dello spessore di 3/4 millimetri. 4/5 minuti da un lato, 4/5 minuti dall’altro . Non vi preoccupate si staccano molto facilmente.
A questo punto impilatele e finite la vostra pastella.
Tagliatele a losanghe e tuffatele per 1-2 minuti in acqua bollente salata come per la pasta classica.
Conditele come più vi pare, noi le abbiamo fatte con un misto di funghi, rosmarino e scaglie di pecorino. Buonissimi!!
È una ricetta antichissima, qualcuno parla della forma più antica di pasta.







Adesso subito Barcellona. Lavoreremo al massimo sperando in un altro grande regalo dai nostri piloti.
A presto.

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