A fine dell’estate scorsa, mi sono regalata l’essiccatore. L’esigenza è nata principalmente perché ho raccolto tanti di quei peperoncini, che non mi andava di congelarli tutti. Ho pensato che essiccarne una parte, oltre che per la conservazione, sarebbe stato meglio anche per fare l’olio piccante, in quanto il prodotto secco crea meno rischi di sviluppare il botulino di quello fresco.
Oltretutto, mi sono detta che poi, una volta che avrei avuto l’essiccatore, di sicuro l’avrei usato per essiccare anche altre cose, e infatti, oltre alla solita frutta da sgranocchiare come fossero chips, ho messo in cantiere questa ricetta che ho trovato sul blog Cuoca a Tempo Perso.
A dir la verità, non è la prima volta che faccio i kaki sott’olio. Già anni addietro tentai questo procedimento con una certa soddisfazione, solo che c’era sempre il solito timore che qualche vasetto potesse sviluppare il botulino, per cui rimase un’esperienza isolata, anche se i kaki erano davvero molto molto buoni.
Con l’essiccazione invece, mi sono sentita molto più serena, e l’essiccazione non ha affatto nuociuto al prodotto finale, perché il riposo prolungato nell’olio poi tende a far riammorbidire le fettine disidratate e anzi, alla fine in bocca sono morbide ma sode. Direi che ci guadagnino proprio.
Come aromatizzazione, ho seguito quella consigliata dalla blogger, aggiungendo di mia iniziativa solo un bel ciuffo di prezzemolo fresco tritato. Avrei usato il basilico, ma ormai era completamente finito. Il risultato al palato è un gusto dolce-salato gradevolmente speziato e con giusto un sentore di piccante che non disturba.
Una doverosa precisazione: l’essiccatore non è indispensabile, tant’è vero che la blogger fa essiccare i suoi kaki molto più banalmente nel forno, quindi chi volesse può vedere da lei tempi e temperature. L’essiccatore ha di buono che non devi impegnare il forno per un periodo di tempo che potrebbe essere anche molto lungo, e se si possiede un essiccatore che disponga anche di programmi specifici di essiccazione, come il mio, tutto il processo avviene in maniera controllata con intervento umano ridotto al minimo indispensabile (riempimento cestelli, inserimento spina, selezione programma, avvio, svuotamento cestelli :-) ).
L’affettatrice è raccomandabile, ma non obbligatorio. Aiuta a calibrare l’esatto spessore e a fare tutte le fettine uguali. Se si ha, consiglio di usarla ;-)
- 6 cachi bio acerbi, a km 0
- un mazzetto di prezzemolo del balcone/orto (mia aggiunta)
- 2 spicchi d’aglio bio
- 1 peperoncino piccante del balcone/orto (io un soverato medio-grande)
- un pezzetto di radice di zenzero bio
- 2-3 cucchiai di aceto (di mele biologico, nel mio caso)
- sale grigio di Bretagna (sel de Guerande)
- pepe nero al mulinello
- olio evo q.b.
Tagliare i kaki a fettine di massimo 5 mm di spessore, senza sbucciarli.
Porre ad essiccare, in essiccatore con programma P2 che corrisponde a temperatura media 40° per 18 ore (oppure nel forno seguendo le indicazioni della blogger di riferimento).
Tritare insieme aglio, prezzemolo, peperoncino, zenzero sbucciato, una presa di sale.
Mescolare il trito in una ciotola capiente con olio e aceto, tuffarci dentro le fettine di kaki essiccate, pepare e mescolare diligentemente per farle avviluppare bene tutte.
Far riposare una ventina di minuti, quindi invasare e coprire con olio evo.
Lasciar insaporire almeno una settimana, prima di degustare.
Eh sì, ha proprio ragione lui: svegliarsi è davvero il modo più irritante di iniziare la giornata! :-D