Mettiamola così: se il Jinjà avesse le finestre e Bill Murray sorseggiasse del whisky appoggiato al bancone del bar sarebbe una copia del set di Lost in traslation.
Locale dal design moderno, dagli spazi ben divisi e dallo stile ricercato e innovativo. Vasto, ma non per questo dispersivo e privo di una cura dei particolari che di solito si riscontra nei piccoli ristoranti.
La pulizia e l’ordine risaltano piacevolmente dalla sala ai bagni.
Il personale, cordiale e operativo, si muove alle direttive della sua titolare Zhu, figura onnipresente, che coordina i suoi ragazzi anche a distanza grazie all’uso degli auricolari di cui tutti sono muniti.
Andiamo al menù che permette comodamente di ordinare da un tablet presente su tutti i tavoli dove è possibile scegliere la comune formula all you can eat – disponibile sia a pranzo che a cena con bevande e dolci esclusi- e il menu alla carta.
Ad ogni modo il punto di forza del Jinjà è indubbiamente la qualità dei suoi prodotti: il sashimi, fresco e delicato, raggiunge la massima intensità dopo qualche istante che lo si assapora toccando note di gusto notevoli. I roll al riso venere con gamberi, asparagi e sesamo sono una combinazione esaltante di armonia e complessità determinata soprattutto dall’utilizzo di una spicy sauce dal bouquet equilibrato.
La tempura ha una struttura decisa e una panatura morbida e saporita che non si scompone neppure se si utilizzano forchetta e coltello. Ottimo anche il pesce leggermente scottato: tonno e calamaro in primis. E se ancora non siete soddisfatti, prima di passare al dessert è possibile che uno degli chef che si occupa della carne si fermi al vostro tavolo e vi offra un pezzo di pollo o di anatra appena arrostiti.
I dolci non sono propriamente una specialità giapponese, eppure il Daifuku alla crema di artemisia- che gli conferisce una colorazione verde- può essere una piacevole scoperta.
La lista dei vini è discreta e di buona qualità, come il Pinot Grigio Attems IGT del 2015 che gode di un’ottima sapidità e quella buona freschezza che con il crudo non stonano mai.
Se per Jiro Ono, gran maestro del sushi di Tokio, l’ “umami” (il quinto gusto) si raggiunge con un perfetto equilibrio tra le parti, direi che al Jinjà ci siamo quasi!
L’articolo Jinjà Prati sembra essere il primo su Sushiando.