Durante il periodo di Pasqua la Calabria fa sfoggio delle sue prelibatezze culinarie. Uno dei dolci più particolari, se vogliamo di nicchia, lo si ritrova proprio nella tradizione dolciaria di Drapia. Stiamo parlando dei “Vrazza” (braccia), la cui origine affonda in uno dei periodi più tristi della nostra regione, il terremoto che nel 1908 colpì duramente Reggio Calabria e Messina. Ancora oggi le nonne tramandano il racconto dell’arrivo di un ingegnere bolognese, il quale raggiunse le comunità di Drapia e Gasponi per aiutare nella costruzione e legò immediatamente con gli abitanti. Le donne del paese, come segno di grande riconoscenza per quanto stava facendo per la comunità intera, iniziarono a indagare su quale fosse il suo dolce preferito tra quelli tipici emiliani per tentare di omaggiarlo replicandone uno. Così, carpendo qualche indizio e senza mai farsi scoprire, si riunirono un giorno al forno del paese e senza disporre di alcuno strumento iniziarono. Presero quindi lo strutto, poiché quasi ogni famiglia possedeva e macellava maiali e unendolo allo zucchero, che non venne a mancare nonostante la tragedia, lo lavorarono a mano energicamente per diversi minuti fino a renderlo spumoso. Poi aggiunsero le uova, largamente disponibili, il latte appena munto e la farina anch’essa in abbondanza poiché quella un tempo era zona di mulini. Infine, grattugiarono la scorza di alcuni limoni e, sfruttando il calore emanato dalla bocca del forno a legna, sciolsero in ultimo il cremor tartaro, un composto chimico antesignano del lievito per dolci. Crearono così un composto del tutto nuovo anche per loro. Ma l’amore e la buona volontà furono la chiave di tutto. Presero poi le “lande”, le teglie da forno dell’epoca, srotolarono sopra la carta dei sacchi in cui veniva all’epoca confezionata la pasta e ci adagiarono il composto. Il nome di questo dolce tipico locale nacque proprio dall’uso delle braccia nella lavorazione e dalla sua forma che ricorda proprio due braccia. Prima d’essere infornato, fu cosparso in superficie di zucchero e poi tutto venne affidato al caso. Il profumo che poco dopo uscì da quella bocca di forno riempì di gioia tutte le donne e la sua bontà piacque all’ingegnere bolognese che rimase lusingato per questo gesto di gratitudine. Da allora i vrazza si continuano a preparare, rispettando sempre il procedimento, tanto che a Gasponi ogni anno si tiene il 13 di agosto una sagra. (Il vibonese)
Ingredienti
500 gr di farina 00
4 uova medie
250 di zucchero
120 di sugna
1 bustina di lievito
100 ml di latte
1 limone
Preparazione
Sciogliete la sugna e quando è fredda versatela in una ciotola con lo zucchero. Impastate rigorosamente a mano fino ad ottenere un composto omogeneo. Aggiungete le uova amalgamaldole bene al composto precedente e il limone grattugiato. Versate la farina setacciata insieme a metà del latte e incorporatela delicatamente sempre lavorando l’impasto con le mani. Infine sciogliete il lievito nel restante latte e continuate ad impastare. L’impasto finale deve essere morbido. Rivestite una teglia con carta forno e versate il composto a cucchiaiate dando la forma di due braccia.
Infornate a 180° per 35/40 minuti.
Una volta freddi tagliate I vrazza a fette e gustateli al naturale, biscottati oppure aggiungendo delle mandorle o semi di anice.