Quando si parla di tradizione è sempre una grande emozione apprende e diffondere senza mai aggiungere del personale, l’egocentrismo sta distruggendo le tradizioni e il palato di molti fessi. Così anche per l’acqua, le lobby e i media hanno indirizzato il popolo a bere le acque minerali a discapito di quella pubblica. Le multinazionali ringraziano, il popolo esegue e milioni di litri di acqua pubblica (che non è inferiore a quelle delle minerali) viene usata solo per servizi secondari. L’associazione culturale enogastronomica “Il Cortile di Cerere” di cui ne faccio parte, in questi mesi ha pubblicizzato l’acqua pubblica di Marcianise, con diversi tour presso le fontane pubbliche e con un convegno finale tenutosi nel Palazzo della Cultura di Marcianise. “Alcuni dei massimi rappresentanti della salute pubblica locale, hanno esposto il tema della potabilità dell’acqua pubblica, per la quale hanno garantito un costante e preciso controllo e una massima sicurezza per chi beve acqua dai rubinetti delle proprie abitazioni, che in alcuni casi è addirittura migliore di certe acque imbottigliate; l’importante, è stato sottolineato, è tenere sotto controllo eventuali autoclavi e la rete idrica privata”. Al termine del convegno è stato offerto a tutti i partecipanti un piatto della tradizione popolare di Marcianise, “l’acqua cecata” .
L’acqua è vita, con il pane è anche cibo spirituale usato per purificare corpo e anima. Ritroviamo varie versioni di ricetta con questi ingredienti base nelle varie regioni d’Italia e altrove. Da noi, in tutta terra di lavoro diventa un piatto povero e a secondo delle stagioni, cambiava la versione. Fresca e senza cottura in estate e bollente nei mesi freddi. Il pane usato era quello raffermo e fatto in casa nel forno a legna e con farina di frumento (pane cafone).
Ingredienti:
Pane raffermo, bello tosto
una cipolla
uno spicchio d’aglio
uno spicchio d’aglio
2 pomodori
sale
pepe
Procedimento:
In un tegame soffriggete per poco tempo la cipolla tagliata in quattro parti e lo spicchio d’aglio. Aggiungete l’acqua calda nel soffritto facendo attenzione che non schizza negli occhi, da qui il termine cecata. (potresti farti male agli occhi ). Aggiungete il pomodoro, aggiustate di sale e fate bollire per circa 10 minuti. Mettete nel piatto il pane duro e irrorarlo con il brodo molto ristretto. Aggiungete l’olio extra vergine e pepe a crudo e servite!
Presente al convegno anche l’amico Franco Russo, che ci ha scritto apposta per l’evento questa bellissima poesia in dialetto nostrano con relativa traduzione in Italiano.
‘A CECATA
‘A sient mmocca e nun ‘a vire,
l’acqua chiara ‘e l’ammelone,
scesa a cascatella, ‘nfunnennela c’ammira,
chellu ppane, tagliato ‘ncopp ‘o matrone.
S’anneja tutta quanta ‘a fella,
po’ s’aspetta che spogna gnagnolla;
e p’a fa parè ancora cchiù bella,
se sposa cu’ ll’uoglio caruto ‘a n’ampolla.
‘Nu pizzeco ‘e sale, ‘nu poca r’addore,
comme ‘a ciurata ‘ncapa ‘a ‘na sposa,
pe’ pruvurenza ‘a ‘na vita r’ammore,
che abbenerice e po’ s’arreposa.
Niente se jetta r’o ppane c’avanza,
cu’ ‘nu rispetto antico ‘mparato,
pare ‘nu rito, ‘na sorta ‘e crianza,
ca c’arricorda ‘o presente e ‘o passato.
Chello che resta pe’ tutta ‘na vita,
songheno ‘e fatte che t’anna cuntato,
ma a ‘na parola già riferita,
Franco RUSSO
‘A CECATA
La senti in bocca e non la vedi,
l’acqua chiara del boccale (di creta)
scesa a cascatella, bagnandola la guarda,
quel pane, tagliato sul matrone (mobile ligneo).
S’annega tutta quella fetta,
poi s’aspetta che la inzuppa completamente,
per farla sembrare più bella,
Si sposa con l’olio caduto da un’ampolla.
Un pizzico di sale ed un po’ di odori,
come un’infiorata in testa ad una sposa
quale provvidenza ad una vita d’amore,
che benedice e poi si riposa.
Niente si butta del pane che avanza,
con un rispetto antico, imparato,
sembra un rito, una sorta di ossequio,
Che ci ricorda il presente e il passato.
Quel che resta per tutta una vita,
sono i fatti che han raccontato,
ma una parola già riferita,
Franco RUSSO