Sarò l’unica al mondo a non digerire il sushi? Tutta colpa del gari che sa di saponetta…
Ieri sera dopo aver messo i bambini a letto abbiamo ordinato Giapponese.
Antonio se proprio deve optare per una cucina estera preferisce l’Indiano, il Sud Americano in genere, il Francese, ed in realtà anch’io; ma meditavo la “leggerezza” del sushi già un po’ e così anche mio marito mi ha seguita a ruota libera in una serata dai risvolti inaspettati.
Lui ha messo in fresco uno Chardonnay Veneto bianco frizzante – ebbene sì, il Napoletano sul sushi beve lo Chardonnay (Veneto)! Non chiedetegli di spingersi troppo più in là, Lui il vino italiano proprio non lo baratta con nessun altro.
Siccome i bambini dormivano ho pensato di apparecchiare sul tavolino davanti al divano, luce soffusa, candele, bollicine alla giusta temperatura, insomma, una seratina romantica per intenderci. E così è stato…fino ad un certo punto.
Nigiri (Ebi, Tako e Kani) ottimi, Hosomaki (Ebimaki e Kanimaki) da 7, Futomaki (Ebiten e Furai) divini, Uramaki (Miura) ok, Temaki (Ebi) nì, per me scomodi da mangiare, però tutto sommato davvero buono, considerando soprattutto che il pesce era freschissimo e che il Giapponese di ns fiducia prepara tutto al momento…insomma, procedeva nel verso giusto fin quanto non ho assaggiato quella strana “cosa” che mi sono sempre rifiutata di assaggiare perché l’odore mi infastidiva: ma cosa mi è passato per la testa?! Sarà stata l’atmosfera molto piacevole o il vino frizzante che faceva tanto momento “andante con brio”, fatto sta che ho assaggiato il Gari…e l’idillio si è rotto.
Serata rovinata.
Nottata da dimenticare.
Dopo più di 12h di nausea sembra ancora che mi sia appena scolata un flacone di detersivo per i piatti. Il malefico zenzero a fettine sottili sotto aceto che servirebbe per “pulirsi la bocca” tra un boccone e l’altro di sushi sa effettivamente di sapone.
Pensavo fosse Amore, invece era un calesse (di nome Gari, piantato sul mio stomaco)…mio marito in fondo ha ragione: “la prossima cenetta romantica va fatta con un Pollo arrosto”.
POLLO ARROSTO AL LIMONE E BACCHE DI GINEPRO
INGREDIENTI:
1 Pollo intero da 1,100 kg circa
1 Limone non trattato
1 Cipolla
3 Foglie di Alloro
Olio evo, Bacche di Ginepro, Sale e Pepe q.b.
TEMPI DI PREPARAZIONE:
Tempo di Lavorazione 10’
Tempo di Cottura 80’
PREPARAZIONE:
In un mortaio (io ho utilizzato questo di LeCreuset) pestate le bacche di ginepro aiutandovi con l’apposito pestello.
Preriscaldate il forno a 200°C con modalità statica.
Private il pollo di eventuali interiora e grasso in eccesso, se necessario fiammeggiatelo.
Lavatelo accuratamente ed asciugatelo con carta da cucina.
Riducete la cipolla in 4 spicchi e bucherellate il limone con un coltello.
Inserite nel ventre del pollo un paio di foglie di alloro, il limone e la cipolla e parte delle bacche di ginepro pestate.
Salate il pollo e massaggiatelo con abbondante olio evo; conditelo poi con pepe e ginepro pestato.
Sul fondo della teglia di cottura depositate dell’alloro e poggiatevi sopra il pollo con la parte rivolta verso l’alto.
Infornate e cuocete per 70’ con modalità statica e per 10’ con modalità grill.
*Consiglio: I tempi di cottura del pollo al forno variano a seconda del peso del pollo, in generale i volatili cuociono 1 h per ogni chilogrammo.
Al prossimo (meno malmesso) racconto commestibile.
A.
P.S: Vi lascio il video della sigla di “Pensavo fosse Amore, invece era un Calesse” di Massimo Troisi.