In una incantevole giornata, quasi primaverile, con i riflessi del sole che si stagliano sulla superficie increspata del lago di Mergozzo, ho fatto una splendida scoperta; il ristorante Piccolo Lago.
Una perla incastonata tra le colline di Verbania, dove rilassarsi, godere della vista del lago e contornarsi della magnifica atmosfera che si respira sul lago Maggiore.
Una location unica sapientemente guidata dalla famiglia Sacco; qui nel 1974 papà Gastone e mamma Bruna danno vita ai loro sogni gestendo questo gioiello in modo eccellente, oggi il testimone è passato a Marco, chef geniale e fantasioso.
Marco segna per il Piccolo Lago un momento di svolta inserendo novità e modernità sia a livello tecnico che strutturale ma soprattutto, come lui stesso spiega, “onorando il passato e mirando ad un futuro sempre più luminoso”.
Il Piccolo Lago è il ristorante giusto per qualsiasi evento si voglia organizzare, la location è impeccabile, l’atmosfera è calda ed avvolgente, la cucina di alto livello; nulla è mai lasciato al caso, nulla è mai banale.
Sono stata molto fortunata per aver avuto l’opportunità di provare il menù della riapertura stagionale, per questo vi farò partecipi della mia esperienza.
Il ristorante colpisce fin dall’ingresso, l’ambiente è magia pura; nella zona terrazza le ampie vetrate offrono una vista lago romantica e sublime; ma anche la sala centrale, con un camino che se acceso riscalda il cuore, è molto bella ed intima.
In questo scenario da favola l’accoglienza è perfetta, il personale ci è venuto incontro offrendoci un ottimo vino un Antica Fratta di Franciacorta come aperitivo mentre lo chef Marco Sacco ci ha aperto le porte della sua cucina, dandoci la possibilità di osservare lui e la sua brigata all’opera durante la creazione dei suoi piatti, unici, innovativi e tradizionali insieme, non a caso la sua arte, perché di questo si tratta, è stata premiata con due stelle Michelin.
Il menù era composto da sette portate; si parte con due entrée,
Topinambur, sapore di Piemonte ed eccellenza italiana, il tubero piemontese cotto al forno, adagiato sulla sua stessa crema ed accompagnato da grano saraceno, tartufo nero essiccato e sbriciolato con crescioni ed essenza di prezzemolo.
A seguire Lumaca Lumaca, l’Oriente e l’Occidente si incontrano in un classico dualismo terra-mare, delicate le lumache di terra vengono preparate con un classico aglio prezzemolo e burro e servite su una spuma di patate alla grappa; le lumache di mare, con una texture più gommosa, vengono cotte al vapore e preparate all’ “esotica” con gambero essiccato, insalata di papaya verde, due tipi di peperoncino, lime, salsa di ostriche, pinoli ed infine julienne di sedano rapa, un confronto internazionale per un piatto tutto Made in Italy.
Un primo piatto classico rivisitato dallo chef; Spaghetto d’Italia, saltato in bianco con polvere di pomodoro essiccato, crema di mascarpa ossolana, cavolo scottato in acqua bollente e raffreddato in ghiaccio, un incontro di sapori che, una volta impiattati, formano il nostro orgoglio: il tricolore.
Insolite le proposte dei due secondi piatti; il primo dal nome originale, Acquario Vegetale, qui torna il dualismo terra-mare, la terra rappresentata dalla patata cotta al burro con cuore di cetriolo cotto in infusione di prezzemolo ed acqua di mare fatta schiumare aggiungendo il latte, il tutto accompagnato da alghe dissalate, lattuga di mare, cetriolo di mare e shizo tagliati finemente a crudo, il tutto poggiato su crema di pastinaca.
Il secondo con un nome divertente La Porca Costina, carne di maiale toscano preparata all’ossolana, cotto sottovuoto, messo al forno ed affumicato su brace con piante aromatiche e resinose come il ginepro, all’interno della costina, proprio dove c’è l’osso, viene poggiato un porro scottato in acqua bollente e passato con la fiamma ossidrica, la carne è accompagnata da cavolo nero saltato con pinoli e mandorle cristallizzate e peperone verde.
Per chiudere due desserts inconsueti a partire dal nome, il Carciofo, un sapore che non ti aspetti; il carciofo viene messo in infusione con acqua e zucchero, fritto, poggiato su una base di crema di riso al limone, ricoperto con quenelle di gelato al latte di mandorla e spolverato con un trito di nocciole piemontesi
ed il Petit Fours, macarons, cannoncini, madeleines e cioccolatini alla grappa, piccoli bocconcini, dolci finger food per concludere un pranzo degno di una regina, delicate dolcezze servite su un tronco di faggio naturale, lo si potrebbe chiamare “dolce della condivisione” sul tronco troviamo infatti anche un coltellino per facilitarne la divisione ed una chicca speciale: cake pops.
Spettacolare, non c’è dubbio; ci tornerò ? Sicuramente si e lo consiglio, si perché ogni tanto bisogna coccolarsi ed al ristorante Piccolo Lago lo si può fare, la cucina è “stellare” grazie al genio dello chef Marco Sacco, il personale è molto preparato ed attento alle esigenze di ognuno e la location è da favola.
A presto.
Anna