La zuppa di ceci e castagne è una minestra calda e confortante della tradizione contadina dell’alto Lazio.
Questa è stata la prima ricetta che la carissima Vittoria Tassoni ci ha insegnato a fare per il progetto organizzato dalla Camera di Commercio di Rieti e Viterbo e Azienda speciale Centro Italia nell’ambito di “Turismo e Cultura”.
Come avete visto ho già pubblicato le altre ricette e mi sono tenuta questa per il periodo dopo il Natale, anche se Vittoria ci ha raccontato che questa ricetta veniva preparata proprio la sera della Vigilia, quando si deve mangiare di magro.
Le origini della zuppa sembra siano molto antiche, se ne trovano tracce in un trattato di cucina del ‘200, Italo Arieti nel suo libro La Tuscia a tavola, propone una ricetta specifica.
Gli ingredienti che si trovano nella ricetta sono molto nutrienti e sia i ceci che le castagne che abbiamo utilizzato sono un prodotto d’eccellenza della Tuscia; le castagne sono dei Monti Cimini e i ceci sono di Valentano.
Essendo ingredienti freschi, e non precotti, ci vuole un pochino di tempo per realizzare questa ricetta, ma il gusto che sprigiona ripaga il tempo trascorso ai fornelli per la sua preparazione.
Io adoro le minestre, le zuppe e le vellutate ed in inverno ne preparo sempre per scaldare la pancia e il cuore.
Ve ne lascio alcune, ma nella home del blog, scrivendo nella ricerca zuppa ne escono tantissime.
- DifficoltàMolto facile
- CostoEconomico
- Tempo di preparazione20 Minuti
- Tempo di riposo12 Ore
- Tempo di cottura3 Ore
- Porzioni4 persone
- Metodo di cotturaFornello
- CucinaItaliana
- StagionalitàAutunno, Inverno
Ingredienti per la zuppa di ceci e castagne
Strumenti
Preparazione della zuppa di ceci e castagne
Mettete a bagno i ceci per tutta la notte. Scolate l’acqua di ammollo e cuoceteli in abbondante acqua non salata per circa 2 ore. Il mio consiglio è quello di assaggiarli già dopo la prima ora di cottura, i tempi di cottura variano molto a seconda della tipologia di cece utilizzato. Questi di Valentano ci mettono circa due ore. Se volete far prima potete cuocerli con la pentola a pressione per circa 50-60 minuti.
Una volta pronti scolateli e teneteli da parte, conservando il liquido di cottura, servirà dopo durante la preparazione della zuppa.
Incidete le castagne ed arrostitele. Io le preparo solitamente nella friggitrice ad aria, ma potete arrostirle sul fornello o se preferite anche, senza inciderle, bollirle in acqua. Le castagne arrostite sono più saporite all’interno della zuppa.
Versate nella casseruola un pochino di olio extravergine d’oliva e fatevi rosolare gli spicchi d’aglio con i rametto di rosmarino.
Aggiungete le castagne a pezzettoni e la passata di pomodoro. Lasciate insaporire un minuto, quindi versate i ceci. Mescolate con cura lasciando cuocere per cinque minuti.
Coprite con circa un litro di acqua calda e mezzo litro di acqua di cottura dei ceci.
Portate ad ebollizione quindi abbassate la fiamma e cuocete per circa un’ora. Se dovesse asciugarsi troppo la zuppa di ceci e castagne potete aggiungere un pochino di acqua di cottura dei ceci.
A questo punto assaggiate la zuppa e regolate di sale.
Tostate un paio di fette di pane e tagliatelo a dadini. Disponete i dadini di pane sul fondo delle ciotole in cui servirete la zuppa.
Una volta pronta la zuppa versatela nelle ciotole individuali e guarnite con un filo d’olio extravergine di oliva e, se vi piace, una macinata di pepe fresco.
FAQ (Domande e Risposte)
Cos’è il cece dal solco dritto di Valentano?
Il cece dal solco dritto di Valentano è un piccolo legume che viene coltivato nella zona di Acquapendente e Valentano in provincia di Viterbo. Fa parte dei prodotti dell’Arca del Gusto di Slow Food e hanno buccia liscia, di colore giallo-beige, tuttavia, diversamente da come si potrebbe pensare, non devono il nome a una particolare conformazione del seme, ma a un’antica tradizione contadina. “La tiratura del solco dritto” è una manifestazione che si svolge il 14 di agosto nella piana sottostante il paese di Valentano, durante la quale viene tracciato un lungo solco che attraversa i campi. Una volta era realizzato dall’aratro trainato dai buoi, oggi dal trattore. A seconda di come riesce il tracciato (cioè più o meno dritto), se ne traggono auspici sul raccolto dell’anno successivo.
La coltivazione del cece dal solco dritto ad Acquapendente e Valentano è molto antica, risalirebbe addirittura al tempo degli Etruschi. Pare che, nel medioevo, la farina ottenuta da questa varietà fosse usata in Val di Lago anche per la panificazione, tanto che vennero fissate gabelle ed imposte sulla sua produzione di poco inferiori a quelle sul grano. La radicazione di questo prodotto nel territorio permase per lungo tempo, fino a diventare tradizione gastronomica della Tuscia e i piatti a base di questo legume entrarono da protagonisti nel pranzo della Vigilia di Natale.
Le castagne dei Monti Cimini sono particolari?
Le castagne ed marroni dei monti Cimini sono prodotti tipici d’eccellanza della Tuscia da millenni. I monti Cimini formano il comprensorio montuoso che si erge al centro della provincia di Viterbo. Le peculiari caratteristiche morfologiche e climatiche unite al terreno di origine vulcanica permettono di ottenere castagne e marroni di grande qualità e molto apprezzate.
I boschi impenetrabili dei monti Cimini, venivano chiamati dai Romani “Selva Cimina” e ne stavano alla larga poiché pensavano fosse un luogo invaso da demoni e belve terrificanti.
Le castagne dei Cimini, si prestano per la preparazione di farina e quindi alla conservazione. Dalla farina venivano preparati, in parte ancora oggi, derivati come il pane, i dolci come il famoso castagnaccio. Soprattutto, da ricordare la minestra per eccellenza di Ceci e Castagne, vero piatto tipico del periodo autunno inverno. Tra i primi piatti, le castagne vengono utilizzate anche nelle minestre con i funghi. E poi gli arrosti come il maialino ripieno di castagne, il rollet con le castagne, brasato alle castagne e vino novello.
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