Questa zuppa tipica del territorio dei Castelli romani in particolare di Velletri era molto comune tra la fine dell’Ottocento sino agli anni Sessanta del Novecento, composta semplicemente del cavolo nero che in dialetto chiamano “cavoletti”, patate e pane raffermo; veniva servita nella “scifella” un vassoio in legno con i bordi inclinati.
Negli anni la zuppa si è arricchita delle uova o del baccalà, proprio con questo ultimo ingrediente le è dedicata una Sagra a Velletri la Sagra della “Zuppa di Cavoletti e Baccalà”.
Io propongo la versione più antica e più povera, alla ricetta ho aggiunto solo l’olio al peperoncino, per avere in più un sapore piccante che amo molto.
Nota:
Il nome dialettale di “cavoletti” per il cavolo nero che si coltiva nel velletrano, forse deriva dal sistema di coltura che prevede di cimare lateralmente la pianta poco per volta, in modo da farla crescere continuamente.
Ricetta tratta da qui
Ingredienti:
600 g di cavolo nero (in dialetto cavoletti)
4 fette di pane raffermo cotto a legna
3 patate medie a pasta gialla
1 spicchio di aglio
olio extra vergine di oliva
olio al peperoncino (mia aggiunta)
Preparazione:
Si mondano le foglie di cavolo nero si tagliano a mezzi grandi, si sbucciano le patate e si tagliano a spicchi. Si porta ad ebollizione l’acqua con uno spicchio di aglio schiacciato e un po’ di sale, si mette il cavolo nero e le patate, si lascia cuocere finché le patate saranno morbide.
Si adagiano le fette di pane su un piatto o in scodelle (in origine nella Scifella), si versano le patate e il cavolo nero e l’acqua di cottura quanto basta per ammorbidire il pane, ma non da sfaldarlo. Poi si condisce il tutto con l’olio extra vergine di oliva. Io ho aggiunto anche un filo di olio al peperoncino.