NIENTE formaggi, per carità. Lo zucchero solo integrale. L’olio è ammesso se è spremuto a freddo. La frutta dev’essere bio; la carne rossa è un killer; il ristorante è un pericolo: chissà come cucinano. Se il mangiar sano, di per sé un’ottima abitudine, diventa un’ossessione, forse siamo diventati ortoressici. Il termine è ancora poco noto: quanti sanno che, oltre a disturbi alimentari come bulimia e anoressia, esiste una patologia che si chiama ortoressia? Chi ne soffre spesso neppure sa che si tratta di una patologia da affrontare con l’aiuto di esperti. In alcuni casi con l’assunzione di farmaci.
Il fenomeno è in crescita. Torino, addirittura, sarebbe la terza città italiana per incidenza di casi, circa 180 mila persone che presentano tratti tipici dell’ortoressia. Secondo i dati del ministero della Salute, gli ortoressici in Italia sono circa 500mila, su oltre 3 milioni che soffrono di disturbi alimentari. Uno studio realizzato da Nutrimente, un’associazione per la prevenzione e la conoscenza dei disturbi alimentari, condotto su 1200 persone fra i 18 e i 65 anni, sostiene che la città più ossessionata è Milano con il 33 per cento di potenziali ortoressici. Segue Roma, con il 27 per cento di cittadini che passa il tempo al supermercato a scegliere maniacalmente cosa mangiare. Torino è sul podio con il 21. Un’indagine condotta nel 2014 da Secondo Fassino, direttore del dipartimento di neuroscienze e salute mentale con un gruppo di ricercatori dell’Università (Giovanni Abbate- Daga, Annalisa Brustolin e altri) rivela che in una fascia di popolazione a rischio perché composta da studenti universitari in scienze motorie — e quindi particolarmente attenti alla forma fisica — la percentuale di ortoressici sale fino ad oscillare dal 26 al 35,9 per cento.
In un’epoca in cui la bellezza è un dovere e la forma fisica uno dei viatici per il successo, il rischio di sviluppare questa dipendenza è alto. «Gli individui ortoressici sono tipicamente preoccupati dalla qualità del cibo che consumano — spiega Fassino — trascorrono molto tempo nel cercare di individuarne la provenienza, la modalità in cui è stato processato e confezionato. La fissazione sulla qualità è sostenuta dal desiderio di aumentare la propria salute fisica e il benessere». Tutte buone abitudini che, esasperate, diventano pericolose, causando in molti casi l’isolamento sociale. A volte chi ne soffre è celiaco ed è pertanto forzatamente attento al cibo che consuma. Oppure è una persona magra dopo un passato da obeso. In altri casi è vegano e parte già da restrizioni molto forti. Nessuno di questi casi è di per sé a rischio.
Lo diventa se si sviluppa una maniacalità che causa conseguenze sulla vita sociale. Un ortoressico
può finire socialmente isolato da tutti, perché le sue manie non gli consentono di adattarsi ad una vita sociale. Sulle differenze di genere ci sono posizioni contrastanti, spiega Fassino: «Alcuni studi segnalano una prevalenza di donne, mentre altri sostengono che ad essere maggiormente colpiti siano gli uomini».
Sul piano medico gli ortoressici possono sviluppare le stesse complicazioni a cui vanno incontro gli anoressici, squilibri metabolici, brachicardia
Fonte: <<http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/05/25/news/se_mangiare_sano_diventa_una_malattia_e_allarme_per_l_ortoressia-140543725/>>