Itinerari di viaggio: Pistoia e Lucca. Gioielli di Toscana

Piazza Duomo a Pistoia
Street food tra Lucca e Pistoia
Il Battistero di Pistoia
Cosa comprare tra Lucca e PIstoia
La chiesa di San Michele a Lucca
lucca_ilaria_del_carretto_2

Nell’immaginario dei turisti, stranieri ma probabilmente anche italiani, la parola Toscana richiama subito alla mente Firenze, Pisa, Siena, Arezzo e poi dolci colline ondulate, cipressi e vigneti. Luoghi splendidi, panorami magnifici ma la Toscana custodisce anche altri gioielli da non perdere, città come Lucca e Pistoia, che distano mezz’ora di treno l’una dall’altra, ricche di storia, bellezze architettoniche e una tradizione enogastronomica peculiare. Ci sono andata nei mesi invernali, a fine febbraio, per toccare la loro dimensione più intima, più naturale, meno legata ai flussi turistici dell’alta stagione. Lucca, con il suo aspetto serioso e austero, la sua fitta rete di strade dall’impianto medioevale, le torri, i palazzi e le chiese con i marmi policromi e le file di colonnine amplificate all’infinito. Pistoia, con il suo fascino discreto, di cui pochi notano il delicato splendore, a tratti snobbata dagli stessi toscani (“che ci vai a fare a Pistoia?”, mi sono sentita dire), ma che vanta una delle piazze più belle d’Italia, con la sua impronta romanico-gotica rimasta intatta nei secoli, e che attende di occupare il posto che le spetta come Capitale italiana della cultura nel 2017. Due città da scoprire.

Il Duomo di Lucca
Il Duomo di Lucca, interno
Ilaria del Carretto, Lucca
Palazzo Micheletti a Lucca
Lucca vista dall'alto
Il Battistero di Pistoia, dettaglio

LUCCA – Gli abitanti di Lucca si vantano di vivere in una città con una cinta muraria intatta, la seconda in Europa, dopo quella di Nicosia, a Cipro. Una cerchia che abbraccia l’intera Lucca, lunga oltre 4,2 km e costruita tra il 1504 e il 1648, mai usata a scopo difensivo. Chi arriva dalla stazione, se ne rende conto da subito. Ora le mura sono una splendida passeggiata pedonale, grazie alla intuizione che ebbe Maria Luisa di Borbone nei primi anni del 1800. Da Piazza Ricasoli si raggiunge facilmente il Duomo di San Martino, cattedrale di Lucca, che custodisce anche alcune opere del Ghirlandaio. Le esili colonnine del Duomo racchiudono due dei simboli più amati della città: il crocifisso ligneo del Volto santo, venerato in epoca medioevale in tutta Europa e attualmente conservato in un tempietto costruito nel 1484 da Matteo Civitali nella navata sinistra della cattedrale. E soprattutto il monumento funebre a Ilaria del Carretto, sposa del signore di Lucca, Paolo Guinigi, morta ad appena 26 anni dopo aver dato alla luce la seconda figlia. Le sue sembianze dolci intrappolate nella pietra continuano dopo 400 anni a incantare milioni di turisti. Il sarcofago che la ritrae addormentata è opera del grandissimo scultore senese, Jacopo della Quercia, ed è di scuola francese. Il piccolo cane ai piedi della fanciulla, che sembra ancora una bambina, conquista il cuore dei turisti.

Lucca, via del Fosso
Lucca, Torre dei Guinigi
Scorci di Lucca
Lucca, l'Anfiteatro
La chiesa di San Michele a Lucca

A due passi dal Duomo, non perdete uno dei migliori panorami su Lucca. Dovete salire una ripida e alta rampa di scale ma ciò che si vede dalla cima del campanile della chiesa dei Santi Giovanni e Reparata vale la fatica. Come pure gli scavi archeologici sotto la chiesa che custodiscono ancora vestigia delle antiche terme romane, e delle chiese sia romane sia medioevali che sorgevano sul sito. Scegliete poi una qualsiasi strada, tra vicoli stretti e cupi, per arrivare nella piazza San Michele e ammirare la bellissima chiesa di San Michele in Foro, in stile rinascimentale che gareggia in bellezza con il Duomo, soprattutto per le colonne policrome e tutte di foggia diversa. Le strade di Lucca, dai nomi suggestivi come Via Buia, via Del Moro, via del Fosso, nascondono cortili, statue, palazzi affrescati medioevali e rinascimentali, che oggi sono occupati da negozi di lusso, gioiellerie e antiquariato, secondo la tradizione che appartiene da secoli a questa città. C’è posto anche per botteghe storiche e alimentari come il Panificio Giusti – Forno a Vapore dove gustare la focaccia dolce, la Fabbrica del Buccellato Taddeucci con il suo buccellato (un pane semidolce con uvetta e semi di finocchio) ma anche i torroni e i panforti, la pizzeria da Felice in via Buia, dove provare la cecina e il neccio, oppure la Bottega di Prospero in via Santa Lucia, dove comprare le tipiche zuppe e legumi toscani. Non dimenticate di alzare lo sguardo verso la Torre di Guinigi (visitabile), sulla cui sommità troverete degli alberi di ulivo, e di ammirare la piazza dell’Anfiteatro, circondata da edifici medioevali che hanno sostituito le antiche gradinate. A due passi, la chiesa di San Frediano. Se volete fare un acquisto con oltre 150 anni di storia, comprate una bottiglia di China Massagli, una bevanda digestiva prodotta dalla macerazione della corteccia della Cinchona officinalis, una pianta proveniente dal Sudamerica (Amazzonia), con l’aggiunta di erbe e spezie, che questa azienda produce ancora in modo completamente artigianale in 40-50 mila litri annui.

Ristorante L'Imbuto, a Lucca
DOVE MANGIARE A LUCCA – Per molti gourmet, il giovane viareggino Cristiano Tomei è l’istrione creativo della cucina toscana. Il suo ristorante L’Imbuto, ben celato all’interno del Lucca Center of Contemporary Art (suonate il campanello se volete entrare) propone opere moderne tra e sui tavoli. I menu sono su misura: 50, 70 e 90 euro per portate a sorpresa e cucite quasi sartorialmente sui clienti. Percorsi differenti a seconda se la vostra sia o meno la prima volta. Tra i piatti simbolo, la bistecca primitiva (manzo garfagnino stracciato a mano su corteccia riscaldata di pino marittimo, con grasso cotto e chips di patata), i ravioli ripieni di olio e parmigiano con polvere di cavolo nero e seppie grigliate, la minestra di riso in salsa di pesce arrosto con polpo secco grattugiato, mandorle e limone. Nel percorso che mi è toccato in sorte, ho amato particolarmente quella che Tomei ha chiamato ‘pizza di mare’: acqua di pomodori e acqua di mare con elicriso, gamberi rosa crudi e lievito in polvere, che all’olfatto e al gusto è riuscita a ricostruire sapori e profumi tipici della pizza marinara. E il creme caramel salato a base di fegato di piccione. Carta dei vini con ricarichi molto contenuti, e grande scelta di bollicine e pinot nero da Italia e Francia. Nei piatti di Tomei c’è ricerca e tecnica, nettezza e concentrazione di sapori, ironia ed equilibrio. Vedere uno chef stellato che ti sgrida perché hai un cellulare sul tavolo (“ora pensate a mangiare”) e che serve ai tavoli spiegando nei particolari il proprio piatto è davvero un unicum nel panorama gastronomico italiano.

Piazza Duomo a Pistoia
Piazza Duomo a Pistoia
I portici del Duomo di Pistoia
Il Battistero di PIstoia
Pistoia, San Bartolomeo in Pantano
Sant'Andrea
Sant'Andrea, interno

PISTOIA – Avevo già visitato Lucca da adolescente e mi rimase impresso il ricordo della sua bellezza, ma Pistoia non la conoscevo e devo ammettere che non mi aspettavo di scoprire questa meraviglia medioevale. E’ una città che soffre molto la vicinanza quasi ‘soffocante’ di due grandi protagoniste degli itinerari toscani come Firenze e Lucca. Ora si è presa una piccola rivincita e attende quietamente il 2017, anno in cui sarà la Capitale italiana della Cultura. Un onore ma anche un onere. Di sicuro, la sua Piazza Duomo, rimasta intatta nei secoli, è un motivo sufficiente per fare una visita a questa cittadina: Palazzo dei Vescovi edificato nell’anno Mille, il Battistero gotico di San Giovanni in corte, la Cattedrale di San Zeno (con l’altare argenteo di San Jacopo a cui lavorò il Brunelleschi), la Torre del Campanile, uno dei più belli e alti  d’Italia (67 metri), in stile romanico risalente all’epoca dei Longobardi, il Palazzo Pretorio, il Palazzo comunale del XII secolo, con lo stemma mediceo sulla facciata. I trenta metri della torre medioevale di Catilina sono poco distanti. Da non perdere nel centro storico, cinto in parte da mura, antichi edifici come le chiese di San Bartolomeo in Pantano, Sant’Andrea (con il pulpito di Giovanni Pisano), San Giovanni Fuoricivitas (con marmi policromi bianchi e verdi e le sculture al suo interno di Fra Guglielmo da Pisa e Luca della Robbia), San Paolo, San Pier Maggiore.

PIstoia, via della Torre
PIstoia sotterranea
San Paolo
San Giovanni Fuoricivitas
Pistoia, il Mercato della Sala
Pistoia, centro storico

Per strade caratteristiche come Via della Torre o nella vivace Piazza della Sala, si scopre l’anima commerciale di questa cittadina: norcinerie come la Storica Norcineria da Romolo, botteghe che vendono formaggi, verdure, specialità pistoiesi come i brigidini di Lamporecchio e i burri artigianali, fino al più moderno street food che qui significa cecina, panino al lampredotto, castagnaccio. Per provare e acquistare i prodotti tipici fate un salto a La Botte Gaia, che è anche enoteca e osteria. Fortissima la tradizione alimentare di questa cittadina, che è patria del giurista e poeta Cino da Pistoia, amico di Dante Alighieri e Boccaccio: zuppa del carcerato (pane raffermo in brodo, trippa e lampredotto, originariamente gli scarti della macellazione dei bovini), collo di pollo ripieno, neccio (una crepe di farina di castagne ripiena di ricotta, non dolcificata), farinata con cavolo nero. Per un caffè di ottima fattura, magari con un bel bombolone caldo alla crema, scegliete il Cafè du Globe in piazzetta Gavinana. Da non perdere, l’ospedale del Ceppo da dove parte il percorso di Pistoia Sotterranea: una serie di gallerie in mattoni costruite per coprire il torrente Brana e le sue gore e per sostenere al contempo le fondamenta di quello che è tuttora uno dei più antichi ospedali al mondo che funzionano ininterrottamente dall’anno di fondazione, che in questo caso è il 1277. Lungo i sotterranei sono visibili resti medioevali, ponti romani, mulini che sfruttavano la forza dell’acqua per molire le olive e il grano. Il progetto dell’associazione prevede di proseguire gli scavi in modo che questo diventi uno dei percorsi sotterranei più lunghi d’Europa.

Trattoria La Bettola, a Pistoia
Ristorante Baldovino, a Pistoia
Osteria dell'Abbondanza, a Pistoia

DOVE MANGIARE A PISTOIA – La prima scelta, quella che vi suggerisco di non perdere,  è l’osteria La Bettola, della simpaticissima Paola Pazzagli. E’ una trattoria familiare, dove vengono proposte antiche ricette pistoiesi frutto di una ricerca che Paola conduce anche assieme a storici dell’alimentazione. Al di là di un’ottima materia prima, dai salumi ai pecorini toscani, fino alle carni, visto che Paola fa la spesa dal suo macellaio di fiducia, come se si trattasse della spesa di casa, i piatti che propone sono molto rari. La zuppa del carcerato, fatta con pane bianco trippa e lampredotto, la farinata con cavolo nero, l’insalata di musetto, i tortelli di patate al ragu di cinta senese, il collo di pollo ripieno, lo stufato di lampredotto e trippa dentro una pagnotta, i fegatelli di maiale arrosto. Persino i cantucci (nella versione morbida e non tostata) sono fatti in casa. Paola cucina tutto personalmente e serve anche ai tavoli. Il rapporto qualità- prezzo è davvero ottimo (antipasti e primi a 7 euro, secondi piatti a 10 euro).
Altro indirizzo da annotare è l’Osteria dell’Abbondanza, anch’essa all’insegna della tradizione locale, gestita da Iccio, un’istituzione della gastronomia cittadina che oggi ha deciso di lasciare più spazio ai figli nella gestione del ristorante. Tra le proposte, tutte di chiara impronta toscana e pistoiese, ho provato la farinata con cavolo nero, la pappa al pomodoro, la zuppa del carcerato (molto ben fatta), le polpettine di baccalà fritto con polenta (croccanti e non unte), il peposo dell’Impruneta con fagioli e le tagliatelle al ragù di cinghiale. Anche qui un buon rapporto qualità-prezzo. Si mangia con 30 euro.
Il terzo ristorante che ho provato è l’enoteca Baldovino: le ambizioni sono quelle di un locale con cucina raffinata e creativa, ma a mio parere c’è qualcosa da rivedere. La proposta prevede carne e pesce; diversi i menù degustazione. Ho optato per  un tortino di cardi con salsa alla bagna cauda, la cui influenza sul piatto era appena percepibile. Poi, gnocchetti artigianali con radicchio tardivo e pecorino di fossa: buona la consistenza e il sapore degli gnocchi ma un po’ privo di verve il condimento. A seguire, guancia di vitello alla pesciatina, forse il piatto più riuscito anche se poco curato sul lato estetico. Come dolce il neccio, che non ha incontrato il mio gusto per la mancanza totale di un elemento dolce: sia la crepe di castagne sia la ricotta erano al naturale, secondo tradizione, ma l’aggiunta di polvere di cacao e un ristretto al caffè lo hanno reso amaro. Un rapporto qualità-prezzo secondo me sbilanciato: antipasti e primi 10 euro, secondi tra 12 e 20 euro, dolci 5 euro e una carta dei vini con un’offerta vasta ma con ricarichi decisamente alti su alcuni vini. L’enoteca Baldovino è comunque un’alternativa se non volete concentrarvi solo sulla tradizione.

DOVE DORMIRE A PISTOIA – Io ho scelto la Locanda San Marco, che occupa oggi l’antico Palazzo Caluri, una dimora del 1600. E’ in centro ma  non nella zona più turistica, quindi ci si può rilassare in una atmosfera tranquilla. E’ un bed and breakfast in una dimora d’epoca con arredi originali, stanze, suites e appartamenti con soffitti affrescati, una bella terrazza che in estate deve essere un tripudio di verde e fiori, sale comuni in cui leggere un buon libro o prendere un tè caldo o una grappa prima di andare a dormire. La colazione è decisamente degna di nota, con torte, biscotti, croissants, succhi di frutta. Il costo delle camere va da 70 a 120 euro a secondo della tipologia che scegliete.

Altre ricette simili a questa:

VAI ALLA RICETTA


Nessun commento...

Inserisci un Commento

Devi effettuare il Login per inserire un commento.

[an error occurred while processing this directive]
[an error occurred while processing this directive]