C’è un luogo speciale in Sicilia, dove non mi stanco mai di tornare. Si trova agli antipodi rispetto alla mia Messina, ed è la zona delimitata dalla via del sale, che collega Trapani a Marsala. Un paesaggio naturale e culturale dove il sale traccia una linea sottile che unisce la terra al mare. Un mare calmo, chiuso da isole in una sorta di laguna abitata da tempi remoti, prima dagli Elimi, poi dai Fenici e dai Greci. La prima cosa che colpisce chi sceglie di percorrere questo itinerario sono i colori: il giallo delle pietre, l’azzurro del mare, il verde della macchia mediterranea e il bianco del sale. Trapani e Marsala sono città ventose, dove l’aria ha odori e profumi diversi dal resto della Sicilia. Entrambe prima di tutto sono città di mare, di pescatori, ma qui non bisogna mai dimenticare che a pochi chilometri dalle coste e dalle spiagge ci sono campi coltivati (a vigneto e ortofrutta) e allevamenti. Qui crescono l’Aglio di Nubia, i meloni “gialletti” di Paceco, le angurie, si producono l’olio Dop Valli trapanesi, il vino Marsala, la Doc Erice.
Vi suggerisco di iniziare il vostro itinerario daTRAPANI, la città del sale, della vela e del vento. Prima di addentrarvi nelle vie del centro storico, completamente pedonale, fate un giro della zona del porto con i pescherecci dai colori sgargianti e imponenti costruzioni come la Torre di Ligny, la Colombaia, il Villino Nasi. Da tutti questi punti a picco sul mare, aspettate il tramonto con le sue mille sfumature cromatiche che illuminano la città. Prima di tuffarvi per i vicoli del centro storico, fermatevi alla gelateria Ciuri Ciuri (in via Ammiraglio Staiti 73), sul lungomare di fronte all’imbarco per le isole Egadi, oppure alla gelateria Liparoti per una buona granita al pistacchio e mandorla.
Iniziate poi la vostra passeggiata percorrendo il corso principale, via Vittorio Emanuele, dove si affacciano la Cattedrale di San Lorenzo, con la sua facciata barocca e ricca di archi, che all’interno custodisce un quadro attribuito a Van Dyck (la Crocifissione), e il bell’edificio barocco della Chiesa e Collegio dei Gesuiti. Da non perdere la trecentesca chiesa di Sant’Agostino, in piazzetta Saturno, e la Chiesa del Purgatorio, che contiene i 20 sacri gruppi dei misteri, la famosa processione che si tiene durante la Settimana santa.
Se vi piace il barocco siciliano, visitate anche la chiesetta di Santa Rita e la Chiesa di San Pietro (lungo il Corso Italia). Il centro è ricco di palazzi storici: il Palazzo Niccolò Burgio in via Sette Dolori, in stile Chiaramontano, ma anche la sede del consiglio comunale, Palazzo Cavarretta, con la sua facciata barocca. Per le stradine del centro storico, troverete numerosi negozi di antiquariato, gioiellerie e lavorazioni artigianali di corallo e di ferro battuto.
Per una pausa dolce, vi consiglio di fermarvi da strong>Chocolate Ferlito (in via Turretta) per provare le cassatelle di ricotta fritte e le genovesi ericine, farcite con crema al limone, da gustare rigorosamente tiepide. Per una pausa salata, scegliete le arancine di “Ke palle, arancine d’autore“, lungo la via Garibaldi, preparate con il riso Carnaroli in almeno 15 varianti di ripieno. Infine, al tramonto, fate una passeggiata lungo le mura di Tramontana, per ammirare i colori del sole e del mare. E’ uno degli scorci più belli della città.
DOVE MANGIARE A TRAPANI: se volete gustare i sapori tipici, provate la Trattoria Cantina Siciliana. E’ un locale molto piccolo, quindi prenotate. Una trattoria senza fronzoli, che fa parte del circuito di Slow Food, gestita con passione da Pino Maggiore. Tra gli antipasti, i prodotti di tonnara (10 euro), il crudo di gamberi rossi (8 euro), il pesce marinato (10 euro), le sarde allinguate (6 euro); tra i primi piatti: il cous cous di pesce (15 euro), le busiate al pesto trapanese (12 euro), la pasta con le sarde (10 euro), la pasta con uova di tonno e mandorle (12 euro); i secondi sono di pesce di impronta tradizionale e vanno dai 10 ai 18 euro. Il prezzo è conveniente, le porzioni sono abbondanti e i piatti ben eseguiti, ma presentazione e servizio lasciano un po’ a desiderare. Diciamo che è una trattoria di sostanza, che non bada molto all’estetica…
Lasciando Trapani, dalla zona del porto percorrete la via provinciale che porta a Marsala (la strada provinciale 21: la via del Sale), evitando di prendere la statale 113, che passa più lontano dalla costa. Fermatevi a Nubia ad acquistare l’aglio rosso (presidio Slow food) e poi fate una sosta per pranzo alle Saline Culcasi.
Qui potrete mangiare alla Trattoria del Sale, all’interno di un vecchio mulino che è possibile visitare. I piatti sono quelli della tradizione: dai prodotti di tonnara (mosciame, lattume, cuore, salame di tonno, bottarga) fino alle busiate alla trapanese (con aglio, mandorle e pomodoro) o condite con vari tipi di pesce e bottarga. Nelle saline ci sono bellissimi scorci da fotografare.
DOVE DORMIRE A TRAPANI: Trapani è una città vivace e caotica la notte, e io che amo la pace e la tranquillità ho scelto un luogo in campagna, il Baglio Soria, resort dell’azienda vitivinicola Firriato. Salvatore Di Gaetano e sua moglie Vinzia Novara hanno restaurato un baglio in mezzo a 110 ettari di vigneti e uliveti, dove tutto ruota attorno al vino, in quella che è una vera ‘wine experience’. Le camere sono ampie e silenziose, ben arredate, e realizzate nel rispetto dell’antica struttura. Il baglio del 1600 guarda le Egadi e il Lago di Paceco e conserva intatto il suo fascino grazie a un restauro accurato e sensibile. Qui ho trovato una piscina circondata da agavi, un wine bar, uno shop, una sala degustazione, una sky lounge. E un ristorante di livello realizzato mantenendo al suo interno l’antico palmento. Nel resort, è possibile fare diverse esperienze di degustazione dei vini Firriato, con l’aiuto di giovani e competenti sommelier: una occasione per conoscere meglio le eleganti bollicine del brut Saint Germain; il sorprendente Favinia La Muciara, un bianco da Grillo, Catarratto e Zibibbo, che rappresenta il primo vino che Firriato produce dai suoi vigneti a Favignana, che colpisce per la sua spiccata salinità e per profumi agrumati e floreali; il curioso Jasmin, ottenuto da uve Zibibbo in purezza; il sontuoso Harmonium, un Nero d’Avola tra i migliori che la Sicilia può vantare, e l’ottimo L’Ecru, un passito con intensi profumi di miele e albicocca, un vino mai stucchevole e delicato tutto da scoprire.
In cucina, lo chef Gaetano Basiricò dà il meglio di sé interpretando la cucina di pesce siciliana, utilizzando materie prime di eccellenza, con qualche guizzo di fantasia: vale decisamente la pena assaggiare le sue creazioni, dove trionfano i grandi prodotti della mia Sicilia e vi rimando qui per recensione completa del locale.
LE SALINE: Ed eccoci arrivati finalmente al meraviglioso insieme dello Stagnone di Marsala, che comprende diverse saline, l’Isola lunga e un arcipelago di piccole isolette tra cui Mozia. Molte saline sono dismesse, mentre in altre si lavora ancora e il sale viene raccolto meccanicamente. Nelle Saline Ettore e Infersa, invece, tutto è fatto ancora come una volta: dall’acqua di mare nasce il sale, che matura lentamente. Gli operai lo raccolgono a mano seguendo una antica tradizione immutata fino ad oggi. Tra le tante esperienze che potete fare, vi suggerisco la passeggiata guidata lungo le saline: guardate tutto con attenzione e trattenete negli occhi i mulini a vento, la schiuma di sale che si solleva nell’aria, i cristalli che si formano lungo i bordi delle vasche di pietra, i colori dell’acqua. Poi, in barca (partenze ogni 30 minuti), fate il giro dello Stagnone e cercate con lo sguardo la strada, ora sott’acqua, lunga due chilometri e larga sette, che i Fenici costruirono per collegare Mozia alla terraferma. Un tuffo nel passato.
MOZIA è un’isola privata, di proprietà della Fondazione Whitaker: qui si viene per ammirare e conoscere i reperti archeologici trovati dallo studioso inglese Joseph Whitaker, che per primo realizzò gli scavi sull’isola fenicia. Nel museo, tra anfore e preziosi reperti, anche la statua del “Giovinetto di Mozia”. Nell’isola, anche coltivazioni sperimentali di vigneti: qui l’azienda Tasca d’Almerita produce un vino bianco: il “Grillo” di Mozia. Tutto il complesso delle saline, riserva naturale, è un posto magico per scattare fotografie. Il momento migliore è appena prima del tramonto, quando le vasche assumono colori strabilianti. E, se sarete fortunati, potrete anche ammirare i fenicotteri che passeggiano nell’acqua.
Dall’alto dei suoi 750 metri di altezza, con un centro storico di appena 512 abitanti, ERICE è uno dei più bei borghi della Sicilia. Di origini antichissime, fu fondata dagli Elimi ed è sede del centro di cultura scientifica Ettore Maiorana. Nota nell’antichità come città delle cento chiese e cento conventi, è dominata dal castello normanno, il Castello di Venere, che guarda verso il Monte Cofano. Visitate il duomo dell’Assunta, con il tesoro e un campanile da cui si gode un panorama unico sulle Egadi e su Trapani, la chiesa di San Pietro e il Palazzo Chiaramonte (convento di San Domenico).
Passeggiate lungo le strade in selciato e sbirciate nei cortili delle case in pietra. Se avrete fame, vi suggerisco due soste dolci. La prima, nella pasticceria di Maria Grammatico, per gustare i bocconcini di Erice, fatti con pasta reale e cedro, poi i mustaccioli le i ravioli fritti di ricotta. La seconda sosta è il laboratorio di pasticceria San Carlo (in via San Domenico) che, a mio parere, fa le genovesi ericine più buone di sempre. Ma qui trovate anche una ampia scelta di dolci d’abbazia.
Nelle campagne di Erice in contrada Fulgatore, non perdete una visita alla Casa vinicola Fazio. Guidata dai fratelli Vincenzo e Mimmo, assieme a Roberta Zaccarioni e Lilly Ferro, questa azienda produce vini della Doc Erice, di cui è una delle più importanti promotrici e custodi, e i vini della Doc Sicilia, grande denominazione regionale che sta crescendo rapidamente. Una famiglia molto impegnata a valorizzare le produzioni autoctone, come Grillo, Catarratto, Insolia, Zibibbo, ma anche a investire su vitigni di altri territori o internazionali come il Muller Thurgau, il Merlot e il Cabernet Sauvignon. Viticoltura integrata e sostenibilità sono i principi guida di Fazio. Tra i vini che vi suggerisco: Pietra Sacra dal vitigno Catarratto, un bianco elegante dai grandi profumi che arriva da vigneti di circa 60 anni; uno Chardonnay, Doc Erice, di grande sapidità e mineralià; e un vino dolce, chiamato “Ky”, vendemmia tardiva ottenuto da uve Zibibbo.
Proseguendo lungo la via del sale arriverete a MARSALA, fondata dagli arabi e nota principalmente per il vino Marsala e per lo sbarco dei Mille di Garibaldi, nel Risorgimento. E’ un piccolo gioiello, perché è baciata dalla fortuna dal punto di vista naturalistico: sorge su Capo Boeo e guarda le Isole Egadi e le Isole dello Stagnone. Anticamente era cinta da mura e protetta da quattro porte: oggi ne restano due, Porta Nuova e Porta Garibaldi.
Lo stile architettonico di Marsala è di chiara impronta barocca. Dopo la chiesa matrice, lungo il Corso “XI maggio”, la chiesa più bella secondo me è la chiesa del Purgatorio. Visitate anche la Chiesa dell’Addolorata e la Chiesa del Carmine. Anche qui non mancano i palazzi nobiliari, che sono imponenti e opulenti: Palazzo Fici, Palazzo Grignani e Palazzo Spanò-Burgio. Visitate il Museo archeologico “Baglio Anselmi”, che si affaccia su Capo Boeo, ma vi consiglio di informarvi in anticipo per sapere se i lavori di ristrutturazione sono terminati. Nel mio viaggio nel mese di agosto 2016, a causa della chiusura di alcune aree del Museo non ho potuto ammirare la grotta della Sibilla e la Nave Punica. Per chi ama il vino, Marsala è il posto giusto. Sono tantissime le cantine, che producono Marsala ma anche grandi vini siciliani: Florio, Martinez, Rallo, Mineo, Pellegrino, Alagna, De Bartoli, Caruso e Minini.
A Marsala, la vita notturna è particolarmente vivace. Tra le 14 e le 17, troverete aperte solo gelaterie e qualche bar-caffetteria. Approfittatene per provare il gelato di Scialò o quello della Gelateria del Cassaro. Se, invece, preferite il salato, gustate pane e panelle, o la classica pizza rianata (all’origano) nel piccolo chiosco che si trova all’interno dell’Antico Mercato. Un luogo di ritrovo che di mattina è un chiassoso mercato del pesce e dei prodotti di tonnara, e che di sera si trasforma nel centro della movida.
A colazione, il luogo giusto è la Antica pasticceria De Gaetano, in via Dei Mille, appena fuori da Porta Garibaldi: una pasticceria semplice e spartana (la granita è servita nel bicchiere di plastica), che rispetta le tradizioni di una volta. I gusti sono soltanto caffè e limone, ma potete arricchire la colazione con cassatelle, genovesi ericine, cannoli di ricotta e brioche. Per un aperitivo, di fronte alla Chiesa del Purgatorio, fate un salto da Ciacco Putia Gourmet, che offre pochi piatti scelti ma di qualità: tra questi, i taglieri di salumi, la pasta fritta, sformati di melanzana, tortini di sarde e la cotoletta alla pizzaiola, accompagnati da ottimi vini serviti al calice. Se volete dormire a Marsala vi consiglio una dimora di charme in pieno centro, Cassaro 168 (camere e suite tra 80 e 100 euro per notte), ricavata in un edificio storico con un attento restauro che ha mantenuto travi e splendide ceramiche originali, abbinandole a un arredamento minimal e moderno.
In questo itinerario lungo la via del sale, trovate uno spazio per visitare la cantina Donnafugata. Una moderna azienda che ha il suo quartiere generale proprio a Marsala, all’interno di un antico e grande baglio totalmente ristrutturato e oggi dotato anche di un nuovissimo wine shop. L’azienda, fondata da Giacomo Rallo, oggi è guidata da Antonio e da sua sorella Josè. A loro si deve uno dei contributi più significativi al rilancio dell’immagine della viticoltura siciliana nel mondo. Dalla barricaia all’imbottigliamento fino alle particolarissime etichette (ispirate dai disegni di un’artista italiano e ognuna con una sua particolare storia da raccontare), lo stile Donnafugata colpisce per l’originalità. I vini di questa cantina arrivano non solo da Marsala ma anche dai territori di Contessa Entellina e dall’isola di Pantelleria. Anthilia, Tancredi, Mille e una Notte sono alcuni dei vini più noti, ottenuti prevalentemente da uve locali. Ma non posso non citare uno dei migliori passiti siciliani: il Ben Rye, grande vino da meditazione e da abbinare a dolci e formaggi erborinati.
DOVE MANGIARE A MARSALA: Se amate i crudi di pesce, ho un posto da consigliarvi: si chiama I Bucanieri, si trova di fronte al mare. Nel piatto strepitosi gamberi e gamberoni rossi di Mazara, scampi, tagliata e tartare di tonno, carpaccio di spigola e orata, polpa di ricci di mare, il tutto su un letto di pesche tabacchiere. Vi consiglio di prenderlo in due, al prezzo di 40 euro, in una porzione decisamente abbondante. Ottimo il cous cous (15 euro). Il locale appartiene a una famiglia di macellai e quindi offre anche il meglio delle carni locali: si può scegliere tra tagliate, costate, trippa, filetti di manzo e di maiale. Interessante l’antipasto misto di carne e specialità di terra (20 euro).
Per una cena a lume di candela in un ambiente elegante e cucina creativa, lo chef che va tenuto d’occhio a Marsala è Emanuele Russo, proprietario del ristorante Le Lumie, a pochi chilometri da Marsala. Una romantica vista sullo Stagnone e sulle Egadi e nel piatto abbinamenti inconsueti tra prodotti siciliani di eccellenza. Anche in questo caso vi rimando alla recensione completa che potete leggere qui.
Infine, nei pressi di Marsala, in località Petrosino, c’è un luogo unico che vi consiglio di visitare assolutamente. Si tratta di un’ex cava di tufo, dalle pareti gialle a strapiombo, alla quale è stata data nuova vita. Al suo interno, infatti, si sono insediati il Caseificio Impicciché e il vivaio Zichittella. Lo scenario è da mille e una notte, perché sembra di essere in Medio Oriente, con palme, ulivi, cactus e oleandri che riempiono la cava con i loro verdi accesi. Al caseificio, condotto da Giovanni, si producono 15 tipologie di formaggi, fatti solo con latte ovino. Dai pecorini freschi a quelli stagionati, dai formaggi con erbe aromatiche a quelli stagionati nel vino Marsala. Chiedete del Piddiato, un formaggio a pasta filata, oppure del Garibaldino, in due varianti rosso e nero.