Oggi vi parleremo di Sangiovese: per saperne di più sul come e su quali sono i processi per la produzione leggi la guida pratica su come produrre il vino in 10 semplici passi.
Il Sangiovese, uva a bacca nera più diffusa d’Italia (71.000 he, dati istat 2010), coltivato anche in altre aree del mondo come California, Argentina e Australia, si esprime al massimo in Toscana col Brunello di Montalcino.
E’ alla base di 243 vini tra DOC e DOCG, ha una maturazione tardiva, tra la fine di settembre e i primi di ottobre, e predilige i terreni calcareo-argillosi. I sistemi di allevamento più diffusi per la coltivazione di questo vitigno sono il guyot e il cordone speronato.
Qualcuno sostiene che il nome derivi da Sangiovannese in quanto originario di San Giovanni Valdarno, altri sostengono che germogliando a fine giugno in coincidenza con la festa di San Giovanni Battista sarebbe dedicato a questo santo. C’è anche chi dice che venga da Sanguis jovis (Sangue di Giove).
Riconosciamo 5 tipologie di Sangiovese: il sangiovese grosso (o brunello), il piccolo, il prugnolo gentile, il sangiovese romagnolo e il sangiovese grossetano (detto anche morellino) differenziati in base alla forma del grappolo e alle attitudini colturali.
La prima testimonianza scritta che parla di questo vitigno risale al 1950 quando Gianvettorio Soderini descrive il “sangioveto” come un vitigno “sugoso e pienissimo di vino…che non fallisce mai”. Le caratteristiche di questo vitigno sono la grande acidità, l’importante presenza di tannino e la sua struttura: queste permettono di ottenere, soprattutto in determinati territori e annate, dei vini eccezionali per longevità e complessità.
In genere il sangiovese da vini di colore rosso rubino con profumi di viola, marasca, frutti rossi, e dopo un lungo affinamento e invecchiamento può esprimersi con sentori di cuoio, sottobosco, tabacco e note balsamiche.
Abbiamo avuto modo di assaggiare diversi vini ottenuti a partire da sangiovese coltivato in differenti territori, durante una degustazione organizzata dall’AIS, e qui vi presentiamo quello che ci ha colpito maggiormente.
- BRUNELLO DI MONTALCINO LOACKER “CORTE PAVONE” 2010
Il nome Brunello deriva dal modo che avevano i cittadini di Montalcino, di definire questo vino a causa del suo colore bruno particolarmente intenso. A corte Pavone si produce vino grazie ad un vigneto di 16 ettari posto sulle colline toscane. Il clima ed il terreno argilloso sono parte del successo di questo vino. L’uva viene coltivata in maniera biologica, selezionata attentamente e lavorata in cantina in maniera non aggressiva. La tenuta “Corte Pavone” apparteneva alla famiglia Martini di Montalcino dal 1940, fu ceduta nel 1988 a “Terre di Bindella”, dal 1996 appartiene alla famiglia Loacker. Questo brunello è prodotto con uve sangiovese grosso per l’85%, cabernet sauvignon per il 9% e merlot per il restante 6%. Dopo una fermentazione spontanea di 30 giorni in tini di acciaio con utilizzo di lieviti indigeni il vino viene affinato per almeno 3 anni in grandi botti di rovere e barriques.
Rosso granato, fitto, bella avvolgenza. Al naso si avvertono profumi di frutti e fiori con cenni di ciliegia, frutti di bosco che si fondono ad odori di violetta e rosa appassita. Vengono su sentori di tabacco e liquirizia su uno sfondo balsamico per finire con qualche cenno animale. In bocca il vino esprime grande potenza pur rimanendo elegante, un tannino che si fa sentire e una bella freschezza. Ritorna la ciliegia, per finire su sentori speziati e balsamici.
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