Il buffet per il battesimo di Tommaso

Fu circa un anno fa, in piscina, sotto la doccia, quando la Roby mi chiese se le avessi voluto organizzare il buffet per il battesimo del suo cucciolo in arrivo: Tommaso, un bambolotto con due occhioni azzurri blu, incantevoli come il profondo del mare. Doveva ancora nascere ma sapevamo già sarebbe stato uno spettacolo di bambino. Acconsentii, c’era tempo pensai. C’era anche un minimo di esperienza, che mi aveva in un qualche modo fortificata e soprattutto non mancava il desiderio di mettersi ancora alla prova. Seppur sia di indole pigra, vi sono situazioni che mi iperativizzano, tanto al punto di ricercare più e più volte quello stato di euforia. Non che non sia stancante organizzare un buffet, è un lavoro molto fisico che richiede anche un’ottima organizzazione ma la soddisfazione che si prova nel constatare che il proprio fare ha riscosso apprezzamento é talmente gratificante che ripaga di ogni sforzo. È come se incamerassi l’appagamento altrui, un riflesso condizionato, dagli sguardi, dai sorrisi, dall’ilarità che si sprigiona dietro un banchetto. Li osservi e li fai tuoi, quei momenti di gioia. E non ne puoi fare a meno di quello stato compensatorio. Bene, seppur vivessi una sorta di leggiadria per il mio trascorso, non avevo fatto i conti con gli imprevisti. Questa fu la lezione che appresi.. non basta organizzarsi bene, occorre prevedere anche l’imprevedibile.

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Qualche mese prima del 21 maggio, sopraggiunse il messaggino della Roberta, che chiedeva se c’è la sentissimo ancora di gestire il buffet, visti gli stimati 80 invitati. Beh, non nascondo che le 80 persone di misero un po’ di perplessità. La mia preoccupazione più grande fu quella di avere a disposizione una struttura che permettesse di cucinare tutto sul posto ed avere frigoriferi abbastanza capienti per mettere tutto in fresco. Acconsentii perchè la location, l’oratorio di Pandino sembrava disporre di tutte le comodità necessarie: cucina industriale con forno e fornelli, frigoriferi capienti, tavoli e sedie a volontà. Una sala, recentemente ristrutturata, un po’ asettica che tutto sommato permetteva di essere addobbata secondo il proprio gusto. La capacità di spesa, un menù studiato ad doc ed una bomboniera tortora  a pois bianchi fu la tonalitá di sfondo sulla quale virò tutta la mis en place.

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Andammo con la Roby e la sua dolce mamma ad acquistare tovaglie, piattini, bicchierini, confetti, tutto a tema. Ai runner ed ai fiocchi per le tovaglie pensò la mamma della Roby. La preparazione delle lasagne avvenne due settimane prima del battesimo. La spesa del non fresco il venerdì della settimana antecedente l’evento ed il fresco il giorno prima. Torta e focaccia le ordinammo da preparare. A Mauro, il papà di Tommaso, il ritiro, palloncini compresi. Insomma, era tutto pronto, la spesa fatta, svuotai casa di tutti gli ammennicoli che servivano per l’addobbo della sala (fu un vero e proprio trasloco) e ci avviammo all’oratorio il giorno prima per la preparazione della sala. Fin lì, tutto andò come doveva andare. Fu quando gli chiedi al Don le chiavi della cucina per l’indomani mattina, per cucinare che mi rispose: “Chiavi?!? Ah no, non era in questi termini che avevo dato l’ok per l’affitto. Va bene per scaldare ma non per cucinare. Non voglio creare precedenti! La sala ve la rendo disponibile dalle 14:30” Beh, immaginate il mio sguardo al suo udire tali parole.. Un riconfronto con la Roberta e la conclusione che quel Don sconfusionato dovesse gettare la spugna dell’organizzazione dell’oratorio a qualche altra persona. Certo era che non so poteva discutere in quel frangente, senza una alternativa poi. Non solo non potevamo cucinare ma neppure potevamo disporre di tutti i frigoriferi ( una parte era in condivisione con quelli che avevano affittato altre sale…) ed il tempo per portare a termine il buffet era davvero al limite: solo due ore e mezza per affettare salami e mortadella, tagliare il grana, riempire 320 tra tartellette e bicchierini, affettare l’arancia per lo spritz. Insomma dovevano correre più del previsto, facendo tutte le preparazioni base a casa. Non vi dico poi il porcone (in un luogo di preghiere!!!) udito dai ragazzi quando seppero che la sala che stavamo allestendo, non potevano utilizzarla per guardare la finale di calcio… Era basita se non attonita. Quel tardo pomeriggio iniziò malaccio, con una bottiglia di rosso in mille pezzi, il cui aroma a contornare la preparazione della sala. Unimmo i tavoli, accatastammo le sedie, posizionammo tovaglie e runner, bicchieri, vassoi, piatti, tovaglioli ed alzatine. Addobbammo la sala e ci riorganizzammo all’ultimo con la spesa per cucinare a casa nostra e fare i salti mortali per mantenere la freschezza di frutta e verdura, troffie e creme. Vivevo l’ansia che i ragazzi avessero potuto in un qualche modo mettere mani alla nostra preparazione. Non solo si era spazzettato e lucidato i pavimenti, in quella sala c’erano anche i nostri ricordi di famiglia, nonché una spesa non indifferente.

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Per fortuna l’indomani era tutto intatto e potemmo procedere con la realizzazione del buffet… tartellette e bicchierini furono portati a compimento, seppur il carrellino sfruttato per riempire i bicchierini, cedette una ruota, movimentando un po’  il nostro da farsi. Arrivò anche Valentino, il “barman” della compagnia, a darci una mano con le ultime preparazioni. Il tempo di scattare due foto ed ecco comparire i primi invitati. La festa ebbe inizio, il primo vociferare aleggiò nell’aria con i brindisi ed i sorrisi degli invitati. La calda atmosfera che tanto attendevo era sopraggiunta, assieme ai complimenti ricevuti delle persone ed ai fotografi professionisti ad incorniciare quegli istanti.

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E proprio nel bel mezzo del party, tra uno spritz servito ed una teglia di lasagne sfornata, ecco sbucare in cucina un gruppo di ragazzi con a capo una nonnina con indosso un grembiule, ad implorare spazio perché era giunto il momento di cucinare per la loro goduriosa serata.. Le novità, a quanto pare non era ancora finite.. E in un lampo, ecco farci da parte accatastando in un angolo della cucin cibo e stoviglie, lavando il possibile per lasciare loro il dovuto spazio. Il brindisi finale, la torta ed i dolcetti arrivarono presto, ed anche i saluti sopraggiunsero. A termine serata fummo sorpresi dal “mi spiace di avervi creato problemi” di quel Don sconclusionato che ci congedò .. e, con in mano gli spazettoni per riassettare la sala, soddisfatti, riportammo un po’ di ordine laddove sembrava proprio mancare.

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