L’arte dei Pizzaioli Napoletani: patrimonio immateriale

Inizio così:
LA PIZZA NAPOLETANA NON E’ TUTELA UNESCO
LA PIZZA NAPOLETANA NON E’ PATRIMONIO IMMATERIALE
LA PIZZA NAPOLETANA NON E’ TUTELATA NEL MONDO
Sono stato brusco, lo so, ma solo perchè ho letto ed ancora leggo tanti articoli scritti mali; MADORNALI errori su questo argomento fatti da chi scrive di Enogastornomia da anni.
Questo, mio caro lettore, è un argomento che “va preso con le pinze” perchè ha messo in moto molti meccanismi da tempo assopiti….come leggerai più avanti.
Cosa ha deciso l’Organizzazione delle Nazioni Unite? 
Cosa ha veramente tutetalo il 7 dicembre 2017?
Cito testualmente cosa ha scritto l’UNESCO nella decisione finale:
il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da palcoscenico durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti…”

Quindi, riflettendo, è evidente che a diventare patrimonio immateriale dell’Umanità è il “know-how” che possiamo tradurre benissimo con il termine arte che i grandi pizza-makers napoletani custodiscono da secoli e tramandano di generazione in generazione senza gelosia, senza conservare nessuno segreto ma restando fedeli a se stessi ed a quel disco di pasta “cà pummarola ngoppa” famoso in tutto il mondo.

Ed allora cosa li differenzia e li rende unici rispetto ai pizzaioli nel resto del globo? 
Conosco molti pizzaioli napoletani: bassi, alti, magri, grassi, biondi, castani, più simpatici e quelli meno simpatici. In ogni caso, posso dire che tutti i pizzaioli napoletani conservano nel loro cuore un amore potente verso il mestiere che fanno.
Come si diventa Patrimonio Immateriale?
Un percorso iniziato nel 2009 dal ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (con il Ministro Luca Zaia) che con il supporto della Regione Campania e dell’Associazioni Verace Pizza Napoletana compilò i documenti necessari per la candidatura. Ora, dal 7 dicembre 2017, il sogno è diventato realtà: “L’arte del pizzaiuolo napoletano è patrimonio culturale dell’Umanità Unesco. Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo“, questo il tweet scritto il dall’attuale ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina. 

Maggiori dettagli sulla pagina del sito ufficiale dell’UNESCO. CLICCA QUI

foto apparsa sul quotidiano “IL MATTINO” di Napoli
Quel giorno a Napoli fu una festa per tutta la città, tutte le pizzerie contribuirono alla felicità dei cittadini sfornando pizze gratis e festeggiando con musica e balli.

UN PATRIMONIO IMMATERIALE CHE VA OLTRE LA SEMPLICE PRODUZIONE ALIMENTARE

La dichiarazione dell’UNESCO sulle motivazioni che hanno spinto alla tutela continua e diventa ancora più incisiva : “Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale
Si evince che i pizzaioli napoletani hanno una marcia in più, non solo maestri nel fare pizza ma anche maestri di vita capaci di trasformarsi in attrattori/attori della tradizione napoletana, dalla musica alla lingua. Oltre ad esportare l’arte del saper fare la VERA pizza, sono abili lavoratori che diffondono la napoletanità nel mondo.
Rifletti…..se scrivo NAPOLI tra le immagini che ti vengono in mente non c’è forse una bella pizza margherita fumante?

NAPOLI, bella e piena di problemi, come Marylin Monroe


Il video bellissimo della Factory FATELARDO di Egidio Cerrone (alias Puok & Med) è bellissimo. In  pochi minuti riesce a trasmetterti un carico enorme di emozioni (e molto orgoglio per me che vivo all’ombra del Vesuvio). Un vero e proprio spot che inneggia alla bellezza dell’arte dei pizzaioli.

Non l’hai ancora visto? Eccolo per te, pubblicato dal portale FanPage Napoli

Location: la pizzeria Da Michele a Forcella.
In ordine di apparizione: Alessandro Condurro, Antonio Starita, Ciro Oliva, Gino Sorbillo, Enzo Coccia ed in secondo piano, sfocato, appare la sagoma di , il pioniere dell’eccellenza degli ingredienti sulla pizza.
Dopo il 7/12/17 cosa cambia per la pizza?
La risposta riesce a rispondere anche ai tanti che si chiedono il perchè di tanto affanno per raggiungere questa tutela.
Per fortuna o sfortuna (bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto) la pizza viene mangiata in tutto il mondo. Ma il mondo non è così piccino come può sembrare ed in molti paesi accadono “strane” cose come ad esempio il caso degli States dove in alcuni stati credono fermamente che la pizza sia un’invenzione americana.
Per me, quel tipo di pizza, se la possono tenere bene stretta……UNA VERA SCHIFEZZA.

Per festeggiare questa grande conquista è stato riacceso l’antico forno presso il Casamento Torre nel Real Bosco di Capodimonte. Questo è il forno dove fu cotta la prima Pizza Margherita nel 1889 dal pizzaiolo Raffaele Esposito che lavorava per la pizzeria Brandi per omaggiare la Regina Margherita di Savoia 

Occorreva quindi uno strumento che riuscisse a salvaguardare tutto questo  e soprattutto la fantastica pizza Napoletana che adasse oltre la tutela europea STG (Attenzione, Unione Europea, non tutta l’Europa).

Conosci i marchi europei? Leggi ed informati ora. CLICCA QUI

Purtroppo la difesa della pizza napoletana per mezzo tutela marchio STG (specialità tradizionale garantita) non è stata “soddisfacente”. Tra i tanti vincoli della normativa c’è quello che nel locale per esporre l’etichetta “qui realizziamo pizza STG” gli operatori (i pizza makers appunto) devono frequentare un corso e eseguire dei test scritti. Ebbene, in molti casi quest’attestazione viene rilasciata senza frequentare alcun corso….pagando una cifra maggiore (come avviene ancora oggi, tristemente, con la patente di Guida). Notizia grave e triste che non vede protagonista solo la cara Napoli ma coinvolge tutti i paesi dell’Unione Europea.

Speriamo quindi che quest’ulteriore conferma dell’unicità del prodotto (stavolta a livello mondiale) permetta di salvaguardare non solo il prodotto ma soprattutto l’arte sapiente di questi grandi maestri.

Ricorda che ad essere patrimonio 
immateriale dell’umanità 
è “L’arte dei Pizzaioli Napoletani

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