La cicerchiata è tradizionalmente un dolce di carnevale, ma esattamente come il suo cugino stretto, gli struffoli, si è solito mangiarla anche durante il periodo delle festività natalizie.
Sembra che l’origine di questo dolce sia da ricercare nel periodo del Medioevo e in particolare allo sviluppo dell’apicoltura. Il suo nome deriva al legume cicerchia, per la sua forma tonda e piccolina. Il significato di cicerchiata sarebbe quindi “mucchio di cicerchie”.
Il dolce simboleggia la rigenerazione e il ciclo, ossia la fine dell’inverno e l’inizio della primavera e il ritorno del nuovo ordine rigenerato.
Ci ha guidato passo passo nella realizzazione della ricetta lo Chef Edoardo Isnenghi all’interno del progetto organizzato dalla Camera di Commercio di Rieti e Viterbo e Azienda speciale Centro Italia nell’ambito di “Turismo e Cultura” di cui vi ho già parlato negli ultimi tempi.
E’ stato veramente divertente preparare on line la ricetta insieme allo Chef e alle altre colleghe e colleghi giornalisti e blogger.
Questa è stata l’ultima ricetta ma speriamo che il prossimo anno ripropongano questo progetto, è stato un vero onore partecipare ed aver avuto la possibilità di scoprire tanti prodotti dell’alto Lazio che non conoscevo.
Ecco alcune ricette beneaugurali:
- DifficoltàMolto facile
- CostoEconomico
- Tempo di preparazione30 Minuti
- Tempo di cottura15 Minuti
- Porzioni6-8 persone
- Metodo di cotturaFornello
- CucinaItaliana
- StagionalitàInverno
Ingredienti della cicerchiata
Per friggere
Per decorare
Strumenti
Preparazione della cicerchiata
Versate in una ciotola la farina, fate la fontana e rompetevi dentro le uova. Iniziate a mescolare con la forchetta incorporando un pochino di farina. Aggiungete lo zucchero e proseguite a mescolare con la forchetta. Aggiungete infine il burro morbido e amalgamate con cura sempre utilizzando la forchetta.
Trasferite sul piano di lavoro e proseguite ad impastare fino ad ottenete un composto liscio e uniforme.
A questo punto le strade da percorrere sono due. Si può dividere l’impasto in tante piccole porzioni e ricavare dei bastoncini di pasta come se si dovessero fare gli gnocchi di patate dello spessore di 1 centimetro e tagliare a tocchetti sempre di 1 centimetro. Si arrotolano poi i tocchetti sul palmo della manao formando le palline.
Il secondo metodo è quello di stendere la pasta con il mattarello sul piano infarinato ad uno spessore di circa 1 centimetro. Poi con la rotella tagliapasta liscia si fanno delle strisce larghe 1 centimetro che vanno poi tagliate nuovamente formando dei piccoli quadratini di 1 centimetro per lato. Si prendono poi i quadratini e si arrotolano sul palmo della mano formando le palline.
Entrambi i metodi sono validi, ci vuole solo un pochino di pazienza ed è una attività che si può far fare anche ai bambini.
Scaldate l’olio di semi di girasole in una casseruola dai bordi alti. Portatelo a 170° e iniziate a cuocere una ventina di palline per volta. Vi consiglio di disporre le palline sulla schiumarola e immergerle nell’olio bollente, così non rischiate di bruciarvi con eventuali schizzi di olio. Rigirate le palline con la schiumarola ed appena sono dorate prelevatele e disponetele su un piatto rivestito di carta assorbente. Procedete in questo modo per tutte le palline.
Versate in una padella ampia, ci devono stare tutte le palline che avete fritto, tre cucchiai abbondanti di miele. Scaldatelo a fuoco dolce e quando inizia a fare una specie di schiumetta è pronto.
Versate tutte le palline fritte e iniziate a mescolare fino a quando tutte le palline non saranno cosparse da un leggero velo di miele.
La tradizione vorrebbe la cicerchiata a forma di anello. Se volete fare la forma tradizionale dovete ungere uno stampo da ciambella con il foro con un pochino d’olio e versarvi all’interno la cicerchiata ancora calda. Livellate e lasciate raffreddare a temperatura ambiente. Una volta freddo dovete capovolgere la cicerchiata sul piatto da portata e decorarlo con le codine colorate e le scagliette di mandola.
Io ho deciso di mettete la cicerchiata nei pirottini di carta individuali, per fare delle monoporzioni.
Versate le palline glassate di miele nei pirottini e decorate con le codine colorate e le mandorle a scagliette. Lasciate raffreddare prima di portarli in tavola.
FAQ (Domande e Risposte)
Che caratteristiche ha il Miele dell’Alto Lazio?
Il Miele dell’Alto Lazio è un miele particolare, di montagna. Si potrebbe quasi definirlo un miele da apicoltori e api valorose, che lavorano in quota e che sono stanziali. Di conseguenza quello che si ottiene è un miele millefiori ricco di tutte le botaniche della lunga stagione montana, che dona al consumatore finale un bouchet inconfondibile.
E’ un miele dalla cristallizzazione naturale poco accentuata che non ha subito alcun trattamento artificiale.
Se volete approfondire la storia di questo miele ed eventualmente acquistarlo per sostenere l’apicoltura di montagna vi lascio il link del progetto.
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