22 Settembre 2017 – “Splendida” è il primo aggettivo che mi viene in mente per descrivere quest’isola appartenente all’arcipelago delle Egadi, situato di fronte alla porzione di Sicilia occidentale racchiusa tra Trapani e Marsala. Favignana, più grande e frequentata, è la regina, Levanzo e Marettimo, riservate e selvagge, le sue ancelle. Splendida, sì, come le altre isole, cosidette “minori” solo per estensione e non certo per bellezza, che impreziosiscono le coste italiane, ognuna col proprio fascino peculiare.
|
L’incantevole mare di Favignana |
Non ci eravamo programmati per Favignana, l’abbiamo deciso la mattina stessa, per cui dopo l’imperdibile colazione all’Antico Baglio di Paceco, indossiamo di corsa i costumi e ci rechiamo al porto di Trapani. Parcheggiamo su un piazzale e ci viene incontro un anziano signore che ci chiede un “obolo”, anche se lì il parcheggio è gratuito. Noi gli diamo una moneta e lui attacca un bigliettino, segnato a penna, sotto il tergicristalli dell’auto. Il suo significato ci resta a tutt’oggi ignoto… oltre che un po’ inquietante. Comunque… eravamo intenzionati a prendere i traghetti di linea della Liberty Lines, ma nonostante la stagione avanzata, erano tutti al completo, per cui ci siamo dovuti rivolgere ad uno di quelli privati che richiamano i turisti sulla banchina del porto, il “Costa del Sole” che, ad un prezzo di poco superiore, € 10,00 a testa (contro gli 8,50 di linea), ci ha trasportati sull’isola. Vista la grande affluenza, appena scesi, abbiamo preferito acquistare subito il biglietto per il rientro, questa volta con Liberty Lines a € 8,50 cad.. Durante la traversata una ragazza dell’equipaggio ci informa che, se lo desideriamo, una volta sbarcati, potremo usufruire del suo servizio di guida per un breve giro in centro di circa 45 minuti al costo di 3,00 € ciascuno. Decidiamo di approffittarne per capire qualcosa di più su Favignana. Ed abbiamo fatto bene perchè la ragazza è brava ed appassionata, oltre che disponibile a rispondere ad ogni nostra curiosità.
La prima cosa che cattura l’attenzione, appena scesi dal traghetto, è l’antica Fortezza di Santa Caterina risalente intorno all’anno mille, appollaiata sull’altura omonima che domina la zona porto con lo stabilimento delle tonnare Florio e la Praia. Ci si sale a piedi, attraverso un sentiero brullo ed assolato e nessuno ci si avventura a causa del caldo. Pensate che panorama mozzafiato da lassù, ma per me sarebbe fattibile solo nei mesi più freschi.
|
La Fortezza di Santa Caterina domina l’abitato di Favignana, l’antica tonnara Florio e la spiaggia Praia |
Successivamente la nostra guida ci accompagna al pittoresco Palazzetto Florio, costruito nel 1878 e ci racconta l’incredibile storia dei suoi proprietari. I Florio erano degli speziali che da Bagnara Calabra si trasferirono in Sicilia, dove divennero in breve tempo i protagonisti di un’ascesa economica vertiginosa, investendo nei settori più svariati, quali la grande navigazione, l’attività bancaria, l’industria del tonno, del marsala, del tabacco, dello zolfo, divenendo così la famiglia più potente di tutta la Sicilia. Nel 1874 Ignazio Florio acquistò le Egadi con tutti i diritti di mare e di terra, dando grande impulso all’attività delle tonnare, che producevano enormi quantità di tonno conservato, regalando all’isola un periodo di buona prosperità. La presenza dei Florio caratterizzò profondamente Favignana, anche dal punto di vita architettonico.
Dopo aver costruito un impero economico immenso la fortuna dei Florio cominciò a vacillare ed una serie di congiunture avverse li portò a perdere tutto, tanto da arrivare a dover vendere persino i gioielli di famiglia. La parabola della dinastia Florio durò circa 150 anni, funestata anche da gravi lutti, e Vincenzo, l’ultimo discendente maschio, morì nel 1957 estinguendone la casata.
Il Palazzo Florio si presenta esternamente in un caratteristico stile neogotico, mentre l’interno è in liberty. Consiglio di visitarlo (l’ingresso è gratuito) ed assistere al documentario che viene trasmesso a ciclo continuo sull’interessantissima storia dei Florio, attraverso la quale viene raccontata un’intera epoca. Noi l’abbiamo fatto verso sera, al ritorno dalle spiagge, nell’attesa di riprendere il traghetto.
La tonnara invece è stata trasformata in una sorta di museo/percorso storico.
|
Palazzetto Florio (ore 10,30 appena sbarcati) – Favignana |
Ci rechiamo poi in Piazza Matrice dove la guida ci mostra la Chiesa, eretta nel 1704, caratterizzata dalla veletta superiore a tre campane, facendoci notare la somiglianza con le chiesette dei villaggi sudamericani che si vedono anche nei film; ciò è dovuto agli emigranti siciliani che hanno esportato in quelle terre lo stesso modello architettonico. La medesima struttura l’abbiamo ritrovata anche in altre zone della Sicilia, utilizzata, per lo più, nelle chiese di modeste dimensioni, come a Mazara.
|
Piazza Matrice, salotto di Favignana |
Poi ci spiega che dalla parte opposta, in fondo alla strada, ci sono le carceri che racchiudono la Fortezza di San Giacomo (1074 d.C.), facente parte dell’antico sistema difensivo, insieme a quella di Santa Caterina e di San Leonardo che ora non esiste più. Da tempo si sta parlando di spostare il penitenziario per “liberare” la Rocca e restituirla così alla cittadinanza e ai numerosi visitatori.
La prossima tappa è la visita a uno dei tanti giardini ipogei esistenti a Favignana. La nostra “Cicerona” ci racconta che il suolo dell’isola é molto ricco di una pietra, il cosiddetto tufo di Favignana, molto apprezzato in edilizia. In realtà non si tratta di tufo, che è una roccia vulcanica, in quanto le Egadi non lo sono, ma di calcarenite che è, invece, una pietra sedimentaria. Ad un certo punto, data la mancanza di un regolamento, quasi tutte le famiglie dell’isola aprirono una loro cava di “tufo”, che veniva esportato in grande quantità verso la Sicilia e fino in Tunisia, per la costruzione di case e palazzi. Le cave rimasero attive fino a metà del secolo scorso e costituirono una fonte di reddito importante nell’economia isolana. Poi vennero dismesse perchè non più convenienti. L’attività di estrazione, però, ha lasciato un segno profondo su buona parte di Favignana, modellandone il suolo con cavità e forme squadrate lasciate dal prelievo dei blocchi di pietra a formare un groviglio di spazi geometrici e massi cubici evocanti misteriose città perdute, rovine di civiltà arcaiche, fantascientifici suoli lunari. Per fortuna, questa è una delle rare volte in cui, lo sfruttamento economico di un territorio non ne ha provocato l’imbruttimento, anzi, oserei dire che l’ha caratterizzato, come abbellito da un’enorme opera d’arte, in armonia con la natura circostante. Gli abitanti di Favignana hanno poi rafforzato tale armonia, sfruttando quegli spazi come sedi per orti e giardini, con l’indubbio vantaggio di proteggere le colture dagli sferzanti venti marini, come il Favonio da cui l’isola trae il nome. Ecco che nascono i famosi giardini ipogei di Favignana e quello della foto ne è un esempio.
|
Giardino ipogeo in centro a Favignana |
La nostra guida ci informa che ne esistono di molto belli e ci invita a non perdere quelli “Dell’impossibile” di Villa Margherita, definendoli addirittura un’esperienza mistica e le immagini che ho visto sul web sembrano proprio darle ragione. Dato il tempo a nostra disposizione, con grande rammarico, abbiamo dovuto rinunciare a questa visita in favore del giro costiero, con l’intento, però, di recuperare in un futuro ritorno.
La nostra accompagnatrice ci saluta sulla spiaggia Praia, di fronte allo stabilimento delle tonnare Florio, altro interessante sito di archeologia industriale, ormai chiuse da decenni per la drastica diminuzione dei tonni presenti nel Mediterraneo. La causa va ricercata nella pesca indiscriminata delle multinazionali che, con mezzi avanzatissimi, li bloccano sullo stretto di Gibilterra, prelevandone quantità ingenti, più di quanto non facessero le tonnare siciliane col seppur cruento rito della mattanza. E’ evidente che ciò ha comportato un danno per quei paesi che si affacciano sul bacino mediterraneo che si sono visti sottrarre un’importante risorsa ittica.
|
L’antica tonnara Florio si affaccia sulla spiaggia Praia vegliata dal Forte di Santa Caterina |
L’ultima curiosità che ci lascia è quella che del tonno di cui, come per il maiale, non si butta niente e, dalla bollitura prolungata delle pinne e degli altri scarti cartilaginei, si ricavava un olio che veniva utilizzato per impermeabilizzare gli esterni delle abitazioni in tufo. E’ interessante osservare come le varie attività dell’isola, quali la lavorazione del tonno, l’estrazione del tufo e l’agricoltura si siano intrecciate tra loro, completandosi ed ottimizzandosi a vicenda, dando vita così ad un unico sistema integrato.
Terminata la visita guidata, ci fiondiamo ad affittare uno scooter 125 in uno dei numerosi noleggi al costo di € 15,00 per l’intera giornata e partiamo all’esplorazione della costa. Attenzione! Quando fate rifornimento, vi consiglio, per esperienza personale, di controllare il display della pompa e la lancetta del carburante, affinchè la quantità pagata corrisponda effettivamente a quella che finisce nel serbatoio.
Per comodità, inserisco una piantina dell’isola presa dal web, in modo che possiate localizzare facilmente le varie spiagge che citerò.
Un altro consiglio che sento di dare è di munirvi di scarpette da scoglio, in quanto si tratta spesso di litorali sassosi o rocciosi.
La nostra prima meta è Cala Rossa, quasi completamente rocciosa, probabilmente la più bella di tutta l’isola per il colore e la trasparenza del suo mare, nonchè la particolarità del paesaggio fortemente caratterizzato dalle ex-cave di tufo di cui sopra. Lo stradello che vi ci conduce sembra attraversare una città fantasma, un luogo surreale, un paese immaginario, scenografia perfetta per un film fantasy. Manca solo di vedere uno zombi uscire da dietro le rovine!
|
Sullo stradello per Cala Rossa il paesaggio è modellato dalla passata estrazione dei blocchi di tufo |
|
Si comincia ad intravedere Cala Rossa |
|
Lungo lo stradello per Cala Rossa |
|
Cala Rossa vista dall’alto, appena prima di scendere, con Levanzo sullo sfondo |
L’accesso al mare non è dei più agevoli, ma la bellezza della baia compensa abbondantemente il lieve disagio. Abbiamo fatto anche snorkeling, avvistando tanti pesci che nuotavano tranquilli, nonostante il disturbo dei bagnanti.
|
Tutta la costa circostante Cala Rossa è modellato dalla passata attività estrattiva |
|
La trasparenza e i colori di Cala Rossa sono eccezionali |
|
L’incantevole bellezza di Cala Rossa |
Dopo il bagno, abbiamo pranzato al sacco, concludendo coi deliziosi dolcetti acquistati giorni prima dalle monache di Mazara e ci siamo crogiolati al sole, accarezzati dalla lieve brezza marina, per poi inforcare di nuovo lo scooter, pronti a scoprire nuovi angoli di paradiso.
Quindi approdiamo all’adiacente Cala del Bue Marino. ma prima di scendere ci rinfreschiamo con una granita acquistata ad un chioschetto, dove un simpatico ed intraprendente ragazzo ce ne mostra la realizzazione con l’uso esclusivo di zucchero, acqua e limone, mentre dispensa assaggi a tutti i passanti che facilmente cedono all’acquisto. In effetti è molto buona e ci voleva proprio (costo € 2 cad.).
|
Pausa granita alla Cala del Bue Marino |
|
Formazioni rocciose alla Cala del Bue Marino |
Anche qui mare blu cobalto e azzurro turchese, ma la vera protagonista è la cava, inconsapevole cattedrale tra le onde, con le linee squadrate e le gallerie misteriose, frutto della tacita complicità tra uomo e pietra, artificio e natura.
L’accesso al mare non mi è sembrato dei più semplici… in acqua non c’era nessuno.
|
Fantasie di blu alla Cala del Bue Marino e costa siciliana sullo sfondo |
|
Torre residua dall’estrazione del tufo alla Cala del Bue Marino |
|
Grotte lasciate dai prelievi di tufo alla Cala del Bue Marino |
|
Grotte residue dai prelievi di tufo alla Cala del Bue Marino |
|
“Architetture” residue dall’estrazione di tufo alla Cala del Bue Marino |
Proseguendo verso ovest incontriamo Cala Azzurra che sapevo essere una bella baia sabbiosa. Le aspettative erano alte in base alle foto viste. Purtroppo, come si nota qui sotto, l’acqua era abbastanza sporca, ma sarà sicuramente dipeso dalla giornata sbagliata e dalle correnti sfavorevoli. Siamo ripartiti quasi subito.
|
Cala Azzurra |
Andando “alla mano” arriviamo ad un’altra insenatura che ci colpisce per la morfologia articolata, ricca di archi e piccole grotte. Si tratta di Cala Grotta Perciata (bucata). Qui l’acqua è trasparente e pulita. Notiamo che, in questa zona, sono scomparse le tracce dell’estrazione del tufo. Facciamo volentieri una breve sosta e qualche foto.
|
Cala Grotta Perciata - Favignana |
|
Cala Grotta Perciata |
|
Cala Grotta Perciata a Favignana |
|
Cala Grotta Perciata a Favignana |
|
Cala Grotta Perciata |
Proseguendo la nostra perlustrazione, giungiamo ad una bella spiaggia ampia e sabbiosa a fondale digradante, ben attrezzata con stabilimenti e punti di ristoro. E’ Lido Burrone, ideale per chi ha bambini e ama le comodità. E’ piuttosto affollata, un po’ in stile Rimini Beach e l‘acqua è bella e trasparente. Anche qui facciamo un breve giro e qualche scatto.
|
Lido Burrone con lo sfondo di Forte Santa Caterina, lato Sud |
|
Lido Burrone |
|
Lido Burrone |
|
Lido Burrone |
La spia del carburante comincia ad occhieggiare e qui distributori non se ne vedono… siamo quindi costretti a tornare verso il centro, sulla parte opposta dell’isola, per fare rifornimento, questa volta in self-service; non possiamo fare a meno di notare che, a parità di importo, la lancetta del carburante sale quasi del doppio rispetto a stamattina… Ripartiamo verso Cala Rotonda di cui ho visto immagini bellissime e questa volta le aspettative non sono disattese. Ci troviamo di fronte ad un’ampia insenatura circolare che racchiude uno specchio d’acqua cristallina. Lo sguardo viene subito rapito da un arco in pietra, opera che, acqua e vento come abili artisti, hanno scolpito nei secoli su commissione di Madre Natura. Si tratta del cosidetto Arco di Ulisse.
|
Cala Rotonda – Arco di Ulisse, scopito dall’acqua e dal vento per conto di Madre Natura |
La baia è uno spettacolo e la luce del tramonto le dona ulteriore bellezza, rivestendola coi suoi caldi colori. Per raggiungere la spiaggia è necessario percorrerne il perimetro a piedi fino a calare sulla battigia. La sabbia è grossolana, mista a ciotoli, così come il fondale che alterna ghiaia e roccia. L’acqua è ferma e limpidissima.
|
Cala Rotonda vista dall’alto |
|
Mare piatto a Cala Rotonda |
|
Acqua cristallina a Cala Rotonda |
Data l’ora, la cala è semideserta, popolata solo da una vivace comitiva di amici che ridono e scherzano chiassosamente, sfottendosi a vicenda su qualsiasi cosa. La parlata ci è familiare, ci avviciniamo e scopriamo che sono riccionesi, nostri dirimpettai. Non poteva essere altrimenti visto lo spirito gogliardico dei romagnoli. Partecipiamo anche noi all’allegro gioco con qualche battuta sull’eterna rivalità tra Rimini e Riccione, poi salutiamo per continuare il nostro giro perlustrativo. Alla fine ci stendiamo e ci godiamo lo spettacolo del sole che, scendendo, avvolge la baia in una magia di luce e di pace che solo al tramonto trova compimento.
|
Cala Rotonda accesa dai toni caldi del tramonto |
|
Riflessi su Cala Rotonda nella magia del tramonto |
E’ ora di lasciare questo luogo incantato per tornare al traghetto che ci riporterà a Trapani, ma prima di sfrecciare verso il porto, salutiamo Cala Rotonda con un ultimo scatto all’Arco di Ulisse, sperando sia di auspicio per un futuro ritorno.
|
Arriverci a Cala Rotonda – Arco di Ulisse |
Riconsegnamo quindi lo scooter e ripassando davani a Palazzo Florio, decidiamo di entrare a curiosare, fermandoci a guardare il filmato sull’epopea della dinastia omonima. La storia di questa famiglia mi ha davvero impressionato: com’è possibile essere così abili da conquistare il mondo e perdere tutto in così poco tempo?
|
Palazzetto Florio alla luce del tramonto - Favignana |
Usciti dal Palazzetto ormai è buio e non resta che recarci alla banchina ad attendere la nostra nave. L’impassibile Forte di Santa Caterina è sempre lì, a vegliare sulla notte isolana, appena rischiarato dagli ultimi bagliori diurni che lasciano il posto alla falce lunare, nell’eterno avvicendarsi del giorno con la notte.
|
Il Forte di Santa Caterina veglia sul sonno di Favignana, mentre la luna fa capolino dietro al monte |
Sulla nave, stanchi ma felici, ripercorriamo mentalmente la giornata appena trascorsa, immersi in una natura splendida, che ci ha regalato tanta bellezza e tante emozioni. Non convenite con me che merita di essere amata, difesa e protetta il più possibile?
E’ necessario, ormai, che ognuno di noi prenda coscienza del fatto che ogni nostro gesto produce delle conseguenze e che ogni danno che provochiamo all’ambiente lo provochiamo a noi stessi. Senza compiere imprese eclatanti come gli attacchi di Green Peace, che peratro ammiro e ringrazio, potremmo semplicemente cercare di limitare il più possibile gli sprechi e i rifiuti, di fare bene la raccolta differenziata, di non usare più detersivo del necessario, di non lasciare luci accese quando non servono, così come il riscaldamento e l’aria condizionata, di evitare carta e plastica usa e getta; vengono distrutte foreste secolari che buttiamo nel bidone in cinque minuti sottoforma di fazzoletti e tovagliolini che usiamo una sola volta! E l’elenco può ancora continuare… Insomma, prendiamoci le nostre responsabilità rivedendo le nostre abitudini quotidiane e cercando di bandire tutti quei comportamenti che inquinano e depauperano inutilmente la nostra Terra. Già questo significherebbe tanto per il pianeta, affinchè noi e i nostri figli possiamo vivere una vita migliore e continuare a godere di tanta meraviglia.
Come al solito, avremmo voluto fare e vedere tanto altro, ad es. la parte nord-ovest dell’isola che ci è mancata completamente, e poi lo struscio serale, la cena al ristorantino, i Giardini dell’Impossibile… ma il tempo vola. Però, come diceva qualcuno, “non escludo il ritorno”! In fondo i sogni, come l’amore, sono il motore della vita…
Alla prossima “Evasione”… non so se fuori o dentro la mia cucina!
==> Se trovi interessanti le mie evasioni, Ti invito a seguirmi <==
Altre ricette simili a questa: