Torta di mele e amaretti


E allora impara a vivere.

Tagliati una bella porzione di torta

con le posate d’argento

Impara come fanno le foglie 

a crescere sugli alberi

Apri gli occhi

Impara come fa la luna a tramontare 

Apri le narici e annusa la neve

Lascia che la vita accada.

(Sylvia Plath)

La torta di mele è uno dei miei dolci preferiti, una di quelle ricette del cuore per cui ogni boccone mi rievoca immagini di casa, di mamma e di nonna … ricordi d’infanzia. Ora l’adoro, ma quando ero piccola la sua consistenza non mi piaceva molto, eppure ogni volta che nonna la preparava, quel profumo che inondava la cucina mi faceva sentire tanto coccolata. Nonna Evelina era una donna semplice, bassina e grassottella, ma con un cuore enorme ed io le volevo molto bene, nei miei ricordi la vedo ancora in cucina a tirar tagliatelle, a montare uova e a impastare, ma anche nell’orto a raccogliere frutta e verdura, e poi ricordo le merende insieme … quelle semplici e golose merende di altri tempi, come pane e fichi (con i fichi appena raccolti e il pane fatto in casa da lei) o pane vino e zucchero. Ricordo i suoi grandi sorrisi e i suoi abbracci, che ancora oggi mi scaldano il cuore. Maria, invece, la nonna di parte paterna, era l’esatto opposto. Alta, magra, elegante, bellissima e sofisticata, lei le torte le mangiava con la forchettina d’argento, non le cucinava, a quello ci pensava la cuoca. Credo che nonna Maria non abbia mai cucinato nulla in vita sua. Da nonna Evelina, nella sua casa di campagna, imparavo a fare il vino e ad andare a cavallo, mi sporcavo e ridevo tanto. Da nonna Maria, imparavo a scegliere la forchetta corretta da usare e a ricevere gli ospiti. Dovevo stare attenta a non rovinare i mobili e a non sbriciolare sui tappeti persiani, si sorrideva educatamente, perché “le risate non sono adatte ad una signorina“, ma con lei ho imparato ad apprezzare la musica classica e l’arte. Ho imparato ad amare il bello in tutte le sue forme che si tratti di un mobile, un vestito, un gioiello o un quadro. Due donne opposte, appartenenti a mondi differenti che mi hanno entrambe amato e che ho amato, due meravigliose nonne che, ognuna a suo modo, mi hanno dato tantissimo e che indiscutibilmente hanno contribuito a rendermi ciò che sono.  

Ingredienti

per uno stampo da 23 cm 

2 uova bio

80 gr di zucchero di canna 

40 ml di olio evo leggero

100 gr di farina di farro 

8 gr di lievito per dolci

1 cucchiaino di cannella in polvere

3 mele (per me tipo renette)

100 gr di amaretti

½ limone

Procedimento 

Sbucciate due delle tre mele previste, riducetele in una dadolata, mettetele in una ciotola e conditele con una spruzzata di limone e un cucchiaino abbondante di cannella in polvere, mescolate, coprite e lasciate da parte. Con l’ausilio delle fruste elettriche, montate molto bene le uova con lo zucchero, fino ad ottenere una bella massa chiara e spumosa, poi sempre seguitando a frullare aggiungete l’olio. A questo punto trasferite il composto in una ciotola ed inserite poco per volta la farina setacciata con il lievito mescolando con una frusta a mano. Quando la farina sarà tutta ben assorbita, aggiungete la dadolata di mela e gli amaretti, che avrete precedentemente sbriciolato grossolanamente con le mani. Amalgamate bene il tutto, con l’ausilio di una spatola in silicone. Rivestite uno stampo a cerniera con della carta forno, precedentemente bagnata e ben strizzata, inserite l’impasto nello stampo e livellatelo con la spatola. A questo punto sbucciate l’altra mela. Tagliatela a spicchi, da cui otterrete delle fettine sottilissime, che andrete a posizionare su tutta la superficie della torta in modo concentrico, dall’esterno verso l’interno. Spolverizzate di zucchero di canna e briciole di amaretti, infornate in modalità statico a 180° per 30/40 minuti.  Sfornate, aprite lo stampo e lasciate raffreddare la torta su una gratella per dolci. Si conserva perfetta, sotto la classica campana, per tre o quattro giorni. Buon appetito!

Buona vita
e alla prossima ricetta!



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