Salute nel piatto: ci possiamo fidare?

Salute nel piatto: ci possiamo fidare?

Salute nel piatto: quanto ci possiamo fidare dei nostri alimenti?. Non vi siete mai chiesti se nei supermercati tutte quello che vedete é controllato? Si è controllato ma bene o male? Luci spente……azione.

In Italia i controlli sul cibo sono affidati a vari enti dipendenti da be tre Ministri: la tutela è elevata ma le sovrapposizioni tra competenze risultano davvero troppe.

Vini annacquati, cibi scaduti ri-etichettati come freschi, salumi di maiale spacciati per cinghiale, formaggio polacco venduto come pregiato Parmigiano Reggiano. E ancora: concetrato  di pomodoro cinese con nome italiano, fresche insalatine piene di salmonelle o gamberoni asiatici bloccati nelle frontiere perchè zeppi di cadmio. Non c’è giorno in cui la cronaca non riporti cadi di sequestri di prodotti alimentari. Per i pessimistri è il segnale delle troppe truffe che circolano nel mondo del cibo e dei rischi che si corrono ogni volta che ci mettiamo a tavola. Ma c’è anche una lettura ottimista secondo la quale tutti questi casi sono la dimostrazione che i sistemi di controllo italiani funzionano. Di certo c’è che con le nostre 517 segnalazioni annue, siamo, insieme alla Gran Bretagna, il Paese europeo da cui partono più allerte sanitarie relative ad alimenti e mangimi( Azz…).

1473183291,6 Milioni di verifiche, ispezioni e controlli svolti nel 2012 in Italia.

 

 

35% I Prodotti fuorilegge tra il campione controllato dai Nas dei carabinieri.

 

 

 

 

 

 

Il nostro sistema di controlli è considerato uno dei più Capillari(con la C maiuscola) al mondo, il che talvolta si traduce in un rischio di sovrapposizione tra gli enti incaricati. Coinvolge infatti ben 3 Ministri( Salute, Politiche Agricole e Ambiente), numerose amministrazioni regionali e locali e diverse autorità che fungono da bracci operativi.

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I Carabinieri del Nas eseguono controlli su pesce e uova. In caso di allarme alimentare questi ispettori sanitari sono chiamati a svolgere le verifiche tempestivamente.

Le attività ispettive riguardano tutta la filiera- dalla lavorazione delle materie prime alla distribuzione- e tutti i potenziali aspetti critici: dal rispetto delle norme igieniche alla corretta etichettatura. Gli ultimi dati disponibili, quelli del 2012, dicono che in un anno in Italia sono stati effettuati più di 227.000 analisi(speriamo che siano tutti giusti) di laboratorio e oltre 1,6 milioni tra controlli, verifiche e ispezioni. Molti di questi sono accertamenti di routine eseguiti su prodotti o stabilimenti ( non balneari eh!) e i loro esiti risultano abbastanza incoraggianti: tra infrazioni e non conformità, infatti, si arriva al massimo al 16% del campione.

Anche per quanto riguarda la qualità merceologica dei prodotti alimentari le irregolarità riscontrate dall’Icqrf( Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi) tra alimenti generici,biologici e Dop/Igp non arrivano all’11% dei campioni controllati. Mentre alle dogane solo il 2% delle ispezioni sugli alimenti d’importazione ha evidenziato qualche problema. Quando invece le ispezioni sono il frutto di un’attività di indagine partita da una segnalazione precisa delle autorità o dei consumatori (per esempio a seguito di un’intossicazione alimentare), allora la situazione cambia e il numero dei “fuorilegge” aumenta notevolmente.

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Oltre al ministero della salute, responsabile della sicurezza di tutto ciò che mangiamo e dei controlli effettuati, regioni e provincie autonome realizzano accertamenti aggiuntivi, particolarmente legati sulle realtà locali.

I controlli regolari sono affidabili alle 197 Asl Presenti su tutto il territorio italiano che, attraverso ispezioni, verifiche e  campionamenti presso gli stabilimenti, si accertano che i prodotti alimentari e le aziende che li realizzano rispondano alle garanzie previste dalla legge. Sempre le Asl valutano le condizioni igienico- sanitarie di negozi, bar e ristoranti, controllano coltivazioni agricole e allevamenti, verificano con adeguate analisi i livelli dei residui chimici e la presenza di Ogm, allergeni o contaminanti ambientali. I controlli non riguardano solo gli alimenti pronti per essere consumanti, ma tutta la filiera che sta a monte: materie prime, metodi di produzione, processi di distribuzione e modalità di conservazione. Le Asl verificano inoltre che ogni prodotto sia tracciato lungo tutta la sua vita, dal fornitore degli ingredienti sino ai negozi dov’è stato consegnato. Quest’articolato sistema di controlli funziona in modo regolare perchè serve a prevenire ogni tipo di problema igienico-sanitario.

Se, invece, scatta un allarme su un alimento o se ci sono timori per la salute pubblica, allora intervengono i Nas, i Nuclei antisofisticazioni e sanità dei Carabinieri, con 38 sedi in tutta Itali. I Nas sono veri e propri ispettori sanitari: possono intervenire in ogni momento in tutti quei luoghi dove vengono prodotti, depositati, venduti o serviti alimenti e il numero di irregolarità riscontrate, come si diceva, in caso di allarme alimentare, è piuttosto consistente, pari al 35% dei controlli realizzati. Le principali infrazioni riguardano le norme igienico-sanitarie, mentre meno frequenti sono i casi di contaminazione dei prodotti con sostanze nocive.

170-fig1Affianco il Sistema dei controlli

Olio extravergine di oliva spagnolo venduto come biologico e 100% italiano. Prosciutti inglesi etichettati come “San Daniele”. Sostanze nocive spacciate per comuni fertilizzanti. Sono solo alcune delle più frequenti frodi e delle aldulterazioni sventate grazie ai controlli effetuati dal ministero delle Politiche Agricole tramite l’ Icqrf e i Carabinieri del Nas, ma anche le Capitanerie di porto e il Corpo forestale dello stato( non chiedetemi che centra). Tutte queste forze sono impegnate nelle prevenzione e nella repressione delle frodi sia di tipo qualitativo che merceologico. Si occupano quindi di combattere l’agropirateria (ossia i marchi Dop/Igp o bio contraffatti), di verificare la tracciabilità dei prodotti, di evitare le frodi comunali, come le ri-etichettatura di prodotti scaduti o l’uso di ingredienti non idonei al consumo umano. Inoltre verificano la regolare applicazione dei regolamenti comunitari e accertano la legittimità dei finanziamenti europei e degli aiuti comunitari.

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I controlli sugli alimenti destinati al consumo umano che arrivano da altri paesi e il contrasto alle importazioni clandestine sono di pertinenza dei 23 posti di Ispezioni Frontaliera( Pif, non l’attore è!), degli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) e dell’Agezia delle Dogane

e dei Monopoli. Dei prodotti animali che arrivano dalla Ue si occupano inoltre i 17 Uffici veterinari per gli adempimenti degli obblighi comunitari(Uvac) che coordinano e verificano i controlli effettuati dai servizi veterinari delle Asl. Ma non tutti gli alimenti sono sottoposti alla stessa intensità di controllo. I più monitorati sono gli animali vivi, di cui vengono controllate tutte le partite introdotte in Italia.

 

Per gli altri alimenti, invece, il controllo avviene a campione e ,se ritenuto opportuno, può essere integrato da un controllo di laboratorio. Solo dopo aver superato queste analisi, gli alimenti d’importazione ottengono il nullaosta e possono entrare ufficialmente in Italia. Se invece risultassero negativi e le difformità riscontrate non fossero sanabili, gli alimenti vengono respinti. In questo caso o vengono rimandati al mittente o distrutti  presso strutture abilitate a spese dell’importatore. Nel 2013, a seguito dei controlli veterinari, sono state respinte lo 0,6% delle merci di origine animale provenienti da Paesi terzi e l’1,34% di quelle comunitarie. è rassicurante sapere che, se dai controlli a campione emerge un rischio per la salute, i Pif( non l’attore) dispongono controlli rafforzati sulle successive 5 o 10 partite delle stesse tipologie e provenienze, che vengono sequestrate e analizzate.

nas Verifiche sulle etichette: a occuparsene il Ministero delle Politiche agricole attraverso L’Icqrf (Ispettorato Centrale della Qualità e della Repressione Frodi).

I laboratori che effettuano le analisi sugli alimenti sono quelli degli Istituti zooprofilattici e delle Agenzie regionali per l’ambiente. Se dai loro controlli emerge che un alimento potrebbe provocare rischi per la salute, lo si fa ritirare immediatamente dal commercio: l’azienda produttrice richiama le confezioni dai negozi e i commercianti le tolgono dagli scaffali. A controllare che questo accada è l’Asl.

In parallelo al ritiro del prodotto scatta il Sistema rapido di allerta (Rasff), con cui Commissione Europea, Efsa e Stati membri diramano le comunicazioni in modo tempestivo alle autorità sanitarie di tutta Europa. Nel 2012 le notifiche trasmesse dall’Italia attraverso il Rasff sono state 3.436 (l’8% in meno rispetto al 2011). La “maglia nera” dei Paesi Importatori va alla Cina, che sempre nel corso del 2012, ha ottenuto ben 545 notifiche per prodotti non regolari, davanti a India e Turchia.

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Ogni settimana le autorità sanitarie dei Paesi comunitari inviano a Bruxelles l’elenco dei prodotti alimentari che sono stati ritirati dal commercio. L’ufficio raccoglie le informazioni  le dirama in rete con tutti i riferimenti per procedere al blocco delle merci. Le segnalazioni vengono classificate dal Rasff in tre categorie. La prima è rappresentata dai respingimenti alla frontiera, ossia le merci importate da Paesi extra-Ue bloccate dalle autorità sanitarie che non arrivano nemmeno alla fase della vendita. La seconda è l’informazione, ossia la segnalazione del ritiro di un prodotto “poco pericoloso”, con un livello di rischio che non richiede un’azione rapida.

Ben più grave è l’allarme, con cui il Rasff chiede un intervento d’urgenza da parte delle autorità sanitarie. La notifica in questo caso viene inviata a Bruxelles entro 48 ore dal momento in cui lo stato verifica il problema e dev’essere diffusa entro 24 ore. Il prodotto viene quindi ritirato dai negozi e, se il rischio è grave ed immediato, le Asl possono diramare dei comunicati stampa per informare i cittadini sui rischi legati al consumo dell’alimento e su come possono riconsegnarlo se lo  hanno già in casa.

Spero vi sia stato utile anche se è lungo, perchè ognuno secondo me doveva saperlo.

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Francesco

2 Risposte a “Salute nel piatto: ci possiamo fidare?”

  1. In un’ottica di assoluta trasparenza, sarebbe estremamente utile (e a mio parere doveroso) che gli enti preposti pubblicassero su un sito l’elenco di tutti i prodotti controllati (con esito sia positivo che negativo) rendendolo ricercabile per marca, prodotto, data, luogo, vizi riscontrati.

    1. Sarebbe anche giusto, per farci sapere quali prodotti sono commestibili e quali no. Ma da una parte, siamo in Italia. Non penso che succederà mai e penso anche che i controlli per il cibo siano molto ridotti e poco precisi

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