Letture gustose parte 318

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Prima di aprire uno dei ristoranti più famosi di New York – il “Prune” – e diventare una delle chef più famose d’America, Gabrielle Hamilton ha avuto una vita complicata, in cui non era facile trovare un senso e una strada: una vita “segnata” da molte cucine diverse, le cucine delle famiglie mancate, sognate, inseguite. Anzitutto, c’era la cucina di casa, nel piccolo paese agricolo in cui la sua famiglia viveva e in cui – prima che i genitori si separassero – si organizzavano grandi cene con molti ospiti e tanti profumi. Poi la cucina un po’ squallida dei ristoranti in cui ha fatto la cameriera, per sbarcare il lunario ed essere indipendente: cucine anonime, puzzolenti di bruciato ma prive di calore, dove incomincia l’incubo della droga. E a seguire le cucine delle famiglie che l’hanno ospitata, nei suoi viaggi all’estero: in Francia, Grecia, Turchia. La cucina della suocera, in Italia: una masseria pugliese intrisa dei sapori del Meridione, dove impara – grazie al marito – ad apprezzare il valore della famiglia. E, infine, conquistata a fatica, la cucina del suo “Prune”: il suo gioiello, la sua sfida, il suo successo.

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