Torta ai kumquat con acquafaba

Questa torta è nata in un pomeriggio in cui volevo effettuare esperimenti vegani: io non seguo questo stile alimentare ma sono molto curiosa di conoscere e imparare tecniche nuove ed ingredienti non convenzionali. In particolare mi incuriosiva la possibilità di fare delle meringhe con ingredienti vegetali e, spinta da questa mia incredulità mi sono messa all’opera. Ero rimasta colpita anche dall’utilizzo dell’acquafaba di alcune mie amiche blogger, per cui non vedevo l’ora di cimentarmi. Cos’è l’acquafaba? Non è altro che il liquido di cottura dei legumi che, grazie alle saponine in esso contenute, ha delle caratteristiche molto simili all’albume dell’uovo. Incredula all’inizio, non potevo credere che con l’acqua di cottura dei ceci avrei potuto realizzare un dolce!

Ho fatto cuocere i miei ceci, dopo averli tenuti a bagno per 24 ore, senza aggiungere nè sale, nè altri aromi. Dopodichè ho filtrato l’acqua di cottura e l’ho fatto raffreddare in frigo.
Ho preso 150 ml di acquafaba,


l’ho messo in planetaria ed ho azionato le fruste.
Quando il composto era ben montato ho aggiunto 165 g di zucchero di canna integrale, alcune gocce di succo di limone e ho continuato a montare. A questo punto nasce un problema: la montata dapprima molto stabile comincia ad allentarsi leggermente. -Ecco, lo sapevo io, che non poteva essere vero che potesse accadere! In realtà, ho scoperto dopo, documentandomi, che con l’aggiunta di un pizzico di cremortartaro, avrei potuto stabilizzarla. E allora cosa faccio? Non posso certo buttare tutto! E da questo punto nasce l’idea di questa torta.

Aggiungo 250 g di farina 00, 1 vasetto di yogurt di soia, la stessa quantità del vasetto di olio di semi di arachide,
un cucchiaino di polvere d’arancia, 1 bustina di lievito per dolci.

Prendo 300 g di kumquat, li taglio a rondelle eliminando i semi.

Imburro una teglia a cerniera e la cospargo di zucchero semolato; sistemo i piccoli frutti sul fondo.


Verso sopra il composto e inforno a 180° per 30 minuti circa (fate la prova stecchino).


Eccola sfornata: un profumo indescrivibile, una morbidezza e una scioglievolezza uniche! Ecco che l’acquafaba mi ha conquistata! Un modo di dire siciliano recita così “A curiosità porta o ‘nfiernu!” (la curiosità porta all’inferno): devo smentirlo! Mi ha portato invece ad una golosissima dolce creazione!

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