Tapas Dalì

Eccoci al 5 del mese, eccoci al giorno in cui esce la ricetta del mese del MTC. Lo scorso mese la sfida n.59 sugli gnocchi di patate è stata vinta dalla pittoresca Mai del blog “Il colore della curcuma” con dei meravigliosi gnocchi mai visti gli Gnoccozzi. Quando ho visto la sua ricetta non avevo alcun dubbio, io l’avrei fatta vincere a mani basse e così è stato.
Ed eccoci allora alla sfida proposta da Mai, rullo di tamburi ecco a voi Le Tapas!!! Al solo pronunciare il nome la prima cosa che mi viene in mente è Barcelona. Mai chi ha chiesto di preparare un tris:

  1. Una Tapas – il termine tapas significa piccola porzione di cibo servita in un piattino, la parola tapas sta per tappo infatti il piattino serviva in passato per tappare il bicchiere di vino o di birra che veniva servito assieme
  2. Un Pinchos – la parola pinchos indica qualsiasi finger food che può essere infilzato con uno stuzzicadenti
  3. Un Montadito – ovvero una fetta di pane sulla quale è possibile mettere un po’ di tutto, ma l’importante è che sia servito sul pane.
Il tris (e qui viene il bello) deve essere legato ad un unico filo conduttore, io non ho avuto dubbi fin dall’inizio queste tre Tapas dovranno parlare di me, dovranno essere legate a Barcelona perché nella mia vita ha un significato particolare e dovranno parlare dell’artista (che poi definirlo artista è già riduttivo) che in uno dei miei viaggi a Barcelona mi ha fatto scoprire un mondo che mai avrei creduto mi piacesse, Il surrealismo. Ecco se non l’avete capito le mie Tapas sono dedicate a Barcelona e a Salvador Dalì.

Associare il cibo a Salvador Dalì è semplice, Dalì era ossessionato dal cibo, non a caso in molte delle sue opere compare il cibo, celebre il telefono con l’aragosta al posto della cornetta, perché per Salvador Dalì (e io la penso un po’ come lui) l’unico modo per vivere la vita è mangiandola.
Sui libri si dice che Dalì  all’età di sei anni volesse fare il cuoco, poi non lo è diventato, ma comunque la passione per il cibo non l’ha mai abbandonato. Basta pensare al Teatro-Museo Dalì di Figueres da lui studiato e realizzato in ogni singola sfaccettatura, dove in cima alle torri ci sono le uova e sulle facciate sono incastonati ordinatamente i  pa de crostons, un pane di forma triangolare tipico Catalano.

Quindi il mio filo conduttore è lui Salvador Dalì, e le mie Tapas sono dedicate ai miei viaggi a Barcelona, che per l’appunto sono 3 e a quello che ha significato e significa per me questa città.

Tapas – La Persistenza della memoria
(Patate con Camembert filante e scampi al lardo)
Fonte: http://thesurrealism.altervista.org
Chi non conosce questo quadro?! Penso praticamente nessuno, ma molti non sanno che i famosi orologi molli sono stati inspirati a Dalì da una forma di Camembert (formaggio che lui amava particolarmente) lasciata in tavola. Di seguito un racconto tratto da La vita segreta:
« E il giorno in cui decisi di dipingere orologi, li dipinsi molli. Accadde una sera che mi sentivo stanco e avevo un leggero mal di testa. Volevamo andare al cinema con alcuni amici e invece, all’ultimo momento, io decisi di rimanere a casa. Gala, però, uscì ugualmente mentre io pensavo di andare subito a letto. A completamento della cena avevamo mangiato un camembert molto forte e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi a lungo seduto a tavola, a meditare sul problema filosofico dell’ipermollezza posto da quel formaggio. Mi alzai, andai nel mio atelier, accesi la luce per gettare un ultimo sguardo sul dipinto cui stavo lavorando. Il quadro rappresentava una veduta di Port Lligat; gli scogli giacevano in una luce alborea, trasparente, malinconica e, in primo piano, si vedeva un ulivo dai rami tagliati e privi di foglie. Sapevo che l’atmosfera che mi era riuscito di creare in quel dipinto doveva servire come sfondo a un’idea, ma non sapevo ancora minimamente quale sarebbe stata. Stavo già per spegnere la luce, quando d’un tratto, vidi la soluzione. Vidi due orologi molli uno dei quali pendeva miserevolmente dal ramo dell’ulivo. Preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro. Quando, due ore dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei più famosi, era terminato »

Correva l’anno 2004, gita scolastica III superiore. Partiamo in autobus alla volta di Barcelona, era la mia prima volta in una città Europea ed ero particolarmente emozionata. Ricordo che il primo sguardo a questa città così grande mi lasciò sconcertata, passare da quelle periferie con tutta quella gente, quei palazzi tutti attaccati mi stupì in senso negativo, ma poi questa città così pittoresca mi fece cambiare quasi del tutto idea, poi arrivò l’11 marzo noi eravamo lì, giovani, in quella città piena di divertimenti ma quella mattina non la dimenticherò mai, ricordo Barcelona in subbuglio, ricordo la metropolitana che si svuotò in un attimo, ricordo il telefono che squillava all’impazzata ma non capivo, solo circa un ora dopo quando parlai con mia mamma e quando vidi le immagini alla televisione capì che quella data la Spagna non l’avrebbe mai dimenticata e neppure io. Per anni ho avuto il terrore di salire di nuovo sulla metropolitana, quelle scene me le trovavo davanti e la paura era più forte. Proprio quel giorno i professori con l’intento di allontanarci da Barcelona, dove si diceva potevano essere presenti pacchi bomba ci portarono a Figueres e lì ecco in quella giornata scoprì chi era veramente quel Salvador Dalì di cui avevo letto soltanto nei libri.
Ma arriviamo alla tapas, come vi ho detto Dalì amava il Camembert e amava i crostacei per la loro armatura, ecco ho cercato di mettere questo nella prima tappa del mio viaggio

Ingredienti per una teglia (circa 8 tapas)
2 patate
Camembert a fette
15 scampi
2/3 fette di lardo
prezzemolo
1 spicchio d’aglio
1 manciata di pane grattugiato
Olio Extravergin di oliva
Sale

Sbucciare le patate e tagliarle dello spessore di circa 4mm con la mandolina, disporle sul fondo di una teglia oliata (io ho fato 2 strati).
Metterle in forno a 250°C per circa 10 minuti, tagliate il Camambert e poggiatelo sopra le patate.
Aprite gli scampi sopra e adagiateli sopra il formaggio.
All’interno di ogni scampo aperto inserite un pezzettino di lardo. Tritate il prezzemolo e l’aglio e mescolatelo con il pangrattato, cospargete gli scampi e infornate di nuovo per 5 minuti.

Pinchos – Cestino di pane
(polpette di pane e sardine con salsa Romesco)
Fonte: http://www.bigodino.it
Dalì e il pane, come vi ho detto sopra per Dalì il pane era molto importante, infatti compare in moltissime delle sue opere e leggenda narra che l’artista girasse per le strade portando come copricapo proprio il pane triangolare Catalano svuotato della mollica. Altra cosa che a lui piaceva molto fin da bambino erano le Sarde arrostite, gli piacevano così tanto che l’amica Coco Chanel diceva che Dalì puzzava sempre di Sardinas asadas (sardine arrostite) perché le mangiava con le mani e senza lavarsele si toccava i capelli. In questa ricetta troverete quindi delle polpette di pane e sardine accompagnate con una salsa tipica Catalana: La salsa Romesco.
Anno 2006, l’anno del diploma, quell’estate che non tornerà più perché veramente così leggera e spensierata non lo sono più stata. Altro viaggio a Barcelona.
Da quasi 20 anni io suono il clarinetto nella banda del mio paese natio: Corsagna, quell’anno ci chiesero se eravamo interessati a partecipare ai festeggiamenti della festa Major ad agosto nella cittadina di Martorell in Costa Brava e noi ovviamente non ce lo facemmo ripetere due volte, così il
12 agosto partiamo alla volta della Spagna. Ovviamente è stata una vacanza da ricordare, con gli amici di una vita a dormire tutti insieme in una palestra con i letti a castello, le notti passate a Barcelona dove arrivavamo con l’ultimo pullman della sera da Martorell e tornavamo con il primo della mattina, una vacanza che non scorderò più. Ma in quei giorni un dubbio mi attanagliava, non sapevo cosa fare della mia vita, l’idea era quella di cercare lavoro come perito chimico ma un po’ mi dispiaceva non provare a fare l’università, sapevo che i miei non potevano permettersi di mantenermi anni agli studi e mio papà mi ripeteva che con il mio diploma avrei trovato un buon lavoro. Complice un pomeriggio sulla spiaggia di Barceloneta, cuffie nelle orecchie e una gran voglia di provare a fare qualcosa di diverso rispetto a quello che sembrava già “segnato” per me, complice uno dei miei migliori amici iscritto al secondo anno di ingegneria chimica eccomi a prendere una delle decisioni che sicuramente mi ha cambiato la vita. Tornai da questo viaggio e dissi ai miei genitori che avevo parlato con i miei datori di lavoro (allora facevo la cameriera in un ristorante il sabato sera) per richiedere di aumentarmi le ore per mantenermi agli studi perché nel frattempo avevo deciso di iscrivermi all’università. Tre anni ho preso la laurea triennale e mi sono sentite la persona più realizzata del mondo e veramente orgogliosa di quella decisione presa d’impilso su quella spiaggia di Barcelona.
Ingredienti per circa 20 polpettine
4 fette di pane raffermo
una decina di sarde
una manciata di mandorle
uno spicchio di aglio
prezzemolo
1 uovo
una manciata di uvetta
timo limone
pane grattugiato per la panatura
olio di semi di girasole
Sale
Per la salsa Romesco (ho utilizzato la ricetta di Mai)
1 spicchio di aglio arrostito
2 pomodori arrostiti
2 fette di pane tostato
25 ml di olio Extravergine di oliva
1 cucchiaio di aceto di vino
30g di mandorle tostate
1 cucchiaio di paprika dolce
Arrostite le sardine precedentemente pulite e sminuzzatele in una ciotola, aggiungete il pane ammollato in acqua e strizzato, il prezzemolo tritato con mezzo spicchio d’aglio, le mandorle tritate, l’uovo, il timo limone e l’uvetta ammollata in acqua. Amalgamate tutto, formate delle palline, passatele nel pane grattugiato e friggete in olio ben caldo.
Per la salsa Romesco mettete nel mixer tutti gli ingredienti escluso l’olio e frullate, con il mixer a immersione continuate a frullare aggiungendo l’olio a filo fino ad ottenere una salsa cremosa.
Servite le polpette infilzate con degli spiedini e la salsa romesco.
Montadito – L’aurora
(Crostone albume sodo, cipolle caramellate, lardo e tuorlo mimosa)
Fonte: http://www.barbarainwonderlart.com/2014/05/06/luovo-a-regola-darte
L’aurora è solo una delle tante opere di Dalì dove compare l’uovo, Dalì aveva una vera e propria predilezione per le uova tale da posizionarne alcune giganti sul tetto del teatro museo di Figueres, l’artista sosteneva la sua teoria del Uovo intrauterino ossia l’artista sosteneva di avere un lucidissimo ricordo di quando era embrione nella pancia della madre, il ricordo coincideva con la visione di due uova fritte che si muovevano grandiose e fosforescenti insieme a lui nel liquido amniotico.
Ingredienti per 6 montadito
6 fette di pane
1 cipolla dolce
2 uova
3 fette di lardo
Aceto balsamico
zucchero di canna
sale
Lessate le uova in acqua per 8/10 minuti, quando si saranno raffreddate sbucciatele e separate il tuorlo dall’albume.
Abbrustolite il pane e posizionateci sopra l’albume fatto a fette sottili.
Preparate le cipolle, mettetele in una padella con un filo di olio e fate soffriggere, sfumate con mezzo bicchierino di aceto balsamico e 2 cucchiaini di zucchero, salate e lasciate sul fuoco fino a che non saranno ben caramellate.
Adagiate le cipolle sopra l’albume e mettete sopra la fetta di lardo, passate in forno caldo per 2/3 minuti.
Nel frattempo preparate il tuorlo “a mimosa” schiacciandolo grossolanamente con una forchetta, quando togliete i montadito dal forno cospargeteli con il tuorlo mimosa e servite

Ed eccoci arrivati alla Barcelona di oggi, la mia ultima volta in visita in questa città risale a 4 anni fa, nel 2012, quando Stefano si è laureato. Ho deciso di regalargli un paio di giorni in questa città, l’ho portato a Figueres a conoscere Dalì, volevo vedere se anche lui sarebbe stato rapito come me dalla sua arte (per la cronaca non è stato proprio così per lui.. ). La mia terza volta a Barcelona è stata la più bella, l’ho vista con occhi diversi (forse anche perché ero più grande e forse perché ero con lui) e mi sono goduta delle bellissime passeggiate tra quegli splendidi edifici, camminando per la città a tesa vuota. Da allora non ci sono più tornata, ma lei spesso torna da me: le opere di Salvador Dalì sono in questo momento in mostra nella citta che mi ospita da qualche anno, Pisa. La persona con la quale condivido la scrivania da un anno e mezzo è tornato appunto un anno e mezzo fa da Barcelona e devo dire che quando la nomino i suoi occhi si illuminano e lo capisco, perché è una città che ti rimane dentro, ringrazio Barcelona per averlo rimandato indietro perché in questo anno e mezzo in quella scrivania troppo piccola e incasinata mi ha aiutata tante volte, mi ha alleggerito quelle giornate che altrimenti sarebbero state interminabili, ha provato ad insegnarmi qualche parola in spagnolo e cosa più importante è stato un amico. Per cui le mie tapas oltre che per Dalì sono per tutte quelle persone che mi hanno accompagnata in questi viaggi, sopra tutto per loro: per Stefano, per i miei amici che hanno veramente contribuito ad essere di me quella che sono.

Con questa ricetta partecipo al MTC 60

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