Roma andata e ritorno

Sono scattate adesso le due del mattino.
Ieri notte ci siamo tutti sincronizzati per mettere l’orologio avanti di un’ora e sottrarci sessanta minuti di meritato sonno.
Tra poco viaggerò in un tunnel spazio temporale che mi porterà nel futuro di un’ora.#oralegale

— FedericoCampolattano (@federcampo) 26 marzo 2017

Ho mal di gola, raffreddore e fatico a respirare. Stendermi è l’ultima cosa che riesco a fare in questo momento. Quindi il piano è questo: aspettare di essere tramortito dalla stanchezza e crollare incurante dei dolori che l’ibuprofene ed una tazza di té bollente non sono riusciti a sedare.
Ripenso alla settimana:
Martedì con Valentina sono volato a Roma.
Diletta si è laureata (per la seconda volta).

foto di Paolo Piantadosi

Che gioia rivedere la mia famiglia e poter condividere con loro questo momento, al quale per nulla al mondo sarei potuto mancare, anche se il destino ce l’ha messa davvero tutta per non farmi essere presente: il volo per Napoli cancellato, la deviazione su Roma, l’auto presa a noleggio che ci viene negata, il treno (quasi) perso a causa dell’anomalo riavvio di TUTTA la biglietteria della stazione, la sciarpa perduta in chissà quale momento di nervosismo e, dulcis in fundo, dopo una via crucis iniziata in Germania, giungiamo dianzi alle porte oltre le quali mia sorella ha iniziato a discutere la tesi e mi viene detto che è vietato entrare. Si sono chiusi dentro.
Voglio sfondare la porta a pugni.
Intervengono alcuni genitori lì presenti. Comincia la solidarietà nei confronti di questo sfortunato fratello che è partito oltralpe e si sta per perdere il fatidico momento.
Alla fine riesco ad entrare.
Lei sta discutendo.
Mi vede.
Non ci crede.
Sul suo viso si palesa il tipico sorriso di quando qualcosa la stupisce oltre ogni limite.
Vaffanculo destino, ho vinto io!

Festeggiamo a Frascati, in una trattoria tipica. Si chiama Il Tettuccio. 

Fuori fa freddo e tira vento. La stanchezza comincia a farsi sentire.
Tra pasta cacio e pepe, trippa, ceci al tartufo e pappardelle al sugo di cinghiale, ogni pretesto è buono per brindare. Il ristorante è nostro ostaggio. Pazzesca la caciara che siamo stati in grado di creare.
Ci sono delle testimonianze video della serata. Meglio che non vengano mai alla luce.

Cena romana: #trippa, #cacioepepe, #carbonara. #vino a fiumi. Felicità. pic.twitter.com/e2ptKEdpGo

— FedericoCampolattano (@federcampo) 21 marzo 2017

All’una di notte torniamo in albergo.
Il tempo degli ultimi saluti.
Alle quattro di notte siamo già in macchina per andare a Napoli e prendere il volo di ritorno. 
Il pomeriggio devo essere in cucina.

Ripenso alla trippa.
Che buona.
Subito in carta.
Vediamo adesso che ne pensano i tedeschi.

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