L’Italia nel Piatto – 2 Aprile 2018: Le uova, di tutto, di più
Spesso quando parliamo di piatti della tradizione usiamo il termine “poveri”. Ed effettivamente ” la cucina povera” ha una tradizione antica, è quella del popolo, dei contadini, è un’arte che si mescola con un’altra arte: quella dell’arrangiarsi, di utilizzare quello che si ha in casa. E la ricetta di oggi è proprio “povera”: le uova provenivano dalle galline che razzolavano nell’aia vicino casa e le cipolle erano coltivate nell’orto. Tutti prodotti a km 0 facilmente reperibili quando non si aveva nient’altro da mettere sotto i denti a pranzo o a cena. Oggi, forse e spesso, attratti dalla cucina globale abbiamo dimenticato questi piatti che quasi quasi sono diventati “piatti in via di estinzione” e che invece debbono essere salvaguardati e valorizzati perchè sono la nostra “memoria storica” : rappresentano la nostra cultura, il nostro passato, la nostra identità.
E l’aggiunta della nduja serve proprio a rafforzare il senso della nostra identità, della nostra calabresitudine. Consumare il piccante è davvero il nostro modus vivendi ed io ho voluto aggiungere questo simbolo della gastronomia calabrese a ” l’ova cu i cipudi ” per insaporirlo maggiormente. Comunque non esagerate nell’uso, bisogna sentire tutti i sapori.
Ingredienti
2 uova
3 cipollotti freschi
2 pomodorini
nduja
sale q.b.
olio evo
Preparazione
In una padella fate appassire nell’olio d’oliva i cipollotti tagliati a fette sottili, aggiungete due pomodorini tagliati a pezzi, mezzo cucchiaio di nduja, un pizzico di sale e continuate la cottura a fiamma dolce.
Versate infine le uova, regolate di sale e incoperchiate fino a cottura in modo che l’albume si rapprenda pian piano.
Servite le uova calde con fette di pane casareccio. Calabrese naturalmente!
E adesso andiamo a curiosare nelle altre cucine d’Italia
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