La fame e l’inglese

Inghilterra, York 1977, Luglio.
Come ogni autostoppista  che si rispetti ho molta fame e pochi soldi. Per far aumentare i soldi cerco di spendere di meno, dormire in sacco a pelo per non pagare neanche un ostello, fermare le auto per muovermi senza pagare mezzi pubblici per viaggiare (l’etimologia della parola auto-stop NON è incerta) e mangiare poco per far durare quanto più possibile i famosi soldi. Questo, ahimé, non fa che aumentare la fame.
Preso in questo loop sto guardando da alcuni minuti una vetrina di un panettiere-grocery  in una stradina ciottolata di York scegliendo mentalmente qualcosa da comprare. Sì, York, quella della cattedrale con le vetrate fantasmagoriche, le Five Sisters che sembrano tutti gli appunti di Galileo e John Forbes Nash jr di Beautiful mind messi insieme ma a colori, quelle cose che ti fanno sentire piccolo di fronte alle meraviglie e così limitato… dalla tua fame.


Scarto tutto il pane a cassetta per toast (non ho evidentemente la macchina per toast nello zaino) che comunque ha il rischio di diventare o cingomma nel nylon o cartone secco fuori dal nylon; però qui ci sono dei pani interessanti, sembrano parenti di quelli che abbiamo in mente noi civilizzati toscani. Un aiuto divino mostra il più grosso come il più economico. Scelto (avevate dubbi?).


Entro per lo shopping e scorro velocemente anche la massa di altra roba che non mi serve, più che altro perché costa, però in realtà dovrei trovare anche qualcosa da metterci dentroa quel pane considerando che l’olio portato da casa è agli sgoccioli e poi ho solo sale e pepe e… dadi Knorr per il brodo. Il tonno con i fagioli c’è ma è off-limits, serve per i sabati-domeniche. Mi ribello mentalmente a un’altra gavetta di brodo con pane (soluzione base) e cerco qualcosa di prezzo etereo con solidità rocciosa per i miei succhi gastrici (sento un gorgoglio di sottofondo tipo colonna sonora di “Altrimenti ci arrabbiamo”)
Niente da fare, scatolette di altre minestre indescrivibili, fagioli messicani in salsa rossa (già provati… energia nucleare no grazie), altra roba ancora che mi respinge sia come etichetta sia come prezzo, poi… nella vetrina frontale, sotto il tipo che mi guata come i bottegai guatano i clienti da poco, un miraggio: una bella busta trasparente biancheggiante con la scritta  “LARD” e tagliandino “11 pence” appiccicato. Poco di più per il pane. Goal!


Esco soddisfatto dell’acquisto e con l’acquolina in bocca per il mega panino con lardo che andrò a ingurgitare. Dio (lucchese) strabenedica gli inglesi, che in fondo sanno anche fare pani normali e hanno anche lardo a buon mercato. Il panotto è anche bello pesante, bene bene… tutto promette alla grande. Quasi. Già il mitico coltellino svizzero che già conoscete fa un po’ di fatica a tagliare a metà il pane, che si appalesa un concentrato di biacca cemento e argilla. Beh… dai dai si mangia… che volevi la focaccia del Casali…? (vocina fuori campo:”sì!”)
Apro la busta ma dentro il mio immaginario perde la strada: non blocco, non fette, bensì materia bianca da spalmare con effluvi fra olio Castrol e sifone da riparare… mah, paese che vai lardo che trovi. Metto mano alla tasca centrale dello zaino, alla cieca trovo sale e pepe, cospargo, richiudo le due metà dello scrigno e al mio segnale scateno la fame.

Una certa difficoltà a deglutire (vedi anche principio di soffocamento) la risolvo con acqua (unico liquido gratis, anche se deprimente) e meno male il sale e il pepe danno un sapore a quel blob da poco meno di 30 pence ma niente da fare: dopo 3 minuti di vorace masticazione, scarso intaccato uno spicchio del mostro, mi comincio a sentire le tempie XXL neanche fossi un dittatore nordcoreano: essepulsano, e la mascella è come svuotata di energia. La paura è quella di restare con quel boccone in bocca e non poter più deglutire.
Mi fermo in tempo e rifinisco di bulino il quarto di pane. Il resto lo mangerò nei prossimi giorni. Nemmeno l’ultimo tentativo di autoipnosi e visualizzazione di crepacciata di lardo delle Alpi Apuane può farmi avanzare di un solo spasmo alcun muscolo informato dei fatti: non il massetere né il temporale e neppure lo pterigoideo interno. Figuriamoci quello esterno. Un brodino? Eh, quasi quasi…

Non sono mai risalito all’uso stimato per il pane (non certo l’alimentazione umana…) ma per il lard, dopo un po’, tramite voci amiche e vocabolari scritti, trovai di cosa mi ero poi nutrito stoicamente per 4 pasti:
Traduzioni di lard dall’inglese:
Sostantivo:
  1. lardo – lard, bacon
  2. strutto – lard
  3. sugna – lard

Ecco: togliete pure la prima riga. Però costava 11 pence…

Francesco Funaioli
(Il Funa, viaggiatore romantico)

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