I frascatuli, ovvero la polenta calabrese


Questo mese noi de L’Italia nel piatto parleremo di verdure invernali. Ma come avrete certamente letto ieri sulle nostre pagine, abbiamo pensato di aprirci a tutti gli appassionati di cucina  tradizionale, non legata comunque unicamente alla propria regione. Ciò per mantenere in vita un patrimonio di ricette che si è formato in tanti secoli e che tutti noi abbiamo il dovere di conoscere e divulgare. Perciò vi raccomando, care amiche blogger, fateci un pensierino. Saremo felici di ospitarvi nel nostro blog.
http://litalianelpiatto.blogspot.it/2016/02/novita-nel-piatto.html


Per questo appuntamento ho pensato di presentare questo piatto, chiamato pure Polenta calabrese o del Sud ( in fondo siamo dunque tutti polentoni ), sia per farlo conoscere, sia perchè rappresenta la mia tradizione familiare. Da sempre mia mamma  prepara  in questo periodo I frascatuli, sceglie con cura meticolosa i pochi ingredienti necessari affinchè il piatto sia non poco, ma molto saporito. Tutto va fatto nel migliore dei modi, perchè per gustare questa polenta ci riuniamo tutti, fratelli e sorelle con relative famiglie. E se qualcuno manca? Mia mamma rimanda. I frascatuli si mangiano solo se ci siamo tutti! E ogni volta ci auguriamo di non diventare noi, aihmè, dei frascatulari. Nel dialetto calabrese infatti con questo termine si indicano le persone che le sparano grosse,le persone poco affidabili, i pasticcioni insomma!
 Ma adesso un pò di notizie storiche su questo piatto, il cui nome sembra che derivi dal termine francese flasque = molle, con riferimento alla sua consistenza. I contadini anticamente avevano scoperto l’uso della farina di mais perchè quella di grano, che producevano in abbondanza, erano costretti a venderla. E così  si accorsero che mescolando questa farina con alcune verdure spontanee che la terra metteva a disposizione o con quelle coltivate nei campi, potevano ottenere delle pietanze molto sostanziose, saporite e soprattutto poco costose. Nacquero così i  frascatuli, un piatto tipicamente invernale che veniva consumato in particolar modo durante la Quaresima, per il divieto di consumare carne imposto dalla Chiesa. Nacque quindi come preparazione povera, quasi di pura sopravvivenza, ma con il tempo, grazie alle diverse condizioni di vita, si arricchì  con l’aggiunta di carne di maiale che la rese più gustosa e corposa. Ed è questa la versione che prepara da sempre mia madre: farina di mais, broccoli e bocconcini di maiale. Ma tante sono le versioni: i broccoli si possono sostituire con il finocchietto selvatico o la borragine , mentre del maiale si può usare la salsiccia o i ciccioli.  Nell’alto Pollino si usa mischiare la polenta con i peperoni secchi, i ciarafani cruschi . 

Ingredienti
500 gr di farina di mais
1 l di acqua
1 Kg di broccoli
300 gr di pancetta di maiale
polpa di pomodoro
peperoncino piccante q.b.
uno spicchio d’aglio
sale q.b.
olio evo
Preparazione
In una pentola portate a bollore dell’acqua salata e aggiungete le cime dei broccoli precedentemente lavate. Una volta cotti, scolatele.

In una padella larga e bassa  fate imbiondire uno spicchio d’aglio nell’olio, aggiungete  la pancetta di maiale tagliata a pezzettini  e fatela rosolare; continuate la cottura unendo un cucchiaio di polpa di pomodoro, un pò d’acqua, il sale e il peperoncino.

Quando la carne è cotta unite i broccoli


 e poi aggiungete lentamente la farina di mais, un pugno alla volta per evitare il formarsi di grumi, girando con un cucchiaio di legno fino a che diventi un composto omogeneo.

Fate cuocere per 4/5 minuti e servite subito. Volendo potete aggiungere del pecorino grattugiato, io preferisco i frascatuli al naturale, in tutta la loro genuina bontà. 



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